ELEZIONI PROVINCIALI 2023
giovedì 19 Ottobre, 2023
di Donatello Baldo
Nel giro al mercato del martedì a Rovereto, saluta chiunque incroci il suo sguardo. Un formale «buongiorno», senza troppi sorrisi e ammiccamenti da campagna elettorale, senza andare incontro alle persone con la mano tesa per stringerla e alla fine chiedere il voto: «Buongiorno», e basta così. Stessa cosa nella visita alla Metalsistem, che si è tenuta nel pomeriggio. Con lui c’era il governatore del Veneto Luca Zaia: quest’ultimo chiacchiera fitto fitto con il patron del gruppo Antonello Briosi, di fatturati e produttività, Fugatti invece si guarda in giro, curioso, arrivando poi alle spalle dei tanti operai dicendo: «Buon lavoro». Operai che si girano, lo vedono, rimangono un po’ stupiti e poi ringraziano. «Ragazzi — dice a un certo punto Briosi ai suoi dipendenti riuniti al caffè — questi sono qui in campagna elettorale, vi chiedono di votarli». Zaia rimane a scambiare qualche battuta, Fugatti preferisce fare soltanto un cenno di saluto e uscire. Non c’entra il profilo basso, si tratta di un poco di timidezza, quella che in politica preserva dall’arroganza, dalla supponenza, dall’alterigia del «lei non sa chi sono io» o, peggio, dell’«io sono io e voi non siete un…».
«Noi crediamo di aver messo in programma in questa legislatura una serie di priorità per il futuro del Trentino». Al gazebo della Lega, sul Corso Rosmini, aspettando Zaia, dice questo. Di Valdastico non parla più — gli avranno detto che è meglio evitare di parlarne in campagna elettorale — e nemmeno sulla circonvallazione ferroviaria, né quella di Trento — «se l’è intestata Ianeselli», suggerivano gli alleati, e le polemiche se le becca lui — né su quella di Rovereto: troppo in là da venire, gli elettori hanno bisogno di maggiore concretezza. Tra i temi pone quello della linea ferroviaria tra Rovereto e Riva: «Vi immaginate cosa vuol dire partire dalla Germania e arrivare direttamente sul lago? Ma pensate anche a cosa significa per Rovereto se ai turisti del lago basta prendere il treno e visitare la città». L’unico sogno «in grande», per il resto piedi ben saldi per terra, nessuna promessa. Tutt’altro da cinque anni fa, ma dall’opposizione al governo cambiano le prospettive.
Al mercato la gente lo vede, lo saluta e molti chiedono il selfie. Lui si presta, anche se un po’ rigido: Zaia è molto più a suo agio con l’autopromozione. Alcuni cittadini-elettori lo spronano: «Tieni duro, vai avanti». Molti toccano il tema della sanità, quello delle liste di attesa che si sono allungate a dismisura. Fugatti annuisce e spiega che «mancano medici, mancano infermieri, è un problema che hanno tutte le regioni, tutta Italia». Ma è orgoglioso di dire che lui ci ha provato a dare qualcosa: «Abbiamo fatto la Scuola di medicina, tra poco ci saranno i primi specializzandi che potranno lavorare in corsia, e molti di questi rimarranno poi sul territorio, nei nostri ospedali». E aggiunge: «Non era scontato». Una frase che Fugatti dice spesso, che senza trionfalismi mette in evidenza la piccola o grande conquista della sua amministrazione: «Non era scontato». Nemmeno, forse, immaginarsi alla guida della Provincia, lasciata contendibile da un centrosinistra che nel 2018 si è incartato. Più sicura e quasi scontata invece la sua candidatura alla riconferma, alla faccia di chi — Fratelli d’Italia in primis — ha cercato di preferire a lui altre soluzioni. Chissà cosa pensa davvero degli alleati che si sono presi i fuoriusciti della Lega, del partito che in questi ultimi mesi ha criticato il suo operato sugli orsi e sulla sanità, della candidata che ha strappato l’accordo sulla vicepresidenza ancora prima di verificare la sua forza elettorale. Quando qualcuno, al mercato, solleva il tema, parla male del partito di Giorgia Meloni o fa ironia sui candidati meloniani che cercano poltrone, Fugatti accenna un sorriso, emette un suono che sembra di assenso ma che non invoglia la prosecuzione del discorso su questa china. Taglia corto, saluta e non dà soddisfazione all’interlocutore.
Tornando alla visita alla Metalsistem, alla fine del giro si è andati a mangiare in mensa, quella aziendale. Pasto leggero, un’insalata e un secondo di pesce. Chiacchierando con Zaia si è ricordato della passione del collega per i cavalli. «Anche Eleuterio Arcese è un appassionato, ha una scuderia fornita», afferma Fugatti. E Antonello Briosi conferma: «Quando lo chiamo non mi parla che di cavalli». A Zaia piacerebbe approfondire. Detto, fatto. Fugatti prende il telefono, chiama il presidente della famosa ditta di trasporti trentina: «Eleuterio, ti passo una persona, il governatore del Veneto Luca Zaia, vuole sapere dei tuoi cavalli». I due si parlano a lungo, di razze equine e di fiere equestri. Il governatore trentino è soddisfatto: «Si sono trovati». Meno soddisfatto dal gioco a chi produce più bottiglie di vino: «Noi di prosecco un miliardo di bottiglie. Vorrei sapere quanto fate voi di TrentoDoc». Risposta: «Meno, ma l’è pu bon».