La cerimonia

venerdì 25 Aprile, 2025

Trento, in mille alla celebrazione del 25 aprile. Ianeselli: «L’orizzonte è quello di Ventotene»; Fugatti: «Tutti ci riconosciamo in questi ideali»

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Per l'ottantesimo anniversario, corteo in centro ed evento al Sociale, che si è riempito senza difficoltà
Oltre mille persone hanno partecipato, nella mattinata di oggi, venerdì 25 aprile, alla celebrazione ufficiale per la Festa della Liberazione, nell’ottantesimo anniversario dalla fine del regime fascita e poi nazifascista della Repubblica Sociale Italiana. Visto la cifra tonda, e i numerosi partecipanti dello scorso anno (tant’è che alcune persone sono rimaste fuori dalla sala di rappresentanza di palazzo Thun), il comune ha deciso di «traslocare» la cerimonia al Teatro Sociale, che si è riempito in fretta, dopo il corteo per le vie del centro.
Il sindaco Franco Ianeselli ha voluto ricordare, all’inizio del suo discorso, papa Francesco, scomparso lunedì. «Era il papa degli ultimi e dei dimenticati – ha detto il sindaco – e questo ce lo ha reso caro, anche quando le sue parole erano scomode, urticanti. Anche quando ci ha chiesto conto della nostra indifferenza, anzi della “globalizzazione dell’indifferenza” nei confronti dei drammi di oggi: i migranti in fondo al mar Mediterraneo, Gaza, l’Ucraina e la “terza guerra mondiale a pezzi”, i poveri, i senza dimora che aveva voluto ospitare in un dormitorio a pochi metri dal colonnato di San Pietro. In questo tempo spaesato, cinico, che normalizza gli orrori più indicibili, papa Francesco è stato il solo leader globale autorevole, l’unico capace di richiamarci ai principi fondamentali: che ogni vita conta, che la pace è un bene supremo, che i bambini hanno gli stessi diritti qualunque sia la loro nazionalità, che la Terra è l’unico pianeta a disposizione e dunque va preservata».
La Liberazione, ha proseguito il sindaco, «è ben più di un appuntamento rituale. In questo preciso momento storico noi sentiamo che l’antifascismo è l’antidoto indispensabile a un veleno che si infiltra e dilaga anche in Europa, anche nei Paesi che consideravamo la patria della democrazia. Il veleno è la rivendicazione orgogliosa della violazione dei diritti umani e del diritto internazionale, è l’esibizione della crudeltà, della disumanità, della discriminazione. L’Europa, unita da quei valori di libertà e giustizia che alimentarono la resistenza dei partigiani è l’unico orizzonte, così ben delineato nel Manifesto di Ventotene, capace di corrispondere ai sogni e alle ambizioni delle giovani generazioni. Rinchiuderli nel ristretto campo del nazionalismo, negare la forza delle interconnessioni tra i Paesi significherebbe avviarci verso un’epoca di barriere, insicurezza e forse anche di guerre fratricide».
Sempre al Sociale l’intervento del presidente della Provincia, Maurizio Fugatti: «Credo che tutti noi – ha detto – dobbiamo riconoscerci negli ideali e nei valori rappresentati dal 25 aprile. Dobbiamo farlo consapevoli che la diversità delle nostre posizioni politiche è appunto uno di questi valori fondamentali, quello del pluralismo e della democrazia, e che la possibilità stessa di dibattere liberamente e di esprimere le proprie posizioni è una conseguenza diretta della sconfitta del nazismo e del fascismo. Gli ultimi mesi e gli ultimi giorni di guerra furono particolarmente drammatici. Lo furono anche per il nostro Trentino che dovette aspettare interminabili giornate per conquistare la libertà e la pace. E fu proprio nelle giornate successive al 25 aprile che si dovette assistere ancora agli effetti devastanti della guerra: dalla sanguinosa battaglia per la liberazione di Riva del Garda fino alle stragi naziste in val di Fiemme, avvenute a guerra formalmente già conclusa. A ottanta anni di distanza, purtroppo, sono sempre meno le testimoni e i testimoni diretti che possono raccontarci le loro esperienze, i loro dolori, le loro grandi speranze. Quest’anno ci ha lasciato anche Renato Ballardini, che militò nella Resistenza e fu protagonista nel secondo dopoguerra, tra i padri nobili della nostra autonomia».