In tribunale
mercoledì 12 Giugno, 2024
di Benedetta Centin
A processo per rispondere dell’accusa di furto in abitazione, di aver fatto sparire dalla casa dell’amica del suo ormai ex marito soldi e gioielli. Un bottino di migliaia di euro: e cioè 1600 euro in contanti e una serie di monili in oro. Nello specifico anelli, collane con pendenti e orecchini. Ma lei, trentina di 63 anni, respinge con forza la contestazione tanto che, udienza dopo udienza, assistita dall’avvocato Marco Vernillo, sta portando foto e testimonianze a conferma della sua difesa, del fatto insomma che quei monili depositati al compro oro per incassare denaro erano i suoi. E non invece quelli dell’amica e socia in affari dell’allora compagno, la quale all’epoca aveva formalizzato denuncia di furto. La derubata, che si è costituita parte civile con l’avvocato Fulvio Carlin, è infatti convinta: sostiene di aver riconosciuto come suoi i gioielli venduti dalla 63enne di Trento a un compro oro. Preziosi che, appunto, le erano spariti da casa ad agosto del 2017, assieme a 1600 euro in contanti. Anche nel corso dell’udienza di ieri mattina davanti alla giudice Greta Mancini sono sfilati alcuni testimoni. Nella prossima, che si terrà tra diversi mesi, verrà sentito in aula l’ex marito dell’imputata. A quanto pare era stato proprio lui, all’epoca dei fatti, a instillare il dubbio nell’amica e socia in affari sul fatto che poteva essere stata l’allora sua convivente a sgraffignare da casa denaro e gioielli. Ma bisognerà attendere l’anno prossimo per conoscere la testimonianza dell’uomo.
Le chiavi di casa «sparite»
Stando a quanto emerso la parte offesa, nell’estate di sette anni fa, aveva fatto avere le chiavi di casa sua all’amico e partner professionale. A quanto pare proprio per motivi legati alla loro occupazione che li portava spesso a lavorare fianco a fianco. Ma quelle chiavi, a un certo punto, erano sparite. L’uomo non le aveva più trovate e davanti all’amica aveva chiamato la moglie per chiedere se le avesse viste, se sapesse dove potevano essere finite. Una volta saltate fuori la proprietaria dell’abitazione aveva scoperto il furto. Dei soldi che aveva messo da parte come dei suoi preziosi non c’era più traccia. Un totale di 1600 euro, assieme a una serie di monili in oro. In particolare un bracciale in oro, tre paia di orecchini, sette anelli tra cui una fede, un collier, due collane con pendente e un ciondolo, sempre della preziosa lega. Un bottino di migliaia di euro. Ma chi è stato ad impossessarsene?
Dibattimento e sfilata di testi
Le versioni sono contrastanti: da una parte l’imputata che si scrolla di dosso l’accusa di furto in abitazione, spiegando, con tanto di testi fatti sfilare in aula, che i gioielli venduti al compro oro di Trento erano quelli che possedeva; dall’altra la derubata che ha riconosciuto come suoi quegli stessi preziosi. Anche lei disposta a provarlo attraverso una serie di persone pronte a giurarlo. A stabilire se l’accusa regga alla prova dell’aula alla fine del dibattimento sarà la giudice Mancini. Intanto nella prossima udienza verrà sentito l’ex coniuge dell’imputata e amico della parte offesa che non ha ancora quantificato i danni subiti.