Il rito delle vigiliane

martedì 20 Giugno, 2023

Tribunale e Tonca: Castelli ha sorpreso e deluso chi voleva la politica alla gogna

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Niente politici di città e Provincia, ma è toccato all'orsa finire – simbolicamente – nelle acque dell'Adige

Prendendo in contropiede (e contropelo) quasi tutti, ma non il nostro vignettista Paolo Dalponte, domenica sera Andrea Castelli ha «toncàto» l’orsa. E con l’orsa tutti quegli amministratori pubblici (da Fugatti alla Segnana) che hanno responsabilità, maggiore o minore, nello sfascio della sanità pubblica; nell’area desolatamente deserta (de Not e anca de dì) di via al Desert; dell’area che dopo il megaconcerto di un anno fa è diventata un luogo da «rari nantes in gurgite Vasco», costretti ad annegare la disperazione nella birra di una festa che verrà.
All’apparenza e di primo acchito, tutti i sette nomi della rosa, preannunciati venerdì, sono rimasti all’asciutto. Non hanno subito il pubblico lavacro: Fugatti, Segnana, Bisesti, Pacher, Gerosa, Failoni e il sindaco di Trento, Ianeselli.
In verità, Castelli lo aveva preannunciato nell’intervista a IlT di venerdì 16 giugno: «Vi stupirò con effetti speciali» (perché noi siamo scienza, non fantascienza). E infatti la sera di venerdì ha intervallato l’udienza del «Tribunale di penitenza» con spot esilaranti. Quasi a preannunciare da ex «voce della Rai» una «tonca» per l’inventore della Tv commerciale. Ma sarebbe stato come mettere i peli posticci ad un biscione; meglio, molto meglio, quelli naturali dell’orso. Che già l’essere da tre mesi in prima pagina avrebbe meritato (e noi smemorati) più che una «tonca» la deportazione nelle selve danubiane.
Peraltro promessa a più riprese da Fugatti e dai suoi sodali che sono in perenne campagna (dei loro «cugini» parleremo alla fine) elettorale. In riva all’Adige, Castelli ha preannunciato, serafico come un prèfica, che «se fuss da castigarli tuti, domàn matina all’alba saréssen ancora chi, umidi, su le ròste del’Àdes. E forsi anca contenti…»
A dir che la sua scelta, così fuorviante e fuori pronostico (ma non del nostro Dalponte) ci ha lasciati scontenti è dire poco. Come quando c’era il Totocalcio e dopo aver compilato la schedina ti ritrovavi in mano un pezzo di carta con nemmeno un risultato al posto giusto.
Ma come? Con mezza classe politica che doveva finire in gabbia e già si pregustava la catarsi generalizzata, tutti pronti a commentare: «la ghe stà ben», ci ritroviamo in ceppi un povero orso. Costretto a pagare per tutti colpe non proprie?
Da Andrea Castelli, da quell’orso che è in lui, ce lo dovevamo aspettare. Ma, si pensava, invecchiando avrà messo giudizio, smetterà di stupire. E invece, dai “gabioni” del camionista della celebre segreteria telefonica degli anni Ottanta-Novanta all’orso in gabbia, il passo gli deve esser parso naturale.
Proprio vero che il popolo non trova più tribuni. Il de cuius non ha lasciato eredi. A clamor di logica s’era detto e scritto che l’assessora alla «cin-cin: salute!», avrebbe dovuto esser toncàta almen nell’acqua. Neanche in un bicchier di grappa: che delusione! Come chiamare il Cup e sentirsi rispondere, per più di mezz’ora, da una voce registrata di «non riattaccare per non perdere la priorità conseguita». E dopo aver perso la pazienza e la speranza ecco una voce dis-umana: «Per la visita richiesta, telefoni fra sei mesi».
Adesso che Castelli ha toncàto l’orso ci sentiamo così: impotenti, come nave senza nocchiere…, senza nemmeno lo straccio di una serata di satira che accontenti il popolino. Suvvia, uno sberleffo a chi s-governa l’autonomia; ammala la sanità; si fa forte con i poveri cristi in cerca di un rifugio in casa nostra e si fa tappetino con chi li vuole in gabbia in casa d’altri, un buffetto sulla guancia alle aquile di piazza Dante pareva troppo? Ecco, tutti in coda, a prendersela con l’orso e pur con l’orsa.
A rammentare a noi cronisti di mezza penna che non si può vender la pelle dell’orso prima di averlo catturato. D’accordo, Andrea: abbiamo imparato la lezione. Ma intanto, l’altra sera, sponsorizzati dalla Cassa di Trento che in tal modo voleva forse far dimenticare d’aver cassato l’aggettivo «Rurale», i «Cugini di campagna» hanno invocato a squarciagola «Non lasciarmi solo». Pareva il ruggito dell’orso, toncàto da Castelli all’imbrunire di domenica, lasciato solo a spulciare le colpe degli altri sotto la pelliccia: degli animalisti, dei politicanti senza cultura e senza storia, degli «stràza-caréghe» con il posto fisso e lo stipendio assicurato. Mentre la notte si popolava di ombre di orsi e lupi in libera uscita.