Il dibattito

lunedì 28 Aprile, 2025

Trento: casa, mobilità, opere e sicurezza accendono la sfida tra i candidati. «Più parcheggi». «Già potenziati»

di

L'iniziativa del T quotidiano ieri sera alla Sala della Cooperazione. Oltre 300 persone al dibattito con i sei aspiranti sindaci

Mobilità, casa, grandi opere e sicurezza. Sono questi alcuni dei temi che ieri sera hanno acceso il dibattito organizzato da il T Quotidiano con i sei candidati sindaco di Trento: Franco Ianeselli, alla guida del centrosinistra; Ilaria Goio, a capo del centrodestra; Giulia Bortolotti, al timone della coalizione formata da Onda, Rifondazione comunista e M5s; Andrea Demarchi, che raccoglie civici, autonomisti e territoriali con Prima Trento!; Claudio Geat con la sua lista GenerAzione Trento; infine Simonetta Gabrielli, candidata sindaca di Democrazia sovrana popolare. Gli aspiranti sindaci si sono confrontati alla Sala della Cooperazione davanti a oltre 300 persone, incalzati dalle domande del direttore de il T Simone Casalini e della vicecaporedattrice Marika Damaggio. Ma non solo. Sul palco sono saliti anche tre stakeholder della città – Agnese Tumicelli, presidente del Consiglio degli studenti, Marco Piccolroaz, presidente dell’Ordine degli architetti del Trentino, e Gaia Pedron, referente del gruppo di lavoro sull’abitare dell’Ordine degli assistenti sociali del Trentino – che hanno posto tre diversi quesiti ai candidati.
La distribuzione dei redditi nei quartieri e nelle circoscrizioni cittadine mostra una composizione diversificata di possibilità. I dati della Caritas e gli ultimi rapporti Istat indicano l’insorgenza di nuove povertà anche in Trentino e l’allargamento delle disuguaglianze. Come si può ridurre la forbice?
Geat: «Il primo obiettivo è quello di perseguire una politica che cerchi di portare spazi, servizi e verde nei quartieri in cui mancano. Trento nord, ad esempio, avrebbe bisogno di molti interventi. Ma c’è anche la questione dell’occupazione: bisogna creare occasioni di lavoro e favorire corsi di formazione nei quartieri più svantaggiati».
Demarchi: «Sempre più servizi vengono tolti alle circoscrizioni. Di conseguenza sempre più persone sono costrette a recarsi in centro. Sarà fondamentale lavorare su una riorganizzazione delle circoscrizioni affinché possano avere un ruolo centrale».
Gabrielli: «Le soluzioni sono il welfare e il lavoro. Bisogna contrastare le esternalizzazioni, a partire da quelle dei Comuni. L’amministrazione di Trento – dove lavorano 1.400 persone – ha esternalizzato alcune sue funzioni operative: dalla manutenzione ai servizi socio-assistenziali. Esternalizzare significa ridurre i redditi dei lavoratori. Il disagio, però, non è solo economico, ma è anche psicologico».
Ianeselli: «Vorrei smontare la retorica del centro che sta benissimo e della periferia che sta malissimo. Guardiamo i redditi, quelli più alti sono nella collina est: a Villazzano, dove tu abiti (ha detto rivolgendosi a Demarchi, ndr), ci sono i redditi più alti. Noi abbiamo aumentato da 600 a 1000 le famiglie che percepiscono il contributo integrativo all’affitto. E uno dei nostri obiettivi è quello di creare un ostello per i lavoratori. La parte a nord della città è quella in sofferenza dal punto di vista dei redditi. A Canova, con gli animatori di comunità, abbiamo cominciato a recuperare relazioni: questo è fondamentale».
Bortolotti: «Non dobbiamo innescare la lotta dei penultimi contro gli ultimi e la retorica che è “tutta colpa dei migranti”. Cosa può fare il Comune? Sicuramente bisogna lavorare attraverso le politiche sociali per sostenere la classe media, che sta arretrando. E dare servizi welfare più efficienti».
Goio: «La prima cosa da fare è evitare che la forbice delle disuguaglianze aumenti perché il degrado di certe zone è la causa di questa differenza. Quello che vorremmo fare è valorizzare le periferie, a partire dalla rigenerazione urbana. Nei territori più fragili dovremo essere ancora più pronti a dare risposte, dalla pulizia ai marciapiedi».
La mobilità rimane uno dei temi cruciali legati alla vivibilità delle città, ancora di più alla luce dei cambiamenti climatici. Come immaginate il sistema della mobilità in città e quali sono le vostre proposte? È possibile ragionare anche su una diversa organizzazione del lavoro e del tempo?
Bortolotti: «Si registra una distanza siderale tra gli intenti dell’amministrazione uscente e i risultati. Ora si sta portando qualche correttivo: nella coalizione di Ianeselli c’è chi propone parcheggi in piazza Venezia e chi, invece, propone parcheggi di attestamento. Bisogna raggiungere l’obiettivo della mobilità sostenibile, ma con buonsenso. Da questo punto di vista il tram è un tassello fondamentale per migliorare la mobilità. Allo stesso tempo bisogna investire sul trasporto pubblico per renderlo più fluido e più frequente. Possiamo ipotizzare di potenziare il parcheggio San Severino e una seconda ora gratuita. E sullo smart working il Comune di Trento dovrebbe incentivarlo di più».
Ianeselli: «Noi siamo la città che ogni giorno diventa mezzo Trentino con 250mila persone. Non abbiamo diminuito i parcheggi: abbiamo chiuso l’ex Sit di 300 posti, ma ci sono 700 posti al Piedicastello. È stato creato un parcheggio di 70 posti al Pilati. All’ex Italcementi ci saranno 1.500 posti. E abbiamo individuato parcheggi alla Bermax, nella zona Corallo e a Mesiano. L’idea è quella di promuovere i parcheggi interrati. Il tram? Dobbiamo progettare la parte nord della città. Per passare in centro storico bisogna interrare la ferrovia. Smart working? C’è una reta tra comune e mobility manager e stiamo già favorendo la differenziazione di orari e di uscita a Ravina».
Gabrielli: «Bisogna ridare più competenze ai comuni e alle comunità di valle per alleggerire il traffico sulla città. Aver realizzato pezzi di ciclabili non è sufficiente. La riduzione delle carreggiate e l’introduzione delle zone a 30 all’ora provocano rallentamenti del traffico e quindi emissioni di CO2. Oggi la retorica ambientale è un pretesto per il controllo sociale».
Demarchi: «Devo ringraziare il sindaco: grazie alle paralisi del traffico riesco a fare maggiore campagna elettorale stando fermo nel traffico. I cittadini devono essere liberi di muoversi. Non è sempre possibile accedere ai servizi pubblici. Sarà fondamentale lavorare sull’efficientamento del servizio pubblico. Vanno migliorati i parcheggi di attestamento e potenziare i servizi navetta».
Geat: «La nostra proposta è quella di incentivare la mobilità pubblica e secondariamente anche le piste ciclabili, che però non entrino in conflitto con i pedoni e automobili. È necessario realizzare parcheggi di attestamento: quello di Piedicastello è provvisorio. Prima bisogna fare i parcheggi e poi realizzare il Brt (i bus a frequenza rapida, ndr)».
Goio: «Trento deve tornare ad essere accessibile per tutti, senza sacrificare la sostenibilità sociale ed economica. In nome della sostenibilità ambientale abbiamo sacrificato le possibilità di chi deve andare in centro o nelle periferie per andare a lavorare. Dobbiamo creare nuovi parcheggi di attestamento in centro, che erano una ricucitura del territorio, penso a piazza Mostra. E serve anche una revisione delle ciclabili, che hanno penalizzato il traffico. Naturalmente dobbiamo rivedere anche il trasporto pubblico: da Vigo Meano a Gardolo c’è un bus ogni ora».
La sicurezza è un tema che da qualche anno si rincorre in città nonostante gli indici di criminalità siano sotto controllo. Qual è, a vostro avviso, la fotografia della situazione? Quale la principale criticità e quali le misure che può adottare il Comune?
Ianeselli: «Voglio citare Andrea Demarchi: se per ogni sottosegretario di FdI venuto a Trento ci fosse stata l’assunzione di un agente, avremmo risolto il problema della sicurezza. Se guardiamo le statistiche, siamo all’80esimo posto su 100. Il tema della sicurezza, però, è vissuto dai cittadini. Abbiamo un nucleo della polizia urbana efficientissimo, abbiamo assunto nuovi agenti e allargato le aree daspo. Dobbiamo guardare, però, alle cause sociali. Quello che è stato fatto con l’accoglienza – togliendo servizi e ammassando tutti i richiedenti asilo a Trento – ha provocato insicurezza».
Gabrielli: «Non è più percezione se tutti i residenti con cui abbiamo parlato ci hanno riferito di furti e aggressioni. Qual è il senso di spendere 700mila euro di telecamere? Non ha fatto altro che favorire il controllo sociale della popolazione. Forse sarebbero serviti di più per assumere nuovi agenti. Bisogna accedere all’anagrafe dei cittadini e procedere al rimpatrio».
Demarchi: «Grazie sindaco che hai ripreso la mia citazione, ora manca la tessera onoraria (ride). Dobbiamo pensare a un assessorato che si occupi di sicurezza h24: non possiamo pensare di occuparcene nei ritagli di tempo. È vero che sono stati assunti nuovi agenti, ma alcuni sono andati in pensione. E dobbiamo introdurre nuove telecamere, senza incidere sulla privacy».
Geat: «La percezione della sicurezza è peggiorata nel corso degli anni. Serve un impegno maggiore: chiediamo pattugliamenti mirati e una sinergia tra forze di polizia e con i cittadini. Le statistiche non sono così attendibili».
Goio: «Mi fa sorridere il sindaco e anche lo stesso Demarchi, che si riferiscono a ministri di FdI. Sono contenta, innanzitutto, di avere un collegamento diretto con il governo nazionale: è un valore. Il governo ha licenziato provvedimenti che riguardano la sicurezza e il centrosinistra sta facendo un’opposizione feroce. Il decreto sicurezza ha l’obiettivo di inasprire le pene e dare maggiore supporto alle forze dell’ordine. Il sindaco deve fare il sindaco: prendersi a carico la sicurezza dei cittadini e risolvere il problema. Il sindaco può aumentare l’organico della polizia locale e dialogare con Provincia e governo».
Bortolotti: «Non possiamo prendere lezioni di sicurezza dal centrodestra. Le competenze legate alla sicurezza sono in capo al commissariato del governo, in primo luogo, e al presidente della Provincia. Ed esiste una legge provinciale che Fugatti non sta attuando, ad esempio fornire risorse ai Comuni in caso di situazioni di degrado. Noi chiederemo questi soldi. Il decreto Sicurezza è una legge liberticida».
Agnese Tumicelli: Una recente inchiesta ha svelato che dal 2021 i prezzi per una stanza singola a Trento sono cresciuti del 73%. A fronte di questo dato e del contesto cittadino spesso ostile agli universitari, quali sono le soluzioni che proponete per rendere Trento una città più vivibile per chi studia in università, sia lato affitti che lato divertimento?
Gabrielli: «È vero che c’è ostilità nei confronti degli studenti. Bisogna trovare degli spazi per la socialità tra studenti e momenti di condivisione con la cittadinanza. In ogni caso, bisogna aumentare gli studentati e creare un campus universitario, magari a San Vincenzo».
Demarchi: «I risparmi delle famiglie sono sempre più erosi dai prezzi delle abitazioni. Sarà fondamentale il dialogo con l’università. Ed è altrettanto fondamentale trovare una quadra tra residenti e studenti».
Geat: «Il problema degli affitti è gravissimo, non solo per gli studenti. In questo senso vanno privilegiati gli affitti lunghi per le famiglie e la costruzione di studentati. A San Martino c’è un immobile dismesso rimasto ancora da ristrutturare. Ci sono regolamenti comunali che vanno rispettati, per garantire sia possibilità di svago che il diritto al riposo».
Goio: «L’università è un grande valore per la città di Trento. Dobbiamo intervenire sugli affitti, creando nuovi studentati e dialogare con i proprietari per capire come calmierare i canoni. È evidente che va trovato un equilibrio con la movida».
Bortolotti: «Gli studenti sono un fattore di vitalità della città. La presenza di giovani rende anche la città più sicura. Serve anche responsabilizzare gli esercenti per andare incontro a tutti gli interessi. Non posso che condividere la necessità di aumentare posti letto».
Ianeselli: «Sicuramente bisogna sostenere gli studentati: ne è previsto uno a Piedicastello e uno privato a Casa Girelli. La città ha trovato il proprio posto nel mondo grazie all’università. In questi anni abbiamo lavorato bene con gli studenti: il bus notturno è frutto del dialogo con gli studenti. E abbiamo lavorato per decentrare gli eventi. Il tema movida è stato gestito grazie alla sindaca della notte».
Marco Piccolroaz: La città sta affrontando trasformazioni estremamente significative (bypass ferroviario, area Italcementi, stazione intermodale, nuovo ospedale). Contemporaneamente si stanno discutendo altri progetti futuri che determineranno gli assetti del capoluogo per i prossimi 20-30 anni. Come si intende «governare» urbanisticamente i tanti progetti in divenire e per quale idea di città?
Demarchi: «Sarà fondamentale il dialogo con la Provincia e, in certi casi, con lo Stato. Spesso si guardano alle grandi opere come tasselli singoli, invece deve esserci una maggiore coesione».
Geat: «Le grandi opere vanno sostenute solo se migliorano la vita dei cittadini. Non mi sembra che ci sia una scala delle priorità ben definita da parte dell’amministrazione uscente. Io sono sempre stato critico nei confronti del bypass. Oggi è uscito il bando per il nuovo ponte sull’Adige da 6 milioni, ma non era più prioritario fare un marciapiede e una ciclabile dignitosi sul ponte San Lorenzo?».
Goio: «Serve una visione di lungo periodo e dare maggiore organicità agli interventi. Noi siamo a favore delle opere».
Bortolotti: «Che manchi un progetto definito lo si vede, penso allo spostamento della stazione delle autocorriere. Serve ragionare su un Prg chiaro che eviti le continue varianti, come le lottizzazioni selvagge a Villazzano. Noi chiediamo il consumo di suolo zero».
Ianeselli: «In questi cinque anni abbiamo inaugurato sei nuovi parchi e siamo una delle città più verdi d’Italia. Ora abbiamo approvato gli obiettivi della variante strategica al Prg con lo scopo di avere un’idea unitaria».
Gabrielli: «La cosiddetta transizione ecologica dovrebbe vederci coinvolti sull’ammodernamento dell’esistente e non sullo spreco di risorse e territorio. Faremo di tutto per bloccare il bypass e bonificare le aree ex Sloi e Carbochimica e il bacino delle Viote».
Gaia Pedron: L’emergenza abitativa è diventata uno dei temi ricorrenti della nostra società. Quali ritenete che possano essere le azioni che il Comune di Trento possa mettere in atto?
Goio: «Avere una casa dignitosa è il punto di partenza di tutto il resto. Possiamo venire incontro a queste fragilità proprio grazie alle reti di associazioni. È evidente che bisogna aumentare gli alloggi a disposizione delle famiglie, dialogando in maniera costruttiva con Itea».
Bortolotti: «La prima cosa da fare è rimettere in circolo gli appartamenti sfitti di Itea. Il Comune deve riappropriarsene, vista la mala gestione di Itea. Si può lavorare sugli affitti brevi, che hanno aggravato il problema della casa. Il Comune può aumentare i controlli».
Ianeselli: «Abbiamo diminuito l’Imis per chi affitta a canone concordato. Sono migliaia le locazioni a canone concordato: questa è una prima risposta. In secondo luogo abbiamo sostenuto il progetto Locazione, che prova a mettere assieme inquilino e proprietario per recuperare la fiducia. Non basta. Con la nuova gestione di Itea, superata la fase buia, dovremo capire se ha senso re-internalizzare i 400 alloggi».
Gabrielli: «Trento è una città estremamente cara. Dobbiamo proporre lo sviluppo del cohousing sociale per condividere le spese e gestire le fragilità».
Demarchi: «Il Comune ha autorizzato una costruzione esagerata di palazzine, da 3mila a 4mila metro quadrato. L’amministrazione ha messo i bastoni tra le ruote anche al mondo contadino. Bisognerà fare un ragionamento sugli appartamenti sfitti e dare garanzie ai proprietari».
Geat: «Incentivare gli affitti lunghi e regolare gli affitti brevi. Il problema della casa si è aggravato nel corso degli anni. L’osservatorio sulla casa di cui si è parlato è un osservatorio ipovedente. Bisognava pensarci qualche anno fa a re-internalizzare i 400 alloggi di Itea. Meglio sacrificare un’opera pubblica, anziché il diritto alla casa».