L'INCIDENTE
giovedì 21 Settembre, 2023
di Davide Orsato
È successo tutto in fretta. Ha premuto il pulsante per prenotare la luce verde, ha attraversato sulle strisce, ed è stata travolta da un’auto in arrivo. Da quel giorno lei, donna ora 36 anni, è rimasta invalida e ha grosse difficoltà motorie. La vicenda è finita in tribunale, prima davanti al giudice monocratico, poi in appello. Con una sentenza fotocopia: la colpa è di entrambi. Dell’automobilista, una donna di 58 anni residente in val di Cembra, ma anche del pedone che — forse — non ha rispettato il rosso. Così la donna alla guida, precedentemente incensurata, è stata condannata a sei mesi per lesioni stradali gravissime ma i danni saranno risarciti solo in parte. Il giudice del tribunale aveva previsto un risarcimento provvisionale di 50 mila euro, a fronte degli oltre duecentomila chiesti dalla parte lese.
L’episodio risale al febbraio del 2017, in via dei Solteri, Trento Nord. La donna vittima dell’incidente, all’epoca 29enne, aveva appena accompagnato il figlio alla scuola dell’infanzia. Poi il fattaccio: molti tentativi sono stati fatti per capire se la donna abbia aspettato la luce verde del semaforo per attraversare, ma sono finiti tutti nel vuoto. Lei stessa, che ha subito una grave commozione cerebrale, a seguito dell’impatto con l’automobile e la caduta afferma di non ricordare nulla di quanto accaduto dopo aver premuto il pulsante. E anche le versioni dei testimoni sono discordanti. C’è chi ha visto attraversare l’auto con il semaforo verde, chi lo ha visto già giallo… Un tentativo di fare chiarezza è arrivato dagli avvocati della persona ferita, prima Antonio Palermo, quindi Marcello Paiar che hanno svolto delle verifiche sul posto, producendo una folta documentazione.
Alla fine, il tribunale ha stabilito che, in ogni caso, all’automobilista va contestata una mancanza di prudenza. La 59enne ha detto in tribunale di aver notato la donna a lato della strada e di averla vista premere il pulsante. E proprio per quel motivo, ha riferito, si aspettava che aspettasse prima di attraversare.
Sempre secondo il tribunale, la donna, con tutta probabilità andava almeno ai cinquanta all’ora, ossia sulla soglia del limite di velocità, nonostante il traffico e la presenza di un incrocio. Per questo motivo la condanna.
Fatto sta che da allora, la vittima dell’incidente, residente a Trento, ha avuto un problema sanitario dietro l’altro. Prima il ricovero in ospedale, seguito da una lunga degenza. Quindi la lunga riabilitazione. E i danni, che rimangono: a oltre sei anni dall’accaduto la vita quotidiana della 36enne è compromessa e, probabilmente, continuerà a esserlo. Anche per questo motivo la battaglia, con tutta probabilità, proseguirà con una causa civile: la responsabilità, seppur «dimezzata», infatti, potrebbe portare a un risarcimento ben più alto rispetto a quello stabilito in via provvisoria.
il sermone
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