La storia
lunedì 10 Aprile, 2023
di Ambra Visentin
«L’alluvione del ‘66 distrusse quasi interamente il magazzino di mio padre. Poteva essere una disfatta e invece è stato un momento di rinascita». Frugando fra i ricordi sugli inizi dell’azienda di famiglia, Lorenzo Rossi, titolare della cioccolateria Indal di Trento, racconta il momento in cui all’impresa all’ingrosso venne affiancato il negozio aperto alla clientela. «Negli anni ’50, mio padre, Romano Rossi, commerciava caramelle e cioccolato all’ingrosso. Con l’alluvione, l’acqua invase il magazzino riempiendolo di detriti e nafta – quella delle cisterne dei sistemi di riscaldamento dell’epoca – rendendolo inutilizzabile. Io avevo 5 anni, ma ancora ricordo i segni scuri lasciati sulle mura della città». Sono molti i ricordi d’infanzia ancora nitidi legati all’impresa di famiglia, come ad esempio il momento in cui il padre decise di far produrre ad un falegname, per il nuovo negozio, un tavolo esagonale pensato per offrire un innovativo sistema di servizio al cliente. «Erano, diciamo, gli inizi del self-service. Le commesse stavano all’interno del tavolo sul quale erano disposte delle vaschette aperte e davano supporto al cliente, non più costretto ad aspettare che la commessa prelevasse i prodotti dai vasi di vetro alle sue spalle, come era in uso fino ad allora. Oggi ovviamente il self-service vero e proprio si è affermato, anche per sostenere i ritmi frenetici del quotidiano».
Nel 2007 inizia per Indal un nuovo capitolo altamente creativo, che aggiunge all’azienda il tassello mancante: un laboratorio di produzione interna di cioccolato. «Per elevare la qualità, ampliare l’assortimento ed offrire anche prodotti personalizzati, era importante aggiungere una produzione artigianale propria», spiega Michela Semeraro, cioccolatiera e cognata di Lorenzo.
L’offerta è in effetti molto vasta e va dalle praline di svariati gusti, fiore all’occhiello del laboratorio, alle tavolette di cioccolato, passando per le uova e altri cosiddetti «corpi cavi» di cioccolato (conigli, babbi Natale, pulcini). Non vengono usati coloranti o aromi artificiali e si punta su qualità e varietà di gusti. Il cacao viene acquistato da un fornitore francese che ha piantagioni in Sud America, Africa centrale e Madagascar. «Esiste il progetto “Bean to bar” (dalla fava alla tavoletta, ndr), che permette di seguire tutta la filiera per controllare meglio le condizioni di produzione del cacao, ma non abbiamo potuto aderire proprio perché abbiamo necessità di molte tipologie di cacao diverse», ci spiega Semeraro.
Oggi l’azienda, che ha 20 dipendenti distribuiti tra negozi e uffici, conta 3 punti vendita su Trento e uno in centro a Bolzano. «Non escludiamo nuove aperture. La volontà c’è, occorre solo trovare il luogo adatto – racconta sorridendo Semeraro – Pensiamo alla continuità. Matteo, il mio figlio maggiore, lavora già in azienda e il più giovane sta iniziando ora a fare esperienza diretta». Non si parla di export, bensì il focus rimane sul territorio.
Indal va in controtendenza rispetto alle molte piccole e medie imprese locali che si trovano in difficoltà o stanno addirittura chiudendo. «Il nostro negozio è una sorta di centro benessere», spiega Rossi e chiarisce che già per le proprietà del cioccolato, quali la Teobromina, con i suoi effetti sull’umore, lo rendono un bene ricercato anche nei periodi difficili. Le vendite sono intense, nonostante, per sua natura, il commercio del cioccolato si concentri nei mesi che vanno da settembre a maggio. Semeraro descrive così l’andamento stagionale: «È un crescendo dai primi freddi fino alla Pasqua, con un susseguirsi continuo di feste e celebrazioni quali San Valentino e la festa della mamma e del papà».
La produzione su larga scala si ferma solo d’estate, ad eccezione di quella destinata al consumo in montagna, come ad esempio a Madonna di Campiglio. Come per tante altre aziende, non sono mancati i momenti difficili durante la pandemia nel 2020, superati, però, anche grazie al servizio di consegne a domicilio. Nel 2022, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, i rincari su alcune materie prime e prodotti, in particolare frutta secca e olio di girasole, ma anche la difficoltà a reperire alcuni imballaggi in cartone, hanno altresì avuto un loro impatto sulla gestione dei prezzi. «In un primo momento è l’imprenditore ad ammortizzare, poi però inevitabilmente si è costretti ad agire sui prezzi del prodotto al cliente – chiarisce Rossi – A fare la differenza sul comportamento dell’acquirente è il salto psicologico che avviene quando si passa alla decina successiva, ad esempio da 7,85 a 8 euro». L’aumento medio sui prodotti, dal 2019 ad oggi, è comunque rimasto moderato, mantenendosi attorno al 10%.
In quello che Semeraro descrive come «il tripudio del cioccolato» – ovvero il periodo pasquale – nel laboratorio del capoluogo, tre cioccolatieri lavorano dalle 8 del mattino alle 17 per produrre oltre 100 uova al giorno, continuando in parallelo anche la produzione di praline e altri prodotti. Anche «Galileo», il macchinario che distribuisce il cioccolato nelle forme delle uova, lavora ininterrottamente. Il costo del prodotto artigianale va dai 19 ai 30 euro, per un peso tra i 200 e i 500 grammi.
E i regali? Ogni anno viene scelto qualcosa di diverso e per il 2023 i gadget portano il logo Indal e sono adatti a tutta la famiglia. Non mancano i clienti che desiderano scegliere soprese particolari e personalizzate: «Una volta un cliente ha voluto mettere un orologio di marca molto costoso nell’uovo destinato ad un suo parente. Ha molto insistito per assistere al momento della chiusura dell’uovo», racconta Rossi divertito.