L'inchiesta

domenica 14 Gennaio, 2024

Val di Fassa, regno delle seconde case: solo una su tre è una prima abitazione

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E in Val di Fiemme la percentuale è del 50%

«Casa dolce casa». Non trascorre giorno senza che il tema della carenza di alloggi, dell’aspirazione a possedere o disporre di un’adeguata abitazione, venga sollevato, o anche solo sfiorato quando si parla di sanità.

Nel dibattito sul nuovo ospedale di Fiemme, in particolare sulle difficoltà a trovare personale disponibile a trasferirsi in valle, è nota la difficoltà di trovare casa. Idem per il personale delle Rsa. Per non dire degli insegnanti ed altre categorie di lavoratori, costretti ad abbandonare l’abitazione non solo l’estate, ma anche a Natale o Pasqua per consentire al proprietario di affittarla a turisti.

Il problema è che cercare casa nelle valli di Fiemme e Fassa a prezzi abbordabili, per singoli o coppie non fa differenza, è un’impresa.

Il tema di tanto in tanto emerge, a volte di striscio, nei consigli comunali quando si parla della tariffa Imis, che colpisce sì le seconde case affittate ad uso turistico, ma senza molta efficacia. Anche i canoni concordati, che consentono una riduzione fiscale a fronte di un’opera di moderazione della pigione, non pare sortiscano grandi risultati, e di edilizia popolare o agevolata non se ne sente parlare granché, anzi, per nulla. A Predazzo c’è stato, tempo fa, chi aveva proposto l’intervento del Comune nell’acquisto del comparto di via Dante, ma la risposta era stata: non facciamo mica gli immobiliaristi.

Fatto sta che mentre il problema assume sempre più proporzioni allarmanti e insostenibili, tant’è che in val di Fassa gli stessi operatori turistici e l’Apt iniziano a riflettere sulla necessità di riequilibrare il rapporto prime/seconde case, e nonostante in Fiemme si faccia un gran parlare di trasformare determinate strutture in foresterie per tamponare una parte del problema (l’ospedale quando ci sarà quello nuovo (!), colonia Pavese, ex ricovero Giovannelli, ed altro ancora) i dati del patrimonio abitativo delle valli di Fiemme e Fassa offrono un quadro impietoso circa il numero di abitazioni definite «non occupate», le cosiddette seconde case.

I record della Val di Fassa
A partire ovviamente dalla Val di Fassa dove, secondo i dati della Fondazione Openpolis, che raccoglie ed elabora numeri per raccontare storie e produrre analisi, report e inchieste su diversi temi, si registra il 65,11% di abitazioni non occupate, ovvero abitazioni vuote o occupate esclusivamente da persone non dimoranti abitualmente. Con punte a Mazzin, (al secondo posto in Trentino dopo Mezzana che ha l’86% di seconde case) grazie ovviamente al complesso di Fassalaurina, o Solaria che dir si voglia, dove le seconde case raggiungono l’81,6% (1.147 contro 259 prime case), praticamente 2,39 abitazioni per abitante, e una minima del 58,5% a Soraga dove c’è una casa per ogni abitante. A Campitello si tocca il 71% (788 non occupate su 1.097), a Canazei il 64,9% (1524 seconde case su 2348) e a San Giovanni il 62,6% (2453 su 3917). Seguono Moena col 60% (1813 su 3024) e Soraga (407 su 696 abitazioni totali).

Complessivamente in Fassa, che conta 10.033 abitanti, ci sono 12.488 abitazioni (1,24 per ogni abitante) di cui 8.132 non occupate e 4.356 occupate da altrettante famiglie, confermando una media di 2,3 componenti per famiglia, perfettamente in linea coi dati provinciali e nazionali.

La situazione in Val di Fiemme
In Val di Fiemme che ha 20.063 abitanti, il totale delle abitazioni è di 18.382 unità (0,92 per abitante). Le seconde case ammontano a 9.435 pari al 51% a fronte di 8.947 abitazioni occupate e una media di 2,24 componenti per abitazione. Se prime e seconde case si equilibrano complessivamente in Fiemme, va detto che in 4 comuni su 9 superano il 50%, con la punta di Ville di Fiemme, dove si registra il 62,7% (2.002 seconde case a fronte di 1.193 prime case). Un dato dovuto alla presenza del Villaggio Veronza di Carano che, assieme a Fassalaurina, era stato a suo tempo ampiamente contrastato proprio per l’impatto sul tessuto abitativo e sociale. Seguono Valfloriana col 54,1%, (286 su 529 totali), Predazzo col 52,8%, dove incide sensibilmente la frazione di Bellamonte (2.245 seconde case sul totale di 4.253 e una popolazione di 4.537 abitanti), e Cavalese, che è nella media valligiana col 51,1% (1.900 su 3.720).
Anche Ziano (754 non occupate contro 758 occupate) e Capriana (253 contro 263) sfiorano il 50% di seconde case, mentre Panchià è al 46,7%, (309 su 662) e Tesero al 43%. (959 su 2.228). La percentuale più bassa si registra a Castello-Molina col 41,1% (727 abitazioni non occupate su un totale di 1.767).

Se Mazzin è ai vertici del Trentino, Castello-Molina si colloca appena dopo il 100° posto dei 166 comuni trentini, seguito da altre rilevanti località turistiche, ma non di montagna, come Levico Terme col 35,6%, Riva del Garda col 28,2% e Arco che è agli ultimi posti col 23,7%. Lavis registra il minor numero di case non occupate di tutto il Trentino, il 12,9%, mentre Trento è al 18% (11.671 sul totale di 64.717).

Una curiosità: a livello nazionale il comune in cui incide di più la presenza di case non permanentemente occupate è Foppolo (Bergamo) con una percentuale del 95,1% (pari a 1.790 su 1.883). mentre Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, è quello con la quota minore (2,7%, 524 su 19.207).