Successi
martedì 7 Maggio, 2024
di Alessio Kaisermann e Nicolò Bortolotti
Da «favorItas» a «sfavorItas» il passo può essere breve e in casa gialloblù lo si sa bene. Si sono assaggiati entrambi gli stati d’animo con una rapidità quasi disarmante ma, come ripetono spesso atleti e tecnici, l’importante è non mollare mai. E così è stato. Per quanto ci possa essere un mare, fra il dire e il fare, l’Itas quel mare lo ha solcato. Tutto. Pur ferita nell’orgoglio e, diciamolo pure, anche nel fisico (se pensiamo a qualche infortunio di troppo nei momenti topici) Michieletto e compagni hanno saputo reagire alla bruciante sconfitta in semifinale playoff contro Monza e poi alla snervante caduta contro Milano per il terzo posto. Ad Antalya (Turchia) è tornata l’Itas, anzi la Trentino Itas, che abbiamo conosciuto nel corso della stagione di Superlega, quella che ha fatto di un solo boccone la regolar season, andandosi a prendere la Champions League. Non più campioni d’Italia ma campioni d’Europa. E scusate se è poco. Chi ci avrebbe scommesso a piene mani, ad inizio stagione? Gli addii di capitan Kaziyski e di coach Lorenzetti sembravano aver chiuso un’era, magari non straricca di trofei (sono comunque arrivati un Mondiale per Club, una Coppa Cev, una Supercoppa italiana ed uno Scudetto, ndr) ma comunque di grandi campioni. Ci si era, forse, preparati a vivere un nuovo periodo di crescita con nuovi giocatori da inserire e da far maturare come Rychlick, Acquarone, Magalini e Garcia. Un nuovo coach da conoscere e al quale dare fiducia come Fabio Soli, invece no. L’Itas non s’è fatta attendere, ha bruciato le tappe chiudendo al primo posto la stagione, giocandosi la semifinale di Coppa Italia e di Supercoppa, giocandosi la semifinale scudetto e vincendo la Champions League. Ieri la gioia è esplosa al rientro dalla Turchia nel piazzale de «il T Quotidiano Arena».
Tra presente e futuro, l’uomo che forse più di tutti ha sognato questo momento è Marko Podrascanin. Il capitano della Trentino Volley è riuscito finalmente a coronare quel desiderio chiamato Champions: il destino ci ha messo del suo regalandoglielo nell’ultima partita con la maglia gialloblù di Trento e rendendolo protagonista di quell’ultimo muro-punto che ha mandato in paradiso i suoi: «Non dimenticherò mai quel punto finale. È stata una giornata bellissima e doveva andare così, dopo due finali perse nel 2021 e 2022 non potevamo e non volevamo più perdere. Non c’è gioia più grande». Un trionfo ottenuto al termine di un periodo non propriamente positivo, con un gruppo che ha saputo trasformare le difficoltà in virtù: «Ci eravamo detti di voler chiudere la stagione nel migliore dei modi. È stato un anno tosto con le belle performance in regular season ed un playoff nel quale non siamo stati capaci di esprimerci al meglio. Eravamo molto delusi dopo la sconfitta con Milano, ma in Champions siamo riusciti a ritornare al livello che abbiamo sempre mostrato, meritando di vincere la coppa». Ora il futuro lo vede lontano da Trento, o forse non troppo, con le sirene veronesi che sembrano le più concrete per il prossimo approdo del centrale serbo: «Sono quasi tre mesi che so di non rimanere a Trento per la prossima stagione, ma adesso vado via con il trofeo più bello della mia vita in bacheca. All’inizio è stata difficile da digerire, poi però ho capito le scelte della società che puntava su giocatori più giovani di me, sono cose normali che succedono. Voglio rimanere in Italia, l’ambiente migliore per me e per la mia famiglia, ma non ho deciso ancora dove giocherò la prossima stagione». Un altro dei grandi protagonisti della finale di Antalya, nonché mvp, è stato Alessandro Michieletto che esalta il proprio capitano, il Potke: «Il regalo più bello per Marko che ha fatto una partita incredibile, sono contento di aver vinto un altro trofeo con lui. La Champions mancava ad entrambi e vincerla assieme per la prima volta è stato emozionante. Sarò sempre grato a lui e gli auguro tutto il bene». Infine, una dedica al gruppo che non ha mai mollato ed ha saputo ritrovarsi nel momento propizio: «Venivamo da un periodo difficile, fatto di delusione dove abbiamo perso forse anche un po’ di autostima. Giocare una finale di Champions League in questa maniera non era semplice, credo che poche squadre e pochi giocatori siano in grado di cambiare il loro stile di gioco in così poco tempo».