L'istanza
sabato 17 Agosto, 2024
di Simone Casciano
Un abbattimento, quattro indagati, ma nessuno rinvio a giudizio. Si concluderà così forse la vicenda di F36, l’orsa trovata morta il 27 settembre 2023 in val Bondone, nel comune di Sella Giudicarie. Ma il dubitativo è d’obbligo perché le sigle animaliste hanno già annunciato l’intenzione di fare opposizione contro la richiesta di archiviazione presentata dalla pm titolare del fascicolo Patrizia Foiera.
I fatti
È proprio la richiesta di archiviazione a confermare quanto scritto dal «T» già mesi fa: ossia che l’orsa F36 è stata uccisa con un colpo di arma da fuoco. A febbraio scorso, fonti informate, avevano infatti parlato di un foro di entrata e uno di uscita osservati sulla carcassa durante l’esame necroscopico. Indiscrezioni che si sono rivelate corrette visto che la richiesta di archiviazione dice che durante l’esame sono stati rivenuti elementi balistici, ossia pallini di piombo che sono parte sostanziale di «munizione spezzata sparata da arma». Inoltre l’esame concludeva che la morte dell’animale fosse stata causata da «lesioni traumatiche agli organi vitali causate dal passaggio di un corpo metallico» che ha attraversato il torace da destra a sinistra. Un colpo sparato quindi con grande precisione e che fa supporre una certa maestria da parte di chi ha sparato. Le conclusioni dell’esame hanno quindi portato la Procura a ipotizzare che si sia trattato di un abbattimento illecito e immotivato, questo perché la traiettoria del proiettile è compatibile con una posizione dell’orsa laterale rispetto al colpo subito e non frontale, escludendo quindi che stesse attaccando.
Le indagini
I fatti da cui si sono mosse le prime indagini sono due: la presenza a soli 600 metri in linea d’aria dal luogo del ritrovamento dell’animale di un appostamento fisso da caccia e la data della morte, rilevata grazie al radiocollare, ossia il 24 settembre 2023. Le indagini si sono concentrate su quattro cacciatori della zona che le denunce di uscita di caccia e l’analisi delle celle telefoniche a cui si erano agganciati i loro cellulari ponevano nella zona in cui l’animale è stato abbattuto nel giorno della sua morte. Per questo motivo la Procura ha disposto nei confronti dei quattro un’ulteriore attività investigativa, con tanto di perquisizioni, in modo da trovare altri elementi che potessero corroborare il quadro indiziario. Indagini che però hanno dato esito negativo, da qui quindi la richiesta di archiviazione. Spiega la Pm che gli indizi raccolti seppur pertinenti non appaiono sufficienti a sostenere l’accusa e che neppure ci siano spazi investigativi ulteriori, questo perché «non è stato rinvenuto il bossolo ed è stato smaltito il pelo dell’orsa» prima che venisse rilevata polvere da sparo, rendendo quindi difficile risalire all’arma e quindi al proprietario. Bisognerebbe forse capire come mai e perché quel pelo sia stato smaltito prima di acquisire queste informazioni.
«Faremo opposizione»
Contro la richiesta di archiviazione si sono espresse subito le associazioni animaliste Leal e Lav, tra le parti offese assieme alla Provincia. «È una strada complessa, ma faremo tutto il possibile perché le indagini siano portate avanti e avere giustizia per F36» fanno sapere dalla Leal. «Il procedimento non deve essere archiviato – dicono dalla Lav – Vogliamo che i responsabili paghino per questo ignobile atto di bracconaggio».
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