La ricerca
domenica 21 Luglio, 2024
di Maddalena Di Tolla Deflorian
Sarà forse la fitodepurazione ad aiutare il lago della Serraia a ripulirsi di almeno una parte del fosforo di origine antropica, che lo affligge da anni. La fitodepurazione potrebbe aiutare anche a rivitalizzare – contestualmente – una sua componente preziosa, cioè il grande biotopo dei paludi di Sternigo a nord del lago, il più grande biotopo (oggi Riserva) del Trentino con i suoi 24 ettari di estensione, che a novembre dell’anno scorso ha compiuto i suoi primi 30 anni di vita giuridicamente intesa. La fitodepurazione è un meccanismo naturale ben noto, che qui sarebbe applicato e potenziato con tecniche umane in un contesto messo a dura prova da impatti del passato ma anche dal nuovo ingresso di ulteriore fosforo attuale. Lo studio di fattibilità per realizzare un progetto di vero e proprio fitoparco, che dovrebbe smaltire circa 300 chili di fosforo all’anno (cioè la quantità-soglia considerata dai tecnici il driver che porta all’ eutrofizzazione e alla dannosa proliferazione algale) e abbattere anche altri inquinanti, è adesso sul piatto del pubblico dibattito, con uno sponsor importante: il sindaco di Baselga di Pinè, Alessandro Santuari.
«Il respiro dei laghi»
Venerdì sera il professor Maurizio Borin dell’Università di Padova – che aveva ricevuto l’incarico dal comune di realizzare lo studio – ha esposto la sua relazione ha un’ottantina di persone, nella Sala Mondiali dell’ ex biblioteca. Organizzava l’evento il Comitato Laghi, nel ciclo di conferenze «Il respiro dei laghi». La relazione del professore universitario ha anche fatto emergere che circa duecento chili di fosforo depositati sul fondo (dei circa 80mila che sono silenti là sotto) sarebbero «attivati» e «liberati» ogni anno, mentre un centinaio entrano nel lago ex novo, in gran parte dal Fos Grand, come già si sa da tempo. Il dibattito seguito all’illustrazione «è stato intenso e lungo, con interventi qualificati e preparati e molto interessati», ha sottolineato Fulvio Mattivi, presidente del Comitato Laghi, gruppo che due anni fa aveva lanciato, per primo, l’idea della fitodepurazione come tassello del piano di azione per riqualificare il lago. «Adesso si apre il periodo di confronto con la Provincia. Serve una fase di studio su vari aspetti e poi andremo alla fase delle richieste anche economiche», ha commentato Santuari.
Lo studio di fattibilità
Lo studio di fattibilità prevede di realizzare alcuni bacini di fitodepurazione da costruire in ciascuna delle due zone interessate dal fitoparco, ovvero la zona del Lido e la zona del biotopo, a nord. L’acqua del lago sarebbe pompata, fatta transitare nei bacini e, grazie al lavoro tutto naturale delle piante acquatiche adatte, il fosforo sarebbe sottratto e l’acqua depurata e ossigenata. L’acqua sarebbe quindi restituita in stato molto migliore di prima al lago, e questo processo virtuoso potrebbe migliorare e aumentare la biodiversità nel suo complesso, rendendo il lago ancora più bello e più vitale.
Il fitoparco
Per realizzare il fitoparco si dovrebbero piantumare circa centomila piantine di specie autoctone di piante acquatiche. L’elenco con fotografie delle piante che si potrebbero piantumare, che il professor Borin ha illustrato, è stato una festa di bellezza naturalistica, e ha ricordato quanto la natura offra di suo in termini di biodiversità e capacità depurante, se le fasce ripariali di laghi e corsi d’acqua non fossero costantemente cementificate, tagliate, banalizzate. Ecco allora che possiamo immaginare il ritorno e l’espansione di piante che sarebbero naturalmente presenti, come fragmiteto australis, tife latifoglie, giunchi, carici,giaggiolo d’acqua, garofanino d’acqua, menta e la cicuta acquatica e tante altre meraviglie adattative, tipiche delle zone umide, che sarebbero la normalità in un ambiente equilibrato e sano. Nella zona del biotopo di Sternigo, in particolare gli interventi sarebbero progettati rispettando la parte strettamente protetta e più delicata, potenziando le caratteristiche naturali. Per questo ambito vi sono due ipotesi progettuali diverse. Il fitoparco, qualora fosse realizzato, sarebbe un tassello di quel mosaico di azioni (fra cui, insieme ad altre, l’azione richiesta da una petizione e dal Comitato di vietare in estate i pompaggi a scopo idroelettrico) per riportare ai suoi splendori e ad un equilibrio funzionale ed ecologico di cui si parla da tempo. Un altro tassello importante – ricordato durante la serata dal sindaco Santuari – sarà lo spostamento delle serre, che tanti nutrienti problematici nel lago hanno portato negli anni. «Io sono ottimista che se ben progettato, collocando in modo corretto le piante giuste, il fitoparco funzionerebbe e in circa due anni si inizierebbero a vederne i risultati. Servirebbe un piano di gestione flessibile», ha detto il professor Borin alla platea. Sarebbe un organismo vivente, complesso, di cui avere cura, che richiederebbe la collaborazione di servizi, amministrazione, esperti, comunità. L’altopiano potrebbe diventare famoso per un progetto di riqualificazione ambientale unico nelle Alpi, in Europa addirittura. Il fitoparco sarebbe un progetto che potrebbe attirare scienziati, ma anche amanti della vita acquatica e ambientalisti di tutto il mondo.