la sentenza
mercoledì 7 Febbraio, 2024
di Benedetta Centin
Maxi truffa da 3 milioni di euro legata alle scommesse sportive che erano state prospettate a un centinaio di investitori come «no risk», architettata, per la guardia di finanza, dal cosiddetto «Madoff lusitano». Il tribunale collegiale di Trento ha fatto cadere l’accusa di associazione a delinquere ma ha comunque inflitto una pena più consistente rispetto alle richieste della Procura: 42 anni complessivi per i sette imputati dell’operazione «Goodsense», tra i quali il noto immobiliarista Giandonato Fino, quando il pm Davide Ognibene aveva sollecitato 31 anni e mezzo di reclusione totali. Una condanna quindi a sei anni di reclusione ciascuno (la pubblica accusa si era fermata a 4 e mezzo), ritenuti colpevoli dei reati di truffa transnazionale aggravata e continuata, abusivismo finanziario e abusiva raccolta del risparmio.
La super villa «allo Stato»
Quanto alla lussuosa villa Sissi a Molveno, che appartiene alla società immobiliare di cui è legale rappresentante Fino, già patron del Molveno Volley e allenatore del CasaSebastiano Coredo, dovrebbe finire allo Stato: il tribunale, nella sentenza emessa ieri dopo la camera di consiglio, ha infatti disposto la confisca dell’immobile hollywoodiano del valore di 2,5 milioni di euro, già sottoposto a sequestro preventivo. Confisca che aveva chiesto anche la Procura nella scorsa udienza. Mentre le parti civili avevano invocato il sequestro conservativo così da avere la possibilità di essere ristorate dei danni subiti.
Investitori da risarcire
Parti civili una quarantina di investitori gabbati, assistiti dagli avvocati Nicola Zilio, Davide Maiorana, Roberta Pedrotti, Marcello Russolo, Dario Romeo, Giovanni Rambaldi e Silvia Zanetti. Investitori che ora gli imputati sono stati condannati a risarcire con una somma complessiva di oltre un milione e mezzo di euro, con provvisoria esecuzione. Dovranno pagare loro anche le spese sostenute, e cioè più di 50mila euro.
Le difese: «Appelleremo»
Un dispositivo, quello che è stato letto nel pomeriggio di ieri in aula a Trento, che le difese degli imputati hanno fatto sapere di essere pronte ad impugnare. «Lette le motivazioni faremo Appello» hanno appunto anticipato i legali. In particolare l’avvocato Nicola Degaudenz, che con Mario Scialla assisteva l’imprenditore Giandonato Fino, 64enne di Molveno, ha commentato a fine processo: «Ci aspettavamo le condanne visto che è stata tagliata la lista di 39 testi ed è stato fatto un processo con soli 3 testimoni: che si volesse accelerare per il rischio prescrizione è comprensibile ma questo non può scontrarsi con l’esigenza di fare un’istruttoria compiuta. E poi desta perplessità il fatto di non aver distinto le singole posizioni».
Gli imputati
Con Fino sono stati condannati a sei anni ciascuno di reclusione i trentini Leonardo Sala, ex dipendente di banca e promotore finanziario di Trento (avvocato Piergiorgio Sovernigo) e Massimiliano Achler di Fai della Paganella, ex direttore di banca (avvocato Lorenzo De Guelmi). I tre, secondo gli inquirenti, avrebbero convinto i risparmiatori ad aderire al loro sistema «no-risk», e sarebbero stati quindi l’articolazione italiana dell’organizzazione.
Inflitti 6 anni anche ai portoghesi Ivo Vaz Salgado e Joaquin Manuel Lopes Ferreira e al ligure Simone Crisciuolo, residente a sua volta in Portogallo. Stessa pena per Jorge Antero Silva de Queiros, per diverso tempo risultato irreperibile, poi rintracciato in carcere in Francia, detenuto per reati analoghi a quelli commessi in Italia. Il portoghese è conosciuto come il «Madoff lusitano», per la Procura la “mente” del raggiro, il capo dell’organizzazione. Stralciata invece la posizione della sua compagna, irrintracciabile, e cioè la brasiliana Leticia Benevides Da Silva Magalhaes.
Un centinaio di raggirati
Stando a quanto emerso dalle indagini concluse nel 2017 dalle fiamme gialle l’organizzazione sarebbe stata capace di rastrellare 2 milioni e mezzo di euro in circa sette anni, dal 2010 al 2017, truffando 77 persone, tra i quali 65 trentini (tra questi promotori finanziari, imprenditori, albergatori ma anche operai, estetiste e pensionati che avevano versato da somme ingenti a poche centinaia di euro). A questi erano stati promessi investimenti attraverso un sistema di scommesse sportive «no-risk», e cioè con «una corretta strutturazione della giocata basata sul presupposto che per il medesimo evento le scommesse venissero piazzate su diversi bookmakers al fine di coprire tutti i possibili risultati».
E venivano paventati interessi mensili dall’8 al 10% del capitale. Hanno tutti creduto nell’affare del «Madoff lusitano», in riferimento al noto criminale statunitense, artefice di una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi.
Ma a parte dei primi guadagni, messi loro in mano per convincerli ad investire di più, sono rimasti gabbati, con un pugno di mosche.