Tribunale

mercoledì 27 Settembre, 2023

Uccise la vicina a colpi di accetta, Pm e difesa chiedono di archiviare le accuse di stalking

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I video come prova portati dal legale dell’operaio che dal carcere non si dà pace: «Ma cosa ho fatto? Ammazzato una donna?»

Ilir Zyba Shehi lo aveva spiegato a carabinieri e pm quando aveva ancora gli abiti e le mani sporche di sangue, la maledetta sera del 28 luglio scorso, che aveva ammazzato la vicina di casa, o meglio la condomina, Mara Fait, che lo tormentava da troppo tempo. «Mi perseguitava ogni giorno, sempre, sempre, sempre…» aveva detto l’omicida reo confesso in lacrime, raccontando la sua esasperazione e di come i continui dissidi erano approdati anche in tribunale. E ancora oggi l’operaio di 48 anni, su cui è in corso una perizia psichiatrica, non riesce a darsi pace. E come un registratore rotto si chiede di continuo come possa essere arrivato a tanto, interrogando anche i familiari che lo vanno a trovare in carcere: «Ma cosa ho fatto? Ho ammazzato una persona, per giunta una donna? Come ho potuto? Ho rovinato tutto..».

I tanti procedimenti, l’udienza di ieri
Dei sei fascicoli aperti in Procura a Rovereto, diretti o collegati alla tormentata convivenza tra condomini degenerata negli anni, fino al delitto, uno è ancora da definire. Scaturito dalla più recente denuncia per stalking, quindi atti persecutori, presentata dalla vittima, l’infermiera in pensione, nei confronti di quello che è diventato il suo omicida. Un procedimento, questo, per il quale il pubblico ministero Viviana Del Tedesco aveva già chiesto l’archiviazione, depositando anche una memoria riassuntiva. Archiviazione che il magistrato è tornato a sollecitare ieri mattina, nell’udienza che si è tenuta davanti al giudice Mariateresa Dieni, in cui ha discusso anche il difensore di Ilir Zyba Shehi, l’avvocato Franco Busana, ribadendo come ci sono video agli atti che dimostrano come fosse Fait a minacciare e tediare il suo assistito e non il contrario. Filmati, questi, già prodotti come prove nel precedente procedimento per stalking. Prove così eloquenti da portare il giudice ad archiviare il fascicolo a carico dell’albanese. E l’ultimo procedimento rimasto in piedi, sempre con la stessa contestazione, potrebbe avere lo stesso esito ma l’ultima parola spetta al giudice Dieni che si è riservata. Solo la scorsa settimana il giudice di pace aveva fatto cadere l’accusa di lesioni per lo stesso Shehi: la situazione in aula si è infatti rovesciata e dovrà essere quello che aveva lamentato di essere stato aggredito a dover invece risarcire i danni al 48enne.

Nordio: «Omicidio imprevedibile»
A scrivere dell’omicidio di Mara Fait, l’altro giorno, era stato il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, in risposta a un’interrogazione della deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari. Il guardasigilli, «non ravvedendo alcuna anomalia nell’operato dei magistrati» che si sono occupati della vicenda, ha spiegato che «tutte le decisioni adottate risultano corroborate da prove documentali e dichiarative» e «il contesto in cui siffatta vicenda si è via via dipanata e aggravata, caratterizzata da rapporti di pessimo vicinato, rientra in un ambito di relazioni umane estremamente diffuso che non poteva certo lasciare presagire un esito così infausto» le parole di Nordio. Per l’avvocato Nicola Canestrini, che assiste il figlio della donna di 63 anni uccisa a colpi di accetta davanti casa, «da accertare non è tanto il clima di vicinato ma le responsabilità penali di chi ha ucciso Mara Fait. Mi rifiuto di pensare — chiosa il legale — che possa anche solo essere ipotizzato che problematiche di vicinato possano giustificare un omicidio, e spero che su questo siano tutti d’accordo».