LAVORO
domenica 21 Gennaio, 2024
di Margherita Montanari
La giunta provinciale vuole avviare con le parti datoriali e i sindacati il confronto in materia di retribuzioni e costo del lavoro. Il punto di partenza sono i numeri, che fotografano una stagnazione – in Trentino più evidente che nel resto del Nord-est – delle retribuzioni lorde orarie dei lavoratori nel settore privato. I valori dell’Alto Adige sono più alti del 15%. Significa che su un anno di lavoro la differenza media supera i 4mila euro. La crescita delle paghe orarie poi in Provincia è stata più lenta. Una fiacchezza che relega il Trentino a fanalino di coda del Nord-est in fatto di retribuzioni del settore privato.
2014-2021: cosa è cambiato
Nel 2014 un’ora di lavoro in Trentino veniva retribuita mediamente 13,02 euro. Nel 2017 la paga è salita a 13,43 euro. E nel 2021 a 13,89 euro. Una crescita debole (+6,7% in sei anni) quella evidenziata dai dati dell’Istat. La performance risulta ancor più debole se messa a confronto con quella dell’Alto Adige, in cui la media partiva da 14,44 euro ed è arrivata a 16,8 euro sei anni dopo. La differenza si legge anche a guardare l’andamento dei valori nel Nord-est: la media della retribuzione oraria lorda è passata da 13,89 euro a 14,81 euro.
Le variabili
Sono diversi i fattori che incidono sul valore attribuito a un’ora di lavoro. Le retribuzioni crescono al crescere del titolo di studio, della tipologia di contratto, dei giorni lavorati e del ruolo ricoperto. Chi lavora fino a 90 giorni in un anno porta a casa meno di chi lavora più di tre mesi all’anno (12,07 anziché 14,77). Un contratto a tempo determinato è associato a 12 euro all’ora contro i 16 di un tempo indeterminato. La retribuzione oraria media di un part-time è di 11,75 euro, rispetto ai 13,46 di un tempo pieno. Ancora: un operaio guadagna 12,42 euro all’ora, rispetto ai 17,64 di un impiegato. En laureato prende 18,16 euro lordi contro i 14,42 di un diplomato e i 12,28 di una persona che non va oltre la scuola dell’obbligo. Anche la classe dimensionale di impresa conta. Perché uno scatto nella retribuzione oraria media si vede passando da imprese da 0 a 9 addetti (12,27 euro) a quelle con 10-49 lavoratori (14,03) a quelle dai 50 ai 249 persone (15,57 euro). La dinamica però si inverte nelle realtà di grandi dimensioni, con oltre 250 addetti, dove la retribuzione oraria media scende a 14,92 euro.
11,84 euro all’ora
Fin qui si è parlato del valore medio della retribuzione lorda oraria, che in Trentino è più bassa rispetto al resto del Nord-est. Ma guardando al valore mediano – che risente meno dei dati «anomali» – ne risultano paghe ancora più basse, da 11,84 euro all’ora. Significa che tra i dipendenti del settore privato trentino c’è un gruppo di dipendenti con paghe orarie eccezionalmente alte. Ma il valore più rappresentativo della retribuzione oraria in provincia è di 11,84 euro. Anche a Bolzano guardando alla mediana emerge una retribuzione oraria più bassa (di 13,44 euro rispetto ai 16,08 della media).
Il confronto
La crescita delle paghe orarie in provincia – parliamo sempre del settore privato messo sotto la lente di Istat – è stata più lenta che in altri territori con caratteristiche simili. In Alto Adige, un lavoratore era pagato 14,44 euro all’ora nel 2014. Nel 2021 la media è salita a 16,08 euro: una crescita dell’11%. In Trentino due anni fa la soglia risultava ancora più bassa di quella della provincia di Bolzano di dieci anni fa. Allargando lo sguardo al Nord-est, nel 2014 si registrava una retribuzione oraria media di 13,89 euro, cresciuta a 14,81 euro due anni fa.
La produttività
Ai salari più bassi in Trentino contribuisce anche la stagnazione della produttività. In provincia, come rilevato dall’Ocse, è ferma da diversi anni. Fino al 2.000, mantenendo valori superiori sia alla media europea che italiana (43 euro per ora lavorata nel 2.000, contro i 41 del resto d’Europa e i 37,5 del resto d’Italia). Poi è rallentata. In Trentino si è registrato per il 2022 un valore di 46 euro per ora lavorata, contro i 48 euro della media europea e i 38 della media italiana. Significa che il Trentino ha perso un vantaggio competitivo rispetto ad altre aree d’Italia e d’Europa. Il rapporto «Competitività del sistema produttivo» di Ispat, aggiornato al 2019, dice qualcosa sulla produttività dell’industria trentina. «Dopo un primo decennio decisamente sottotono, la produttività oraria dell’industria in senso stretto è stata in Trentino in continua crescita dal 2010 al 2015 per poi stabilizzarsi nell’ultimo quadriennio – spiega l’analisi sulla struttura economica del Trentino – Cumulativamente risulta aumentata del 34% dal 2000 al 2019 (da circa 39 euro per ora lavorata a poco meno
di 53 euro nel 2019).
Domani l’incontro
Mettere a fattor comune le informazioni sul gap retributivo – territoriale e settoriale – per strutturare politiche idonee a rilanciare i salari in Trentino è uno degli obiettivi che si è data la giunta Fugatti. L’incontro in agenda domani sarà incentrato proprio su questo tema. Attorno al tavolo ci saranno la giunta, i sindacati e le associazioni di categoria. «È un primo passo per guardare i dati sui salari in Trentino e andare a identificare politiche economiche efficaci e condivise insieme alle categorie economiche e ai sindacati – spiega l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli – Sulle retribuzioni del settore pubblico siamo stati tra i primi in Italia a intervenire strutturando degli aumenti. Nel settore privato va impostato un percorso insieme alle parti datoriali». La Provincia presenterà dati da cui emerge il divario di retribuzioni tra il Trentino e altre regioni, «in maniera differenziata». «Rispetto ad altri territori, in Trentino è più evidente la sotto-retribuzione di posizioni lavorative di alto livello», anticipa Spinelli. Dirigenti e manager sono pagati meno rispetto alla media del Nord-est e in confronto al vicino Alto Adige. La presenza di grandi industrie, che tengono le paghe più altre, rende territori come il Veneto e l’Emilia-Romagna più competitivi nell’attrarre lavoratori con maggiori skill. «Genera più valore chi paga stipendi più alti», aggiunge l’assessore, che ricorda come «la strada per la crescita dimensionale d’impresa e per l’innovazione, in raccordo con la ricerca, è quella migliore per creare valore». Su questo giunta e sindacati sono allineati. «Il Trentino ha meno aziende alla frontiera dell’innovazione e una maggior debolezza delle grandi imprese rispetto ad altri territori – commenta Andrea Grosselli, segretario di Cgil del Trentino – Ma è proprio l’industria che aiuta ad attrarre laureati e a creare valore aggiunto, facendo crescere i servizi, la conoscenza e anche i salari».