La tragedia

domenica 7 Luglio, 2024

Trovata morta sotto il cavalcavia, la famiglia: «Abbiamo provato a salvare Donia»

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La Procura ha aperto un'inchiesta e disposto l'autopsia sulla ventisettenne. Una ragazza fragile, seguita dal Serd. Il fratello: «La droga non è una soluzione ai problemi»
L'angolo sotto il cavalcavia dove è stata trovata la giovane

Donia era una ragazza con le sue fragilità, con i suoi «mostri» che stava cercando di affrontare, di sopraffare, potendo contare sul supporto e l’amore incondizionato della famiglia. Una giovane introversa, capace di ammaliare anche solo con il suo sorriso, con la sua dolcezza. Una ventisettenne con i suoi sogni nel cassetto, con la valigia pronta per andare altrove, per iniziare un nuovo lavoro, desiderosa di intraprendere una nuova vita. Doveva partire per la Svizzera venerdì, quando invece è stata trovata senza vita in un giaciglio tra sterpaglie e rifiuti, sotto il cavalcavia di San Lorenzo, a due passi dalla stazione, lì dove bazzicano quei venditori di dosi, di veleno, di morte. Forse gli stessi pusher da cui lei si serviva.

Indagine contro ignoti

Gli inquirenti parlano infatti di sospetta overdose ma le risposte potranno fornirle solo le analisi tossicologiche e l’autopsia disposte dal pubblico ministero Davide Ognibene che ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti ipotizzando la morte come conseguenza di altro reato. Il conferimento dell’incarico al medico legale avverrà mercoledì. E intanto proseguono le indagini della Polizia per risalire a chi le ha venduto la droga, quell’ultima dose di eroina che l’avrebbe stroncata. Gli investigatori della questura stanno vagliando
anche il cellulare per risalire agli ultimi contatti.

Il sostegno della famiglia

Quello di Donia è stato un percorso in salita ma non è mai stata lasciata sola dai suoi. Eppure la ventisettenne non ce l’ha fatta, non è riuscita a vincere le sue battaglie, nonostante la famiglia le abbia fornito tutte le armi per combatterle e sia stata una sua grande alleata. «Noi familiari abbiamo cercato di aiutarla e sostenerla in ogni modo, lei ci ha provato ad uscirne ma forse le è mancata la forza di volontà o non ne ha avuta abbastanza» confessa il fratello in lacrime, disperato, che giovedì sera, non vedendola rientrare, ha passato la notte a cercarla in città, allertando anche i carabinieri per fare denuncia di scomparsa, mentre un’altra familiare è rimasta a casa, sperando che la ventisettenne facesse rientro. «Avevo un bruttissimo presentimento che mi ha tenuto sveglio per tutta la notte, speravo di sbagliarmi… » ancora le parole del parente che, con la voce tradita dall’emozione, racconta del vortice della depressione in cui era caduta da qualche tempo la ventisettenne. Costretta per questo anche a lasciare il lavoro. Un disturbo che sembrava impossibile da superare, da debellare, nonostante l’aiuto dei vari specialisti a cui si erano affidati.

Il percorso al Serd

Quindi il tunnel della droga in cui la giovane, negli ultimi mesi, avrebbe cercato rifugio, sollievo, e che l’ha intrappolata non lasciandole via di uscita. E questo appunto nonostante ancora una volta la famiglia le fosse stata accanto e l’avesse portata ad intraprendere un percorso di assistenza specifico. Così come spiega il fratello. «Ho dato tutto per lei, ho tentato di allontanarla dalla droga in cui era finita a causa di brutti contatti. Droga in cui cercava probabilmente soluzioni alla sua grande sofferenza dovuta alle sue fragilità, alla depressione per cui era già in cura. Forse pensava di poter stare bene ma era tutto finzione» continua il fratello che le è sempre stato accanto assieme all’altra sorella, ai genitori che quando è successa la tragedia si trovavano all’estero e stanno rientrando. «L’ho convinta io ad intraprendere il percorso al Serd (Servizio per le dipendenze ndr), la accompagnavo ogni volta agli incontri. Sono convinto ci stesse provando ad uscirne, a tirarsi fuori, che ci mettesse buona volontà. Anche il fatto che volesse andarsene da qui per iniziare un nuovo lavoro è la prova che voleva cambiare, superare i suoi problemi. Ne sono sicuro che ci abbia provato ma forse non ha avuto la forza di volontà, non abbastanza».

«La droga non risolve»

Il familiare lancia anche un appello a chi si trova ingabbiato nella stessa dipendenza, a tutti coloro che cercano di essere un aiuto, un sostegno. «La droga non è una soluzione ai problemi, ad eventuali malattie, no. E si può essere di supporto ma la decisione finale la prende solo chi vuole guarire e per farlo ci vuole molta forza di volontà».