Il caso

giovedì 9 Maggio, 2024

Truffa nei negozi di telefonia, facevano pagare sim e telefoni ad alcuni e poi se li rivendevano: 57 vittime

di

Durante le indagini, i finanzieri hanno scoperto che sono state attivate oltre 900 sim card e fittiziamente ceduti 62 smartphone

Sequestri e denunce a Trento e in provincia, a carico di cinque persone indagate in concorso tra loro per l’ipotesi di reato di truffa aggravata, sostituzione di persona, violazione del codice della privacy, frode informatica con accesso abusivo a sistemi informatici e telematici e falsità in registri e notificazioni soggette a controllo dell’autorità. A dare esecuzione del decreto di sequestro preventivo, emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trento, sono stati i finanzieri del Comando provinciale di Trento. La notizia è stata divulgata oggi, giovedì 9 maggio. Il Gip ha disposto il sequestro di beni e disponibilità finanziarie pari a circa 80mila euro, nei confronti di 5 persone, 4 italiani e una uruguaiana. Le indagini, condotte dalle Fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria Trento e coordinate dalla locale Procura della Repubblica, partite dopo la querela presentata da un pensionato che si era visto addebitare sulla propria carta di credito l’attivazione di una sim card intestata al coniuge già defunto, hanno messo in luce gravi irregolarità penali poste in essere, dal 2020 al 2022, dai titolari e dipendenti di una società con sede a Trento, operante con quattro punti vendita presenti in tutto il trentino, nel settore della vendita e assistenza di cellulari e servizi connessi alla telefonia mobile. Durante le investigazioni, caratterizzate da accessi e perquisizioni, acquisizione di dati informatici e ascolto di diversi testimoni, hanno fatto emergere che gli indagati, approfittando della disponibilità di dati della clientela, attivavano utenze telefoniche ed eseguivano presunte vendite «a rate» di cellulari utilizzando i dati anagrafici e bancari degli ignari clienti, conservati nel registro anagrafico centralizzato del gestore di telefonia, con lo scopo di incrementare gli obiettivi delle vendite degli esercizi commerciali. L’analisi degli elementi acquisiti alle indagini, anche grazie alla collaborazione del gestore telefonico, ha permesso di scoprire che gli amministratori e i dipendenti dell’impresa, attraverso l’apposizione di firme apocrife realizzate all’insaputa degli intestatari dei contratti di vendita, nel periodo investigato, hanno perpetrato una truffa nei confronti di 57 consumatori (prevalentemente persone anziane) attivando a loro nome oltre 900 sim card e fittiziamente ceduto 62 smartphone. In altri casi, maneggiando il telefonino dell’inconsapevole utente, che si era rivolto a loro per alcune disfunzioni e/o aggiornamenti delle applicazioni software, venivano attivati dei servizi di telefonia a pagamento non richiesti.
L’addebito rateale sul conto corrente o sulla carta di credito del consumatore della cessione del telefonino o degli altri servizi a pagamento, rendeva meno evidente il costo per la vittima. Successivamente, le sim formalmente attivate e i cellulari apparentemente venduti, rimasti in negozio, venivano ceduti ad altre persone «in nero» o con scontrini riportanti voci generiche.
In questo modo, risultava che l’impresa raggiungeva standard e budget di vendita, in
realtà mai conseguiti, arrecando così danno per il gestore di telefonia che elargiva premi e bonus commerciali. Dopo tutte queste evidenze, la Procura della Repubblica di Trento ha richiesto e ottenuto dal Gip il sequestro preventivo frutto dell’attività illecita, pari al guadagno, circa 80 mila euro, conseguito dalla società dalla vendita dei predetti prodotti e servizi. In fase di esecuzione del provvedimento giudiziario, le Fiamme Gialle trentine hanno, quindi, eseguito il sequestro di disponibilità finanziarie depositate sui conti correnti degli indagati e di un immobile. Al termine delle indagini, tramite il Nucleo Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche Guardia di Finanza, la società è stata segnalata al Garante per la Protezione dei Dati Personali affinché valutasse la condotta degli amministratori della predetta impresa ai fini della normativa sulla privacy. Questa, dopo aver riscontrato la violazione dei principi di liceità e correttezza del trattamento dei dati personali, ha emesso nei confronti della società trentina la sanzione amministrativa di 150mila euro. All’esito delle investigazioni l’Autorità Giudiziaria ha emesso il decreto di chiusura delle indagini, confermando i capi d’accusa nei confronti di cinque persone e formulato la richiesta di rinvio a giudizio.