L'operazione

giovedì 1 Febbraio, 2024

Trento, 200 chili di carne avariata in un ristorante. I controlli partiti per il sospetto di casi di peste suina

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A gennaio 120 controlli e quattro sanzioni: le violazioni in centro e a Trento nord. Le indagini dei Nas si sono concentrate sui locali etnici della provincia

Il colpo grosso lo hanno piazzato martedì: due quintali di carne sequestrati in un ristorante etnico perché scaduti, oltre a essere privi di tracciabilità. Un requisito richiesto per ricostruire sia la filiera, l’esatta provenienza ma anche per essere sicuri delle tempistiche entro cui il cibo va consumato. Ma i controlli dei carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazione e sanità sono stati moltissimi negli ultimi mesi. La notizia non è necessariamente negativa. Anzi: va detto subito che i locali di Trento se la stanno cavando bene. Dal primo gennaio, in tutta la provincia, sono stati controllati 120 locali, ma solo quattro sono stati quelli sanzionati: il tre per cento del totale. Il caso più grave è, per l’appunto, quello che risale a martedì 30 gennaio. Si tratta di un ristorante etnico particolarmente frequentato in una zona centrale di Trento. La carne era nel congelatore senza nessuna indicazione specifica e senza traccia di bolla. I carabinieri del Nas sanno bene che, in questi casi, il tentativo è quello di «cancellare ogni traccia» dell’acquisto, spesso fatto a ridosso della data di scadenza per risparmiare. Una pratica consentita dalla legge. Peccato che, ogni tanto, non si riesce a a «smaltire» il prodotto in tempo. Ai proprietari del ristorante sono state contestate violazioni per omessa tracciabilità e per mancata applicazione del piano autocontrollo (cioè del disciplinare che la stessa azienda si dà, obbligatorio per legge), con una sanzione pecuniaria totale di 3.500 euro.
L’evento scatenante
Ma, come già accennato, questo è stato solo uno dei tanti controlli dell’ultimo mese. Controlli che si sono rafforzati in tutta Italia, a seguito del rinvenimento di alcuni «salamini vegani», made in China, che vegani non lo erano per niente. Contenevano, invece, carne di maiale. Ma, peggio ancora, erano contaminate dalla peste suina. È stato il campanello d’allarme che ha spinto tutti i nuclei sanitari dell’Arma a rafforzare i controlli, specialmente con i ristoranti che hanno a che fare con prodotti originari della Cina.
Le altre sanzioni
Ma i Nas di Trento, coordinati dal comandate del nucleo, il maggiore Federico Silvestri hanno sanzionato anche altri tre locali.
Il 2 gennaio erano stati posti sotto sequestro 140 chili di carne in un altro ristorante di Trento Nord, questa volta di «cucina tradizionale». Nel suo caso la multa è stata di 3.500 euro.
Due le multe elevate nell’Alto Garda, una a Riva e una in un comune limitrofo. L’ultimo episodio risale a domenica 28 gennaio: questa volta, i carabinieri dei Nas hanno trovato diversi chili di selvaggina scaduta nel mese di settembre. In questo caso il ristorante è uno di quelli che propone «cucina trentina tipica». La multa è stata di 1.500 euro. Sempre nei dintorni di Riva erano stati sequestrati, il 15 gennaio, venti chili di alimenti vari. L’ultimo caso, sempre nel controllo di domenica 28 gennaio, ha riguardato un panificio, che aveva in vendita sui suoi scaffali dei prodotti scaduti, in particolare sughi pronti. In questo caso non sono scattate sanzioni, ma solo ammonizioni.
Al netto di casi clamorosi (e molto fastidiosi, per chi li frequenta), i ristoranti trentini superano dunque l’esame. E quando ci sono le violazioni non è detto che si tratti di «malafede». La maggior parte delle sanzioni, infatti, vengono elevate per il rispetto del piano di autocontrollo. Piano, per l’appunto, che l’azienda è tenuta a redigere ma che spesso i titolari — almeno così dichiarano nel corso dei controlli — dimenticano di leggere.