L'iniziativa

martedì 29 Agosto, 2023

Un dormitorio per chi vive per strada, Astalli lancia la raccolta fondi: «Apriamo prima»

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Già raccolti più di 4mila euro, ma per anticipare l'apertura del dormitorio alle ex Bellesini serve di più. Canestrini (Astalli): «Nessuno deve morire di freddo. è una battaglia di dignità»

Simone Casciano
Mostafa Abdelaziz Aboulela. Un nome che forse in tanti hanno già dimenticato, ma non al Centro Astalli. È il nome del ragazzo egiziano di 19 anni morto di freddo la notte del 9 dicembre 2022 a Bolzano. Una morte atroce e inaccettabile che non si deve ripetere e anche per questo il Centro Astalli ha lanciato la campagna di raccolta fondi online «Apriamo Prima!». La campagna può essere finanziata da tutti sul sito gofundme.com. L’obiettivo dell’ente è quello di aprire prima uno dei due dormitori attivi su Trento, quello realizzato un anno fa, negli spazi delle ex Bellesini in Cristo Re, proprio all’apice dell’emergenza freddo.
L’iniziativa
«Il comune di Trento è stato molto corretto – spiega Stefano Canestrini coordinatore del Centro Astalli – Ci ha garantito il finanziamento per tutto l’anno per il dormitorio di Casa San Francesco e dal primo di novembre per quello delle Bellesini attenendosi alla direttiva ministeriale sull’emergenza freddo che prevede queste aperture da novembre e fino ad aprile». L’obiettivo del Centro però è quello di andare oltre l’emergenza freddo, che poi emergenza non è, e aprire prima. «Ripensando a Mostafa Aboulela il tema è proprio questo: la dignità delle persone arriva solo quando fa freddo? Quando qualcuno muore? Per noi non è così e per questo abbiamo lanciato la campagna con l’obiettivo di aprire prima il dormitorio delle Bellesini». Al dormitorio in Cristo Re ci sono 24 posti, aprire un mese, garantendo a ogni ospite un letto in cui dormire e una colazione la mattina, costa ottomila euro. È questo l’obiettivo che si è posto il Centro Astalli chiamando la comunità trentina a contribuire. «Qualora le donazioni superassero il nostro obiettivo potremmo pensare di aprire ancora prima, a metà settembre, oppure prolungare l’apertura del dormitorio oltre il suo termine attuale di aprile».
Al posto delle istituzioni
In Astalli sono fiduciosi della risposta da parte della società civile. «Sappiamo che ci sono molte persone che hanno a cuore il tema, che credono che bisogna prendersi cura di queste persone. Che sanno che aiutarle significa prendersi cura della nostra comunità e quindi anche del futuro dei nostri figli e nipoti che in essa dovranno vivere. Perché accogliere e integrare rimane il modo migliore per costruire una comunità sana e sicura». Guardando la raccolta fondi per il Drago di Vaia superare quota 35mila euro ci si chiede quanto in alto possa arrivare questa. «Sappiamo che molte famiglie trentine in questo momento sono in difficoltà, quello che chiediamo, a chi può, è di pensare che con un euro al giorno, il costo di un caffè, può garantire a una persona un letto e un pasto caldo». Insomma, si chiede poco per fare davvero tanto. Quel tanto però, ci tiene a ricordarlo Canestrini, che dovrebbe fare già la Provincia. «Crediamo in questa iniziativa, ma è chiaro che si tratta di una misura tampone. Le risposte correte e di vera integrazione dovrebbero essere quelle ministeriali. Però Provincia e Ministero sono immobili, i 700 posti garantiti dell’accoglienza sono saturi e intanto c’è chi fa finta niente. Così abbiamo deciso di muoverci, nella convinzione che le persone non debbano rimanere per strada mai, né d’inverno, né d’estate. Pensate a come deve essere vivere per strada in questi giorni con la pioggia incessante e il freddo improvviso». Prima la campagna raggiungerà il suo obiettivo e più fondi si riuscirà a raccogliere e prima si partirà. Anche perché ce n’è davvero bisogno
A centinaia per strada
Sono 360 le persone che da inizio anno hanno fatto richiesta di asilo in Trentino. Circa 300 di queste sono ancora senza risposta e, se è presumibile che almeno una parte di queste si siano spostate nel frattempo, è probabile che tra le 200 e le 300 si trovino ancora tra Trento e Rovereto senza essere state accolte. «Vivono ai margini delle nostre città – dice Canestrini – Chi sotto a un ponte, chi una piazza, chi in una casa abbandonata, tutti senza essere considerati dalle istituzioni preposte a farlo». L’obiettivo dell’iniziativa quindi è anche quello di smuovere le coscienze di chi ha la responsabilità di gestire il fenomeno migratorio, se la società civile si muove, forse anche altri lo faranno. «Cerchiamo di fare la nostra parte in attesa di una risposta sistemica», conclude Canestrini.

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