Il caso
giovedì 21 Marzo, 2024
di Massimo Furlani
Conoscenze economiche, dei meccanismi industriali, dei metodi quantitativi, ma anche di tecnologie digitali avanzate e su aspetti relativi alla sostenibilità ambientale. Sono tanti i temi su cui si focalizza la laurea magistrale in Ingegneria gestionale e dei sistemi industriali (Mangement and industrial systems engineering, ndr), uno dei corsi proposti dal dipartimento di Ingegneria industriale dell’Università di Trento, nato da un paio di anni fa. In queste ore i primi 14 laureati stanno discutendo le tesi al Polo Ferrari di Povo. Un passaggio formale. Perché grazie alle competenze acquisite – richiestissime dalle imprese – molti di loro hanno già cominciato a lavorare in importanti aziende.
L’idea del corso, sottolinea il professor Matteo Brunelli, responsabile di uno degli insegnamenti, è nata anche dal confronto con le imprese trentine: «Insieme al direttore Pegoretti e al coordinatore Pilati, e sollecitati da Confindustria e altri esperti indipendenti, abbiamo valutato che per portare avanti la sua missione il nostro dipartimento avesse bisogno di una laurea magistrale di stampo gestionale – spiega – quindi il corso è nato dall’idea di espandere la nostra offerta didattica. Abbiamo però voluto dare un taglio di tipo quantitativo, invece di soffermarci solo su conoscenze economiche».
Quelli formati sono ingegneri gestionali. «Figure – spiega il professor Francesco Pilati, docente e coordinatore del corso – in grado di risolvere, attraverso soluzioni innovative, problemi complessi e di diverse origini, altrimenti difficili da affrontare. Queste soluzioni si basano su una metodologia condivisa, che può essere quindi applicata a contesti di ogni genere, dalla logistica ai servizi passando per la manifattura».
Molti degli studenti che stanno discutendo le tesi in questi giorni hanno già un’occupazione. Come Rajith Perera Jayasuriya Kuranage, che oggi discute la propria tesi. Una tesi portata avanti anche grazie ad uno scambio in Giappone, dove lo studente trentino è stato assistito dal professore Van-Nam Huyhn. «Ho iniziato a lavorare a febbraio per un’azienda di consulenza a Verona (Sdg Group) – racconta Rajith Perera Jayasuriya Kuranage –, ho trovato l’offerta a gennaio mentre stavo finendo di scrivere la tesi. Mi occupo di elaborare dati utilizzando un software specifico: aver fatto dei corsi di programmazione durante questo corso sicuramente mi ha aiutato».
Il corso punta a formare ingegneri con un approccio «olistico», che comprenda anche la conoscenza di strumenti digitali e la capacità di valutare la sostenibilità ambientale dei processi industriali, senza però tralasciare una forte focalizzazione sui metodi quantitativi. «Insegno Decision and risk analysis – racconta ad esempio Brunelli –, ovvero l’applicazione di metodi matematici all’economia: punto a fornire agli studenti strumenti matematici per analizzare e difendere delle decisioni, e valutare di conseguenza i rischi».
Su questo tema si concentra anche la tesi presentata da Rajith, di cui proprio Brunelli è stato relatore. «Il mio lavoro tratta di una teoria di probabilità generale in cui si analizza l’evidenza per poi scegliere i test più adatti da svolgere successivamente – spiega lo studente – Per esempio, se vado da un dottore i test medici fatti in passato sono l’evidenza in base alla quale poi lui mi dirà come è meglio procedere, quali sono i nuovi test da effettuare. La mia tesi affronta il problema di come scegliere in modo ottimale quello che sarà il passo successivo». Una ricerca con applicazioni in diversi ambiti: da quello medico-diagnostico, all’industria, dal remote sensing (telerilevamento), alla gestione delle catene di distribuzione, all’analisi delle decisioni.
Conoscenze e competenze di questo tipo sono sempre più richieste nel mercato del lavoro. Motivo per cui il corso in Management and industrial systems engineering è stato accolto favorevolmente da subito da aziende e studenti. «I feedback ricevuti finora sono positivi – dichiara Pilati – Gli studenti apprezzano l’approccio didattico, le conoscenze pratiche che insegniamo e le modalità di interazione con i docenti, mentre le aziende sono molto soddisfatte dei profili che formiamo e le competenze che vengono loro fornite, che riguardano anche temi cruciali per il futuro dell’economia come l’intelligenza artificiale: siamo l’unico corso magistrale di questo tipo in Italia che prevede un insegnamento relativo al machine learning».
Proprio l’enorme richiesta da parte delle imprese di questi profili rappresenta anche l’aspetto più critico del corso: «Siamo partiti e stiamo andando avanti circa con 30 nuovi iscritti all’anno – prosegue il coordinatore – un numero che però non basta ancora a soddisfare le esigenze del territorio: la richiesta da parte delle aziende è molto più di quella che riusciamo a gestire attualmente». L’auspicio quindi è quello che il numero di iscritti possa aumentare: «Noi siamo pronti, sia in termini di didattica e contenuti che di strutture, ad accoglierne di più – conclude Pilati – recentemente abbiamo attivato anche un curriculum apposito in ingegneria gestionale nel corso triennale per dare una continuità e cercare di convincere più studenti a intraprendere questo percorso».
Alla cerimonia era presente anche Alfredo Maglione, di Confindustria Trento. «Siamo orgogliosi di questo corso di laurea che abbiamo voluto e contribuito a definire», ha detto.