Emergenza abitativa
lunedì 26 Dicembre, 2022
di Redazione
Una manciata di mesi di attività, eppure quasi ottanta persone supportate. A riprova che quella abitativa resta una fragilità evidente, specie in alcuni territori: il capoluogo, che per densità demografica inevitabilmente diventa cassa di risonanza dei bisogni, ma anche l’alto Garda che da anni mostra carenze nell’offerta residenziale. Con queste premesse lo sportello Una casa per tutti del Centro sociale bruno traccia il primo bilancio della sua attività, riepilogando i numeri delle famiglie (17) aiutate in questo periodo.
«Dopo i primi sei mesi di attività – scrivono in una nota – possiamo tracciare un primo bilancio dell’azione dello Sportello casa per tutt*. Siamo un soggetto sorto a partire nel giugno 2022. Tutte le attività sono svolte su base volontaria e a titolo gratuito. La nostra azione, partita da un presidio solidale con una famiglia sotto sfratto convocato dal Centro Sociale Bruno, si configura come sostegno ai nuclei familiari in condizioni di emergenza e disagio abitativo attraverso la ricerca di soluzioni concrete, l’accompagnamento nel rapporto con le istituzioni, la documentazione e la denuncia pubblica della grave condizione di emergenza abitativa presente in Trentino».
Ed ecco i numeri. «Si sono rivolti a noi 17 nuclei familiari, per un totale di 79 persone, di cui 37 minori, 2 disabili al 100% (uno minore), una al 75% e uno affetto da tumore. In tutti i nuclei vi è almeno una persona che lavora (di solito stabilmente), anche se nei due anni passati hanno vissuto lunghi periodi di disoccupazione dovuti alla pandemia; solo in due nuclei vi sono pensionati».
Su 17 nuclei 6 hanno cittadinanza italiana. Otto sono residenti nell’Alto Garda e 9 a Trento.
Di questi 17 nuclei familiari 2 hanno risolto positivamente la propria situazione. Si trattava di famiglie con minori molto piccoli (uno disabile al 100%), una sotto sfratto e l’altra già sfrattata e in stato di separazione (marito in un garage, moglie e figli accolti presso l’Ostello della gioventù a spese dei servizi sociali). «Entrambe – scrive il coordinamento dello sportello in una nota – avevano ricevuto lo sfratto da privati per morosità. Nel primo caso siamo riusciti a far rimandare lo sfratto per i mesi necessari all’assegnazione d’urgenza di un alloggio ITEA; nel secondo il nucleo è stato ricomposto in Ostello a spese dei servizi sociali dopo 3 mesi e ora gli è stato assegnato un alloggio d’urgenza».
Gli altri 15 nuclei si trovano nelle seguenti situazioni:
– Sono attualmente in stato di separazione 3 famiglie perché dispersi tra amici, parenti o costretti a dormire in macchina. Due nuclei vedono la presenza di minori, il terzo di una persona disabile al 75%. In un caso questa situazione perdura da oltre un anno, in un altro il marito ha dovuto mandare all’estero moglie e figli. Tutti e tre hanno cittadinanza italiana e si trovano nell’Alto Garda. Due sono il risultato di sfratti ITEA per fine dell’assegnazione dell’alloggio d’urgenza e uno di uno sfratto da privati.
– Per 5 nuclei familiari è previsto lo sfratto tra dicembre 2022 e maggio 2023. Si tratta di 4 famiglie con minori per cui è previsto lo sfratto per fine del contratto di locazione, tutti in Alto Garda. L’altro nucleo è a Trento ed è composto da un anziano di 66 anni. In quest’ultimo caso lo sfratto è da parte di ITEA per aver superato di 2 punti il massimale Icef. 2 nuclei su 5 hanno cittadinanza italiana.
– Per un altro nucleo familiare è previsto lo sfratto per fine del contratto di locazione nell’ottobre 2023 a Trento. Il nucleo vede la presenza di 3 minori.
– Altri 6 nuclei lamentano condizioni abitative inadeguate. Si tratta di appartamenti troppo piccoli per le dimensioni della famiglia e che almeno in due casi vedono la presenza di muffe. Tutti e sei i nuclei vedono la presenza di minori, Cinque sono a Trento e uno nell’Alto Garda. Il marito e padre di una delle famiglie di Trento si era recato all’estero per lavoro e lì gli è stato diagnosticato un tumore, ora non può tornare a casa per mancanza di una stanza sterile di cui necessità per la propria patologia.
«Abbiamo inviato l’elenco dei nuclei familiari che ci hanno contattato, completo delle loro generalità e dati utili a descrivere la loro situazione all’assessora Segnana e agli altri e altre dirigenti che abbiamo incontrato all’inizio del mese – prosegue il coordinamento – Le famiglie da noi incontrate finora e le loro vicende raccontano la gravità della situazione sia in Alto Garda che a Trento. Questo è dovuto al fatto che è più redditizio affittare a turisti sul lago e agli studenti a Trento. Ormai si parla di 600-650 euro al mese per un bilocale senza garage a Gardolo o Lavis e non è facile trovare neppure questo e a questi prezzi. Nell’Alto Garda (ammesso di trovare qualcosa) le cifre più che raddoppiano. Se non hai soldi da parte per una fideiussione annuale per una famiglia non si trova nulla neppure a Segonzano o Tione, se poi hai un cognome “straniero” (anche se magari hai la cittadinanza italiana) l’impresa diventa praticamente impossibile».
Ancora: «Abbiamo riscontrato 4 separazioni di nuclei familiari. Una a Trento (ora risolta positivamente) e 3 nell’Alto Garda. Gli altri 4 nuclei sotto sfratto nella stessa zona potrebbero andare incontro alla stessa sorte a breve. I servizi sociali non offrono soluzioni atte a tutelare l’unità del nucleo familiare, così come tutte le associazioni ed enti a cui ci siamo rivolti. Per questo facciamo appello a privati, associazioni e istituzioni per risolvere i casi che abbiamo elencato più sopra (se qualcuno ha proposte può scriverci alla mail sportellocasa@protonmail.com)».
L’associazione Una casa per tutti chiede quindi risposte. «Crediamo sia impossibile che laddove c’è tanta ricchezza non ci sia modo di trovare una soluzione dignitosa per 7 famiglie, per di più tutte con almeno un componente che lavora. Parte fondamentale della nostra azione è la denuncia pubblica. Dopo due presidi che hanno visto la partecipazione delle famiglie interessate, uno ad Arco ed uno a Trento, abbiamo ottenuto un incontro con l’assessore Segnana, la presidente di ITEA Gerosa, i dirigenti Rovri e Ruscitti».
Due le richieste dello sportello: «Il personale della provincia disponibile deve essere mobilitato a sostegno di quello di ITEA e si può coinvolgere il volontariato nella sistemazione degli alloggi più facilmente recuperabili. Restano incomprensibili le ragioni per cui non si tenti, neppure a titolo di esperimento, di percorrere questa strada: ogni appartamento recuperato significa la vita e la serenità di una famiglia. Rimane il problema di come vengono eseguiti gli sfratti per finita locazione e morosità sia da privati che da ITEA, ovvero senza costruire un’alternativa dignitosa per le famiglie coinvolte. In particolare, non è ammissibile che anziani, disabili e famiglie con minori rimangano privi di alloggio e si assista alla separazione dei nuclei. Crediamo sia doveroso sancire che le istituzioni hanno quantomeno il dovere di procurare e pagare la permanenza in ostelli o residence a tutti i nuclei con minori, disabili e anziani in attesa del reperimento di un nuovo alloggio. Senza garantire questo, uno sfratto diventa una violazione dei diritti umani».
«Inoltre – conclude lo sportello – vorremmo si riflettesse, accanto alle ovvie responsabilità di chi amministra, anche sulla dimensione della responsabilità comunitaria. In Alto Garda in particolare siamo di fronte ad una vera e propria situazione di emergenza umanitaria, frutto in primo luogo dell’avidità, perseguita anche affittando in nero ai turisti su piattaforme on line (come riscontrato dall’inchiesta di quest’estate). È questo a rendere la capitale del turismo in Trentino anche la capitale dell’emergenza abitativa e della miseria (come rilevano anche i dati Caritas)».
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