salute
venerdì 31 Maggio, 2024
di Gabriele Stanga
«Cinquecento donne trentine ogni anno soffrono di tumore al seno», spiega la sessuologa Carla Maria Brunialti che ieri sera ha parlato a palazzo Trentini in un incontro pubblico sul tema del benessere sessuale dopo il tumore al seno. Il ritorno a una vita piena, anche dal punto di vista sessuale e affettivo, è un non facile obiettivo per donne che devono affrontare prima un non semplice intervento di asportazione e poi fare i conti con gli sconvolgimenti che questo comporterà nella loro vita, sia sul piano psicologico che su quello relazionale. Uno degli aspetti chiave riguarda i cambiamenti nella vita sessuale, dovuti sia agli interventi chirurgici e farmacologici che alla diversa percezione che la donna avrà di sé e della propria corporeità. Il lavoro della dottoressa comincia proprio qui, per riaccompagnare le pazienti nel loro percorso alla ricerca di un equilibrio, che possa incorporare i cambiamenti in atto ma anche portare ad un nuovo benessere della donna nel privato così come nella dimensione di coppia.
Dottoressa Brunialti, quante sono le donne colpite da tumore al seno in Trentino?
«Il dato drammatico è che ogni anno le donne colpite in trentino sono 500, quindi su un periodo di 5 anni parliamo di circa 2500 donne».
Che donne sono quelle che si rivolgono alla sua consulenza?
«Tutte hanno un problema con la propria sessualità e la percezione del proprio corpo. Appartengono, poi, a varie categorie: donne che stavano bene con il proprio corpo e ora devono fare i conti con la nuova situazione, donne che vorrebbero diventare madri e non sanno come recuperare il corpo ferito, donne rimaste sole perché i compagni non si sono dimostrati all’altezza di questo dolore».
Come cambia la vita di una donna dopo l’intervento di asportazione?
«Il tumore al seno è un vero e proprio terremoto nella vita di una donna, perché va a colpire il simbolo stesso del femminile, un’identità visibile, che è dentro di noi ma viene valutata dagli occhi di chi guarda. La donna dopo l’intervento sviluppa un senso di mutilazione, perdita di femminilità e deprezzamento del valore del proprio corpo. Ne conseguono una diminuzione dell’autostima corporea, una riduzione del sentimento di essere attrattive sessualmente e un forte timore per la relazione in atto o difficoltà nel pensare all’inizio di una nuova relazione»
Di fronte a queste problematiche, come si può recuperare una dimensione intima?
«Nel periodo che intercorre tra la diagnosi e l’intervento occorre che la donna prenda contatto col suo corpo e saluti quel seno che poi non sarà più come prima, parallelamente occorrerà parlare di come e non se ci sarà un dopo. Nella fase successiva si lavora sulla capacità di guardare il seno, interiorizzarlo, carezzarlo. Il seno malato non è il colpevole da guardare con rabbia, va trattato con la benevolenza che si deve ad una vittima»
E per quanto riguarda le coppie?
«Nella coppia il problema è che nessuno dei due ha il coraggio di fare il primo passo. L’uomo non sa come porsi rispetto al nuovo seno e se toccarlo. La donna, invece, sta ferma perché ha paura di un giudizio sulla sua moralità. Cominciare a parlare è una buona strada, la seconda cosa è cominciare ad abbracciarsi nudi prima di addormentarsi, come ripresa del linguaggio corporeo. La terza cosa è pensare che dopo questo intervento per un periodo la sessualità possa essere cambiata e quindi non avere in mente solo la sessualità penetrativa ma anche altre modalità».
Lei è specializzata anche sulle malattie del dolore sessuale, come vulvodinia e vaginismo. Come si affrontano queste patologie?
«Sono malattie in aumento ma curabili in buona parte attraverso il lavoro sulla mente, abbinato a quello sul corpo. C’è però, un altro fenomeno preoccupante».
Quale?
«Stanno crescendo i disturbi dell’erezione tra giovani maschi a causa dell’abuso della pornografia. Ciò è dovuto ad un eccesso di stimoli che la pornografia offre».