L'omicidio

domenica 13 Aprile, 2025

Ucciso dal figlio a coltellate, fatale per Simeun Panic il fendente ai polmoni. Ora il figlio Bojan dovrà comparire davanti al giudice

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Domani lo studente di 19 anni comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari

Delle almeno quattro, cinque coltellate che il diciannovenne Bojan Panic ha inferto al padre di spalle, alle prime ore di venerdì 4 aprile, nella loro casa di Mezzolombardo, una è penetrata nel polmone. Ed è stata quella fatale. Avrebbe infatti provocato un’emorragia, quindi la morte del muratore Simeun Panic, 46 anni, nonostante i ripetuti tentativi, della moglie Milka prima e dei soccorritori poi, di far tornare a battere il suo cuore. Emergono nuovi dettagli sull’autopsia effettuata lunedì al Santa Chiara dall’anatomopatologo Dario Raniero dell’Istituto di Medicina legale di Verona, su incarico conferitogli dalla pm Patrizia Foiera, nell’ambito dell’inchiesta aperta per omicidio volontario, che vede indagato a piede libero lo studente.
Le ferite sul corpo del bosniaco analizzate nel corso dello stesso esame sono risultate compatibili con il coltello a serramanico che il diciannovenne, spaventato e preoccupato per la madre oggetto di pressanti minacce, aveva raccolto in casa e portato con sé in camera da letto. Il coltello che ha appunto usato nel momento in cui il muratore, alle prime ore di quel venerdì, è avanzato nella penombra urlando, chinandosi sulla moglie Milka stesa a letto, inveendole ancora una volta contro con disprezzo, pretendendo il cellulare, lui che da tempo ormai, soprattutto nelle ultime giornate e ore, le aveva promesso che le avrebbe fatto del male, che si sarebbe presentato di nuovo nel negozio di Mezzolombardo in cui faceva la commessa, per farle lasciare quel lavoro, sempre più possessivo e autoritario. La donna, vista la situazione, quella sera si era spostata infatti nella camera da letto dei ragazzi, e si era coricata nel letto del più grande il quale, in grande apprensione per lei, temendo che il padre potesse concretizzare quelle sue terribili minacce, non l’ha mai lasciata sola. «Mi ero addormentata, poi ho sentito mio marito arrivare nella penombra urlando, insultandomi e pretendendo il mio cellulare» avrebbe riferito la quarantenne. In quel momento Bojan Panic è saltato giù dal letto in cui si era stretto con il fratello minore e ha colpito il padre che si stava avventando sulla madre. E lo ha accoltellato. Alle spalle. Più e più volte. Almeno quattro, cinque, è emerso dall’esame. E quando la lama è arrivata al polmone per il muratore non c’è stata chanche di sopravvivenza. E ora la sua salma è in viaggio per la Bosnia.

Le risposte tra due mesi
Per avere comunque la relazione completa dell’autopsia, per conoscere maggiori dettagli sulle cause del decesso, bisognerà comunque attendere almeno sessanta giorni. Ci vorrà tempo anche per il risultato degli esami tossicologici, per confermare o meno lo stato di alterazione da alcol dell’uomo, per conoscere il tasso alcolemico. Secondo i familiari infatti Simeun Panic giovedì sera, 3 aprile, era rincasato alle 23.30 sbronzo e aveva continuato a bere anche nelle ore successive, birra, vino e grappa, così come attesterebbero anche le quattro bottiglie vuote che i carabinieri hanno rinvenuto nell’appartamento di via Frecce Tricolori a Mezzolombardo, ora sotto sequestro.

L’interrogatorio domani
Altro passaggio necessario è l’interrogatorio di convalida del 19enne, fissato per domani. Bojan — ristretto in carcere dopo il delitto e a distanza di qualche ora, dopo i riscontri raccolti dalle prime indagini, rimesso in libertà su disposizione della Procura che ha considerato l’insussistenza delle esigenze cautelari — comparirà davanti al giudice per le indagini preliminari Gianmarco Giua. Lo studente potrà rispondere alle domande, chiarire in modo più approfondito la sua posizione, il contesto familiare, ma può scegliere anche di trincerarsi dietro un muro di silenzio. Sì perché ha già risposto alle domande di pm e carabinieri il giorno dell’omicidio, portato in caserma a Trento. «Volevo solo difendere mia madre, temevo per lei, che mio padre potesse ucciderla come minacciato» le sue parole. Riferendo anche come avesse insistito con la donna: «Mamma chiama i carabinieri per favore» la richiesta. La quarantenne, che negli anni non aveva mai denunciato il compagno per i maltrattamenti subiti, il pomeriggio del 3 non aveva avvisato i militari ma aveva scaricato sul suo smartphone l’app del 112 Where are U, che permette di inviare alla centrale unica d’emergenza la propria posizione e una richiesta d’aiuto silenziosa. «Il mio assistito Bojan e sua mamma sono distrutti, sconvolti, stiamo valutando di affiancare loro uno psicologo» ha anticipato l’avvocata Veronica Manca.

Telefoni al setaccio
Ora gli inquirenti si concentreranno sui cellulari sequestrati subito dopo il delitto, a caccia di riscontri sulle testimonianze raccolte, in primis sulla versione fornita fin da subito dal diciannovenne indagato per omicidio volontario. Sui dispositivi della famiglia da passare al setaccio gli investigatori cercheranno quindi eventuali conferme, elementi probatori importanti, sul rapporto di coppia, su quell’atteggiamento descritto come aggressivo, oppressivo, dominante e autoritario che il muratore avrebbe avuto verso la moglie, costretta a subire vessazioni e maltrattamenti da almeno dieci anni, questo almeno a detta della stessa e del primogenito. In particolare riscontri sulla ricostruzione fornita in merito agli ultimi giorni, alle ultime ore di vita di Simeun Panic, al clima di terrore che i familiari hanno raccontato di aver vissuto in casa. La pm mercoledì ha proceduto a delegare una consulenza tecnica a un ingegnere informatico. Un esperto, costui, che acquisirà copia forense di tutti i dati e i contenuti archiviati nei cellulari di tutta la famiglia, dei genitori e dei due figli appunto, a partire appunto dalla chat, dai messaggi che si scambiavano. Conversazioni da cui potrebbe delinearsi in modo chiaro il contesto familiare.