tribunale
martedì 17 Dicembre, 2024
di Benedetta Centin
Capitolo Trento Rise e appalto Pcp Modelli: il conto milionario presentato per quanto riguarda i danni erariali alla fine si è ridotto di molto, a poco più di 743mila euro, ma, ha sentenziato la Corte dei Conti di Trento, dovranno essere in cinque a pagarlo in solido tra loro. In favore dell’associazione Trento Rise in liquidazione. Provvedendo anche alle spese di giudizio in favore dello Stato. L’accusa è che abbiano agito «con dolo». Si tratta di Fausto Giunchiglia, in qualità di presidente pro tempore di Trento Rise, di Massimo Bonacci, chiamato a risponderne come partner e responsabile per Trento della società Deloitte Consulting srl, di Roberto Bona, che ne risponde come dipendente pro tempore di Informatica Trentina, di Andrea Grianti, in qualità di responsabile pro tempore dell’area business della Trento Rise, e della Deloitte Consulting srl. Il conto, per la precisione di 743mila 557 euro che ora dovranno sborsare, per i giudici è l’importo del «danno subito da Trento Rise in conseguenza degli illeciti riferibili al PCP Modelli».
Prosciolti invece in quattro, per la verità cinque se si conta la Deloitte Consulting, questa però limitatamente al danno da transizione. Le accuse non hanno retto per i due allora liquidatori del consorzio, e cioè l’avvocato Giacomo Bernardi e il commercialista Alberto Bombardelli, come per Patrick Oungre, in qualità di senior manager della Deloitte Consulting, e ancora per Pierluigi Brienza, quale partner e amministratore delegato della stessa società.
In particolare, per quanto riguarda la posizione dei due allora commissari liquidatori, i giudici contabili scrivono come sia emerso «in modo inconfutabile come la loro rispettiva condotta, tutt’altro che negligente o superficiale, sia stata invece improntata alla meticolosa cura degli interessi dell’ente pubblico da loro rappresentato (Trento Rise in liquidazione), producendo peraltro apprezzabili risultati in termini di recupero delle relative risorse».
Ad avviso della Corte dei Conti di Trento, è infondata anche l’accusa rivolta a Deloitte e per essa a Pierluigi Brienza, suo legale rappresentante, «di avere agito con dolo nella vicenda della transazione al fine di eludere qualsivoglia obbligo risarcitorio, in qualità di responsabile civile, nei confronti di Trento Rise per le condotte illecite attribuite in sede penale ai suoi due dipendenti Bonacci Massimo e Oungre Patrick».
Questi i termini in cui si è chiuso il primo capitolo dell’indagine contabile che ha interessato Treno Rise, il consorzio nato per produrre ricerca e innovazione e finito in liquidazione, con diversi strascichi giudiziari. Primo capitolo perché ora le difese, ma anche la stessa Procura, potrebbero anche ricorrere in Appello. In secondo grado.
«Sono comprovate plurime condotte illecite che hanno determinato ingenti danni erariali a carico del patrimonio di Trento Rise e della stessa Provincia per quello che, in definitiva, si è rivelata essere una plurima condotta di sviamento delle risorse pubbliche dal fine loro assegnato» era l’accusa. Il collegio, anche facendo riferimento agli accertamenti compiuti in sede penale, nella corposa sentenza di 350 pagine scrive di «un quadro univoco e conforme circa le gravi irregolarità commesse da costoro (il riferimento è ai condannati) al fine di favorire l’illecito affidamento della gara PCP Modelli a Deloitte quale mero rapporto di copertura per un altrettanto illecito affidamento di un numero indefinito di future consulenze in materia di organizzazione/ riorganizzazione di enti pubblici (Trento Rise, Provincia autonoma di Trento e suoi enti strumentali).