Dopo la cerimonia con Mattarella

domenica 4 Febbraio, 2024

Trento capitale del volontariato, Fugatti: «Una prova di autogoverno». Ianeselli: «Un antidoto alla rassegnazione»

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Il presidente della Provincia e il sindaco del capoluogo: «Ora va allargata la partecipazione»

Due persone diverse, due sensibilità politiche diverse, due modi diversi di vedere il mondo. Ma entrambi concordi nel definire il volontariato come il nucleo essenziale di una comunità, seppur con sfumature e traiettorie diverse appunto. Il governatore trentino Maurizio Fugatti ne ha parlato come «emblema del nostro modello di autogoverno». Mentre il sindaco di Trento Franco Ianeselli come il «più potente antidoto alla rassegnazione». E per questo il primo cittadino si è prefissato un obiettivo: «Vogliamo andare oltre la festa e impegnarci ad allargare la partecipazione».

Ieri Fugatti e Ianeselli hanno accolto insieme il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle porte del palazzetto. E poi si sono seduti uno di fianco all’altro in occasione dell’inaugurazione di Trento come Capitale europea del volontariato. Ianeselli, «il padrone di casa», ha aperto la cerimonia. E nel suo discorso, subito dopo essersi rivolto al Capo dello Stato («non ha mai smesso di alimentare la fiducia e di valorizzare quegli alfieri di speranza che sono i volontari»), ha voluto ricordare tre figure chiave del volontariato trentino, che non ci sono più. Giorgia Depaoli, nominata Cavaliera al merito della Repubblica, «cooperante internazionale che aveva passato i giorni del lockdown a distribuire pacchi alimentari insieme agli alpini — ha ricordato il sindaco — Il suo nome resta scritto nel pantheon della generosità trentina».

Tra tutti, nel tempio dei volontari, «ricordo don Dante Clauser, l’amico dei poveri, e Stefano Bertoldi, fondatore di mille imprese solidali». Ecco «le loro sono state vite piene, compiute anche quando sono state brevi, perché sono state ricche di azioni buone, di relazioni, di rivoluzioni». Parole che sono state accompagnate da un applauso spontaneo.
Persone — Depaoli, don Dante Clauser, Bertoldi — che non si sono arrese alle ingiustizie. «Ha scritto Mariapia Veladiano che chi fa il bene rompe “l’incantamento perverso del niente mai cambierà”. In effetti — ha osservato il sindaco — i volontari qui riuniti sono il più potente antidoto alla rassegnazione. E sono un esempio per la politica che sempre più spesso si fa intimorire dalla vastità e dalla complessità delle questioni del nostro tempo».

Per questo motivo l’investitura a Capitale europea non deve essere una «festa fine a se stessa», ma deve spronare a «rendere più condivisa la responsabilità della cura»: «Perché il volontariato rappresenta un antidepressivo per tanti ragazzi e per tanti anziani, una boccata d’ossigeno per molti adulti». Allo stesso tempo è un’investitura che «interpreta al meglio» la storia di Trento come capoluogo di confine e, in questo caso, «ci sprona a testimoniare ogni giorno l’apertura»: «L’ambizione è di continuare a essere la città di Alcide De Gasperi, di Chiara Lubich, di Antonio Megalizzi: la città convintamente europea del dialogo, mai autosufficiente, che sceglie il confronto come metodo, la cooperazione come pratica quotidiana».

A seguire, dopo l’intervento del sindaco di Leopoli, ha preso parola il governatore Fugatti. «Ringrazio ogni volontaria e ogni volontario che ha contribuito a ottenere questo grande risultato e, ovviamente, l’amministrazione comunale che con impegno ha creduto in questa opportunità — ha esordito —Mi permetto di estendere questo riconoscimento all’intera comunità trentina, in cui, come sappiamo, è attivo nel volontariato un cittadino su cinque: si tratta della percentuale di partecipazione più alta in Italia». Fugatti si è lasciato ispirare dall’etimologia della parola: «Il termine volontariato deriva dal latino voluntas: “volontà”. Volontà di essere protagonisti delle decisioni rilevanti per il territorio, membri individualmente e collettivamente responsabili del benessere, della sicurezza e del vivere armonioso nel nostro Trentino — ha considerato — In alleanza con le istituzioni, il volontariato ha un ruolo generativo di pensiero e di scelta nella definizione e gestione della cosa pubblica, rendendosi parte attiva nel raggiungimento del benessere collettivo. Per questo il volontariato si pone come emblema del nostro modello di autogoverno, costruito a partire dalla comunità». E dimostra che «l’Autonomia non sia e non debba essere ripiegamento verso l’interno o cura di interessi particolari e separati».