Il vertice
venerdì 30 Giugno, 2023
di Redazione
Cappellino in testa, pantaloni corti e ciabatte. Il ritratto dell’uomo che ha scritto sulle strisce pedonali di via dei Valoni a Povo le minacce contro Maurizio Fugatti restituito dalle telecamere della zona non è certo di quelli che ci si aspetta. Niente travisamenti, passamontagna o altro. Le immagini danno l’idea, più che altro, di un uomo uscito di casa per andare a gettare l’immondizia. Manca il calzino corto e poi si potrebbe pensare a qualcuno che ha pensato bene di rendere più movimentata la serata davanti al divano con una trasgressione pericolosa. Pericolosa perché le minacce scritte con precisione sulle strisce bianche, senza intaccare la parte in asfalto, potrebbero essere prese sul serio da qualcuno e pericolosa anche per chi quelle frasi le ha tracciate perché potrebbe incorrere in guai seri con la giustizia. Gli inquirenti, ora sta indagando la Digos della Questura di Trento, sono convinti di poter mettere presto il sale sulla coda dell’anonimo scribacchino in ciabatte e pantaloni corti. Infatti l’uomo non dovrebbe abitare troppo lontano da via dei Valoni. E questo per almeno tre buoni motivi: il primo sta tutto nell’abbigliamento assolutamente informale dell’uomo. Il fatto che sia uscito di casa in pantaloni corti e ciabatte fa pensare proprio a una breve passeggiata come per portare fuori il cane. Difficile che possa aver attraversato la città conciato in quel modo. Il secondo motivo sta nel fatto che meno di un anno fa sulle stesse strisce pedonali sono state scritte le stesse minacce. La scritta era uguale in tutto: «Uccidi Fugatti», con la firma No Tav. L’unica differenza sta proprio nella firma. Questa volta alla sigla No Tav, l’anonimo — gli inquirenti sperano ancora per poco — autore ha tracciato anche un simbolo e una sigla tristemente noti in Italia: la stella a cinque punte con la B e la R puntate. Il simbolo delle brigate rosse. Probabilmente più una sparata che altro, secondo chi indaga. Forse un tentativo alquanto marchiano per incutere paura. Ma proprio il fatto che le strisce usate per lanciare il messaggio siano le stesse fa pensare agli investigatori della Digos che l’uomo con il cappellino o abiti poco lontano o abbia motivo per frequentare abbastanza spesso quella zona. Potrebbe anche lavorare a Povo. E qui arriva il terzo motivo che rende gli inquirenti ottimisti sulle possibilità di arrivare all’uomo con il cappellino. Ci sono almeno cinque telecamere che puntano sulle strisce pedonali o si trovano nelle immediate vicinanze. Incrociando le immagini e confrontandole con quelle delle ore immediatamente precedenti si può arrivare all’uomo in pantaloni corti, ciabatte e cappellino. Intanto, però, per non sbagliare, ieri si è tenuto un vertice al Commissariato del Governo che ha stabilito di rafforzare il dispositivo di sicurezza in piazza Dante, luogo di lavoro di Fugatti. Ieri accanto all’ormai consueta macchina della polizia, è comparso un furgone pieno di agenti e un’altra auto dei carabinieri. Non si sa mai, si sarà detto il questore Maurizio Improta che sta coordinando le indagini e l’organizzazione della vigilanza degli obiettivi sensibili in questa estate resa un po’ pazza dai cantieri per il bypass e dalle manifestazioni degli animalisti.
l'incontro formativo
di Redazione
Il 20 novembre alla Fondazione Mach l'evento di approfondimento riservato ai datori di lavoro i cui dipendenti potrebbero essere esposti al rischio di incontrare, durante il proprio lavoro, un orso o un lupo