Riva del Garda
lunedì 26 Agosto, 2024
di Leonardo Omezzolli
«Alea iacta est», e passi indietro oramai è impossibile farne. La questione turistica ha invaso le vie altogardesane esplodendo sotto le calure agostane sollevando un polverone politico, turistico, sociale ed economico che non ha precedenti. Le tensioni che negli ultimi anni erano cresciute in modo separato e disgiunto, tra l’eccessivo intensificarsi del traffico, lo sfruttamento del commercio improntato su attività prettamente stagionali, la mancanza di alloggi per residenti, la ricerca di una qualità turistica che dovrebbe vedere una decrescita delle presenze, il consumo idrico, il sovraccarico dei depuratori e la gestione della differenziata, in questi giorni hanno trovato un fronte comune: la richiesta di porre innanzi le istanze dei residenti e non quelle degli ospiti. All’apice dello scontro si posizione il volantino realizzato e distribuito dal Coordinamento tutela ambientale Alto Garda e Ledro che chiede ai turisti di moderare il proprio impatto sul territorio che li sta ospitando. Eppure, tutto questo, non è tema nuovo. Nel non così lontano 2018 l’allora consigliere comunale di minoranza Stefano Santorum presentò un’interpellanza dal titolo premonitore: «Stati generali del commercio e turismo». La richiesta esplicita era quella di agire per contrastare i segnali non troppo felici di due settori che mostravano già una deriva pressoché incontrollata. «Indire – scriveva Santorum – una sorta di Stati generali del commercio e turismo aprendo un confronto tra associazioni, operatori dei vari settori, Comune e cittadini al fine di correggere una tendenza che fino ad oggi ha solo impoverito Riva». Al governo c’era Adalberto Mosaner. Da allora qualche confronto in modo separato si è avuto sui tavoli di Confcommercio e in seno all’Apt. Ma pur coinvolgendo numerose realtà si è faticato a trovare una via risolutiva. Con l’esplosione degli alloggi turistici che hanno portato in suolo altogardesano un numero di posti letto ben superiore a quelli in struttura (23.769 per seconde case alloggi turistici e Cav, e 14.373 per alberghi, b&b e affittacamere) la politica ha deciso di muoversi. La sindaca Cristina Santi ha lanciato, dopo aver ottenuto l’ok dagli uffici, un nuovo regolamento per impedire alle agenzie di gestire un numero spropositato di alloggi turistici, lasciando ai privati possibilità di manovra. Il regolamento sarà portato in commissione e poi in Consiglio per l’approvazione. La politica si è immediatamente divisa. Pd contro Santi e Lega contro i Dem. È più che mai evidente che, ora, la questione è più che mai politica e rappresenterà uno dei tasselli chiave dei programmi politici in vista delle prossime elezioni. I nostrani Giulio Cesare dovranno guardarsi le spalle onde evitare quell’ultimo flebile fiato di voce «Tu quoque, Brute, fili mi! (Persino tu, Bruto, figlio mio)». Perché, intrecci e interessi, in città sono molti.
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