L'INTERVISTA

lunedì 16 Dicembre, 2024

Un trentino su quattro fatica a svolgere i calcoli, Schizzerotto (Unitn): «L’analfabetismo abbassa la qualità della politica»

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Il professore emerito del dipartimento di Sociologia commenta i dati Ocse: «La cultura scolastica è sconnessa dalla realtà economica, sociale e culturale. Non si crea l’abitudine a leggere e informarsi»

C’è un legame tra l’analfabetismo funzionale e le difficoltà del sistema democratico? Forse non in termini di partecipazione alle urne ma da un punto di vista di qualità della politica, sì. E le svolte autoritarie che si stanno diffondendo sulla scena internazionale ne sono una conferma. Sicuramente c’è molto altro da considerare nell’analisi dell’indagine Piacc-Ocse sulle competenze degli adulti di età compresa tra i 16 e i 65 anni, dal ruolo del sistema educativo all’impatto (negativo) di social network e periodo pandemico. Questa almeno è la visione di Antonio Schizzerotto, professore emerito del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento.
I dati dell’indagine Ocse rivelano che un trentino su quattro fatica a svolgere calcoli elementari, usare tecnologie di base e comprendere il contenuto di un articolo di giornale (vedi il T di ieri)
Professore, quali sono le cause di questi numeri?
«Le più ovvie riguardano il sistema scolastico, nel nostro Paese poco orientato a sviluppare competenze per il vissuto quotidiano. Gli insegnamenti sono legati a una cultura tradizionale staccata dalla vita quotidiana delle persone. La conoscenza è chiusa in un bozzolo disciplinare, invece di diventare strumento di comprensione della realtà».
Questo, però, non rischia di diventare il solito discorso della scuola che deve andare incontro alle esigenze del mercato?
«Non esattamente, è più una questione di creare cittadini consapevoli. La cultura scolastica è spesso sconnessa dalla realtà politica ed economica ma anche sociale e culturale. Le competenze che si acquisiscono non vengono più esercitate fuori dalla scuola. Non si leggono più libri e giornali. Si sceglie il cinema di consumo piuttosto che quello d’autore. Si fa una vita slegata dalle dinamiche sociali».
E a cosa si deve questa tendenza?
«È una dinamica aggravata dal periodo covid, con la chiusura delle scuole sono aumentate le disuguaglianze. Lo si vede dagli invalsi di terza media e superiori. Poi io credo che molto dipenda dal titolo di studio posseduto e dal tipo di percorso formativo. Un laureato che prima ha frequentato anche il liceo è molto meno analfabeta funzionale di chi esce dalla sola formazione professionale».
Nel calo della comprensione delle notizie, c’è anche un problema di comunicazione dei media?
«Riguardo all’informazione credo che piuttosto il problema maggiore sia il grado di pervasività dei social media. I giornali hanno ancora una loro dignità linguistica ma la colpa è da ricercare nell’ipersemplificazione dei messaggi veicolati dai social network. Ma anche i messaggi mandati dalla politica non stimolano alla riflessione sulla realtà».
C’è un legame quindi tra analfabetismo funzionale e calo dell’affluenza alle urne?
«I livelli di disaffezione sono più elevati nelle persone meno istruite ma ormai il fenomeno è macroscopico. Quando non vota il 50%, senza dubbio c’è una grossa fetta di laureati e persone istruite che non vanno alle urne. L’analfabetismo funzionale impedisce di capire cosa succede nella sfera politica e quindi si va votare meno, ma in primis c’è disaffezione. Non c’è un legame immediato ma piuttosto un abbassamento qualitativo della domanda politica»
E quindi anche dell’offerta.
«Si induce la politica stessa ad abbassare il livello comunicativo. Non viene chiesta un’argomentazione rigorosa e i politici, che già erano poco propensi a fornirla, sono indotti a farlo ancora meno. Ma non succede solo da noi, basta pensare ai messaggi di Trump che sono di una banalità e distorsione della realtà incredibile. L’analfabetismo funzionale contribuisce all’analfabetismo politico».
Ci sono pericoli per la tenuta della democrazia?
«La democrazia richiede elevata consapevolezza. L’analfabetismo riduce le chance che i regimi democratici hanno di sopravvivere. Se ci sono meno strumenti per guardare la realtà c’è il pericolo di uno spostamento in senso autoritario».