Rovereto
venerdì 20 Dicembre, 2024
di Denise Rocca
C’è voluta una giornata intera di trattative per trovare la quadra, dopo la fumata nera di ieri mattina, ma l’accordo fra i sindacati e l’azienda ieri sera è arrivato. Saranno 23 nei prossimi mesi gli esuberi da Marangoni Meccanica (due lavoratori nei giorni scorsi hanno presentato le dimissioni) che avverranno con un meccanismo di adesione volontaria dei lavoratori i quali potranno scegliere se usufruire in tutto o in parte della cassa integrazione straordinaria, in maniera flessibile fino ad un massimo di 12 mesi. Proprio la durata di un anno dell’ammortizzatore sociale era uno dei nodi più cari alle parti sindacali, come garanzia di un tempo protetto adeguato per dare ai lavoratori modo di trovare un’altra occupazione. «Possiamo dire di aver raggiunto gli obiettivi che ci eravamo prefissati a tutela dei lavoratori – spiega Paolo Cagol (Fim Cisl) – in particolare sulla cassa era importante che fosse a 12 mesi per estendere al massimo possibile i tempi di ricollocamento». C’è comunque soddisfazione fra le parti per l’intesa trovata, anche se si parla di esuberi e crisi. «Mi ritengo soddisfatto – commenta a margine della trattativa Francesco Motta, presidente e amministratore delegato di Marangoni Meccanica – perché nel bilanciamento di tutte le variabili, sia il lato dei lavoratori che quello dell’azienda, manteniamo un team coeso che può garantire continuità e futuro a questa azienda che era il mio obiettivo e mandato. Apprezzo sempre il confronto, ma non deve protrarsi troppo e siamo arrivati dove era necessario. Ora alle persone che rimangono va comunicato in tempi celeri, in modo che la squadra riparta con fiducia». I criteri per gli esuberi sono gli stessi concordati nell’ultima mobilità dell’azienda, un paio di anni fa. L’altra variabile che ha rallentato la trattativa era quella del trattamento economico: in parte per l’esiguità dei budget a disposizione per le buonuscite, in parte per i vincoli sulla sostenibilità futura dell’azienda che la procedura di concordato avviata per sopravvivere alla crisi pone. «Dal lato economico rimane un accordo che aveva dei margini molto stretti – prosegue Cagol – abbiamo lavorato con il poco che c’era e fatto dei passi avanti rispetto alle premesse, ricordo comunque che il primo numero di esuberi che ci era stato comunicato era quasi il doppio rispetto agli attuali, 40 persone. Un risultato positivo è il fatto di aver ottenuto una distribuzione il più equa possibile delle esigue risorse disponibili». Ora l’accordo deve ricevere il via libera del commissario e a quel punto si avvierà la cassa integrazione. I tempi saranno celeri, si parla già dei primi giorni di gennaio. Dal lato aziendale, proprio a gennaio scadono i primi 60 giorni per la presentazione di un piano su cui fondare la procedura di concordato, è scontato che l’azienda chieda – e davanti all’accordo raggiunto stamani con i lavoratori non si presagisce un rifiuto – una proroga che sposterà alla primavera la decisione sul destino di Marangoni Meccanica.
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di Redazione
Questa mattina il seminario organizzato da Trentino School of Management con la Provincia autonoma di Trento e moderato dalla giornalista de «IlT» Marika Damaggio