La discussione
martedì 9 Maggio, 2023
di Redazione
La prima seduta del Consiglio provinciale di maggio, a Trento, si è aperta con una comunicazione della Giunta, tenuta dal presidente Maurizio Fugatti, sulla gestione del progetto Life Ursus che ne ha ripercorso le fasi che hanno riportato l’orso in Trentino, a partire dalla gestione del parco Adamello Brenta ad oggi. Ha individuato due fasi del progetto Life Ursus (terminato a fine dicembre 2004), 1997-2000 la prima e 2001-2004 la seconda, finanziate per circa 3 milioni di euro negli otto anni.
Fugatti ha poi dato elencato alcuni numeri in merito agli esemplari sul territorio, negli anni: tra il 1999 e il 2002 sono infatti stati rilasciati 9 plantigradi definiti «fondatori». L’obiettivo, secondo quanto dichiarato dal presidente, era «il raggiungimento di 40-60 esemplari in 18-41 anni». La popolazione dell’orso, terminati i rilasci nel 2002, pare poi essere cresciuta più in fretta di quanto ipotizzato dallo studio di fattibilità del progetto Life Ursus e la popolazione minima vitale, di 50 esemplari, è stata raggiunta in circa 13 anni (nel 2015) anziché nei 18-41 previsti.
L’ultimo monitoraggio
«Nel 2021 – ricorda Fugatti – la popolazione era di 73/92 esemplari senza considerare i cuccioli dell’anno, circa 100 esemplari totali. Il prossimo dato sarà reso disponibile grazie al monitoraggio intensivo che sarà condotto nel 2023. La densità: è oscillata tra il 2009 e oggi 1,7 e 4 orsi ogni 100 chilometri quadrati (2,85 orsi per 100 kmq nel 2021) senza mostrare un evidente trend in aumento. Le previsioni di stabilità parlavano 2-3 orsi per 100 kmq. Dal 2005 al 2021 sono andati in dispersione almeno 51 orsi, alcuni sono rientrati, altri sono morti, altri scomparsi».
Nei rapporti annuali sono registrati tutti gli episodi definiti problematici, i diversi attacchi anche all’uomo (dal 2014), compreso l’ultimo. Nel periodo 2005-2020, ricorda il presidente, sono stati registrati 19 gli orsi problematici, ulteriori tre (totale 22) nel periodo 2021-2023: 4 sono stati abbattuti (1 in Trentino e 3 all’estero), 5 captivati, 3 bracconati, 3 scomparsi, 4 morti incidentalmente, 1 emigrato, 1 morto per cause naturali, 1 ancora in libertà. Il presidente della Pat ha poi elencato gli atti di indirizzo politico che si sono succeduti negli anni ed eseguito un excursus sulla vicenda giuridica legata a Jj4 a partire dal 5 aprile 2023.
È stata così ricordata la prima ordinanza (dell’8 aprile), poi la seconda (13 aprile), il decreto 19 del Tar (che disponeva la sospensione dell’efficacia dell’ordinanza numero 1 limitatamente all’abbattimento, per l’acquisizione di alcuni documenti, tra i quali la formalizzazione del parere reso da Ispra nella seduta del Tavolo per la sicurezza e l’ordine pubblico del giorno successivo all’evento).
Fugatti ha poi ricordato la notte della cattura di Jj4 (tra il 17 e il 18 aprile), il decreto del Tar numero 49 relativo alla seconda ordinanza, il deposito al Tar dei due pareri di Ispra, il decreto 10 del presidente della Provincia sospeso poi dal decreto 52 del Tar. Infine, Fugatti ha citato la data fissata per la trattazione collegiale dell’incidente cautelare in camera di consiglio del prossimo 25 maggio e la normativa europea.
Tutto il rumore che questa vicenda ha fatto, su scala nazionale, ha mostrato quello che in Consiglio è stato definito un «culturale modificato» in cui «l’uccisione di un animale è percepita come un disvalore».
Per la Giunta, oggi la Provincia si trova a operare con «difficoltà gestionali» e deve contemperare il rispetto delle norme con le prioritarie esigenze di sicurezza e tutela dei cittadini. «Non c’è dubbio – sui legge ancora nel resoconto del Consiglio – che in un quadro modificato la tutela dell’animale deve essere considerata secondaria rispetto alla tutela della vita umana e l’ordinamento giuridico non deroga affatto a tale principio. Si aggiunge che la conservazione dei grandi carnivori può essere garantita solo mantenendo un’adeguata accettazione sociale della loro presenza che nasce dalla percezione della popolazione di poter esercitare in serenità le attività di vita lavorative e ricreative che si svolgono sul territorio».
Al termine della comunicazione del presidente Fugatti Paola Demagri (Casa Autonomia.eu), a nome delle minoranze, ha chiesto una sospensione, anche vista la presenza di numerose risoluzioni.
Job: bisogna lavorare uniti per evitare gli errori del passato
Il primo a prendere la parola, alla ripresa dei lavori, è stato Ivano Job del gruppo Misto. Il consigliere ha rivolto un pensiero ai cari, agli amici e ai familiari di Andrea Papi. Ha ricordato anche Massimiliano Lucietti e la tragedia di Celledizzo. «Fa specie – ha detto – leggere che una bestia è più importante delle persone e vedere persone che protestano per difendere un animale anziché la verità. Bisogna stare attenti all’emotività. Non possiamo nasconderci in questo momento, bisogna lavorare per raggiungere un obiettivo condiviso». E poi, Job ha auspicato che non si ripetano le strumentalizzazioni viste «anche da parte della politica – ha sottolineato – Tutti hanno sbagliato probabilmente nel pensare che non sarebbe accaduto ciò che è successo. Ora la parte politica, i cittadini e chi vive la montagna devono unirsi per prevenire si ripetano gli errori del passato. La val di Sole negli anni ha subito spesso delle forzature (la politica è arrivata in valle dicendo che sarebbe arrivato il tram, senza condivisione, un progetto discutibile), tante volte ha subito e poche volte ha ottenuto ciò che ha richiesto». E sulla questione degli orsi, Job ha poi aggiunto che: «La presenza va gestita, non si può tornare indietro, bisogna proseguire con un’unità di intenti volta al raggiungimento di un obiettivo. La politica e le associazioni dagli ambientalisti ai cacciatori devono trovare la soluzione migliore perché i cittadini trentini si aspettano questa risposta: non si può più subire o sottostare a situazioni che non appartengono al territorio». Job ha infine espresso solidarietà a Fugatti per gli attacchi ricevuti nell’ultimo periodo.
Rossi: «Mancanza di coraggio amministrativo»
È intervento poi anche Ugo Rossi (Misto) che dapprima ha ringraziato Fugatti per la relazione, perché: «Di fronte al grave lutto, affrontare in Aula dal punto di vista giuridico l’accaduto può apparire irrispettoso. Si è detto certo che il presidente non abbia voluto procedere con insensibilità, ma mettere sul tavolo tutti gli aspetti di una vicenda giuridica complessa». Rossi ha ricordato le situazioni vissute da governatore, la complicatezza delle situazioni. Quindi ha cercato di immedesimarsi nella situazione dell’attuale presidente della Giunta. «Il presidente Fugatti ha fatto una lunga relazione – ha detto Rossi – ma non è stato preciso, anzi è stato sfuggente, su ciò che ci sarà da fare per il futuro. Non c’è alcuno strumento che consenta al presidente della Provincia, che ne garantisca l’esenzione da qualsiasi giudizio anche di carattere penale. Ma il presidente Fugatti non ha usato tutti gli strumenti in sua mano». Il consigliere del Misto ha parlato di una mancanza di coraggio amministrativo, non politico. Poi l’accenno al futuro: Rossi ha affermato che non c’è altro modo che rimettere in moto la macchina della Provincia in collegamento con Ispra: «ricostruendo un’alleanza e dicendo assieme che gli orsi pericolosi vanno abbattuti» ha sottolineato Rossi, che ha anche detto di aver sempre chiesto, prima della morte dell’orsa per l’anestesia. «Bisogna partire da un piano di gestione sull’orso e sul lupo avvalendosi dei poteri della legge del 2018 – ha continuato Rossi – Fugatti vada a Bruxelles. Il Ministro lo ha già detto: i poteri sono del presidente della Provincia. Non basta dire in tv che ci deve essere una riduzione di 70 orsi, bisogna farlo».
Zeni: «Meno slogan, più rigore nella gestione»
Luca Zeni (Pd) si è rivolto a Fugatti dicendo che: «ha quasi ubriacato i consiglieri con i dati, ha detto. È emersa una difficoltà». Il consigliere ha poi ripreso il riferimento di Fugatti ai 7 attacchi avvenuti ai danni dell’uomo negli ultimi anni. «Quello che Fugatti non ha detto – ha affermato Zeni – è che a pagina 17 delle linee guida approvate (in attuazione della legge 9 del 2018, ndr) dalla Giunta nel giugno 2021 si legge che il 14% dei casi di aggressione dell’orso bruno a persone portano alla morte della persona: ciò significa che nel mondo un’aggressione su sette determina la morte della persona. Ancora: sulla comunicazione non c’è stata l’azione istituzionale e degli esperti. Sempre le linee guida precisavano che bisogna intervenire in caso di orsi problematici». L’Aula aveva approvato un ordine del giorno per garantire una struttura tecnica adeguata: Zeni ha sottolineato un mancato adeguamento della struttura.
Il consigliere ha poi virato sulla questione dello spray anti-orso dicendo che «Sono anni che lo si chiede. In 5 anni quanta battaglia è stata fatta con lo Stato per legalizzare lo strumento?». L’intervento si è spostato sul lupo: Zeni ha detto di ritenere la presenza di questo animale ancor più a rischio a causa della crescita della popolazione, della segnalazione di animali confidenti. «Meno slogan, più rigore nella gestione» ha concluso Zeni.
Dallapiccola: «Durante la scorsa legislatura sull’orso attacchi e insulti»
A intervenire in Aula, anche Michele Dallapiccola (Casa Autonomia.eu) che ha parlato della reputazione costruita negli anni dal Trentino, a costo di grandi sacrifici, anche sulla gestione dei grandi carnivori. «Ci furono già poco dopo l’inizio – ha ricordato – avvisaglie delle problematiche legate alla presenza dell’orso, la scorsa legislatura è stato chiaro che ci sarebbe stato un grave scontro a livello culturale per quanto riguarda la capienza: ci furono da parte dell’opposizione attacchi anche sconclusionati e personali, insulti. Sembrava che tutto fosse legato esclusivamente alla volontà politica, era un modo di agire superficiale, populista, interessante per raccogliere consenso popolare e voti». Dallapiccola ha poi parlato di un partito populista che: «appena messo via braciole di orso e libri firma, si è trovato a doversi confrontare con leggi e soluzioni. Si pensarono soluzioni innovative – ha aggiunto Dallapiccola – come rincorrere l’orso con la pistola elettrica, si è cercato di dare la responsabilità ad altri tirando in mezzo altri enti, si è atteso, poi è arrivata la pandemia».
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