il caso
sabato 22 Marzo, 2025
Trento, il palo con il segnale finisce nel «cappotto» della casa ristrutturata. Colpa di un’autorizzazione negata
di Benedetta Centin
L'insegna blu con la «P» inglobata nella palazzina, un condomino: «Il Comune non ci ha permesso di spostarlo»

Palazzina di via Pascoli a Trento, in zona centro, a due passi dal cimitero monumentale: tolti i ponteggi e le transenne, dopo mesi di cantiere, ecco che il palo del cartello che indica il parcheggio a pagamento lungo la via è inglobato nel muro del condominio. Proprio così: nessun effetto ottico. È tutto vero. Il palo zincato — al netto di pochi centimetri nella parte bassa e dell’insegna blu con la «P» di parcheggio e la dicitura della fascia oraria in cui è necessario pagare la sosta negli stalli a ridosso della palazzina — è stato incorporato nel cappotto termico esterno ultimato da poco. Questione di poche decine di centimetri — quelli necessari a realizzare l’isolamento dell’immobile appunto — ed ecco che si è arrivati giusti fino al palo della segnaletica. Incluso quindi, al netto del solo cartello che sporge.
Gli operai edili hanno anche provveduto a nascondere il più possibile quella fenditura nella facciata esterna che ora è stata interamente ridipinta di azzurro ma è impossibile non notare quella «bizzarria». Non fosse altro per la targa con le indicazioni su orari e tariffe del parcheggio che sbuca dal palazzo.
Tra le persone che camminano lungo la via c’è chi si ferma a guardare la singolare opera edile, incuriosito, incredulo, non senza farsi scappare una risata. Qualcuno estrae dalla tasca anche il cellulare, per scattare qualche foto. «Il Comune non ci ha permesso di spostare il palo del parcheggio, non ci è stato concesso, ed ecco cosa ne è uscito: assurdo» commenta sconsolato un condomino alla finestra. «Possibile non si potesse proprio dislocare quel cartello poco prima o poco dopo? Pensare che di spazio ce ne sarebbe» chiosa un altro cittadino, augurandosi che anche il sindaco Franco Ianeselli, che abita in zona, possa notare quella «bruttura».