Montagna

martedì 18 Luglio, 2023

Val di Fassa, riaprono le ferrate dei Finanzieri sul Colac e la Bepi Zac al passo San Pellegrino

di

Entrambe le vie ferrate erano state chiuse per problemi di sicurezza

Buone notizie per gli amanti della montagna. Sono state dichiarate di nuovo agibili la ferrata dei Finanzieri sul Colac e la Bepi Zac al passo San Pellegrino. Entrambe le vie ferrate erano state chiuse per problemi di sicurezza. La ferrata dei Finanzieri è una via attrezzata panoramica che sale lungo la parete sud-est del monte Colac, offrendo una ottima visione sulle vette circostanti. La via ha difficoltà media, è adatta a chi ha già esperienza di montagna e una buona forma fisica. Realizzata a fine anni Ottanta del secolo scorso dalle Fiamme Gialle è passata poi di competenza al Comune di Canazei.

Non ha avuto vita facile quell’ardita via che sovrasta l’abitato di Alba. Inizialmente, era il 1994, avvenne un crollo nella parete centrale che obbligò gli alpinisti ad apportare una variante al percorso originale. Poi i geologi osservarono l’allargamento di una fessura che indicava che la montagna si muoveva, anche se lentamente. Nel 2000 fu Mountain Wilderness a dichiarare la ferrata esposta a rischio crollo invitando il Comune di Canazei a rimuovere chiodi e le funi d’acciaio. La via è stata così sottoposta a continui monitoraggi che avevano portato alla sua chiusura nell’ottobre del 2022. Ora nuove verifiche hanno stabilito che non esistono rischi contingenti e per questo il sindaco di Canazei ha revocato il divieto di accesso nell’area della ferrata. Da questa settimana è agibile anche la storica Bepi Zac che corre sulle creste di Costabella. Più che una ferrata è un percorso attrezzato che segue fedelmente le linee di combattimento del primo conflitto mondiale. Un tuffo nella storia che fa parte integrante del museo della guerra, la «Gran Vera» con sede al Navalge di Moena.

Dopo la visita alla mostra, aperta nel 2014, gli appassionati possono toccare con mano le postazioni di guerra lungo otto percorsi tra cui anche la Bepi Zac. La via non ha avuto vita facile. Dopo una serie di crolli la Sat (Società alpinisti tridentini) comunicava la chiusura temporanea della ferrata Bepi Zac. Era l’anno 2020. Una perizia geologica aveva evidenziato ulteriori rischi oltre all’obsolescenza dei cavi disposti lungo il sentiero. Dopo un lungo dibattito partì un difficile cantiere sotto la regia del Comune di Moena che realizzò plinti in cemento e contenimenti con reti di acciaio, fonti di molte critiche. Riaperta l’anno scorso la ferrata fu chiusa nuovamente per successivi crolli in un breve tratto di cengia. Ora, dopo gli ultimi interventi delle guide, il tracciato è ancora agibile. Cima Uomo, l’unico tremila del passo San Pellegrino, è sempre più isolato. Nei primi anni ‘90 il Soccorso Alpino di Moena smantellò la ferrata che portava in vetta.

Troppi gli incidenti (di cui uno mortale) registrati sul quel tratto di montagna. Rimase la via normale classificata come percorso P02. Un sentiero da capre reso ancora più difficile dal superamento di un insidioso colatoio. Qui i crolli si sono susseguiti fino a obbligare Livio Defrancesco, il generoso controllore di quella via, a lasciare. «Dopo anni di impegno – afferma – non me la sento di rischiare la casa per la denuncia di un escursionista colpito da una scarica di sassi». Una decisione sofferta, ma questi sono gli effetti collaterali dell’impatto del cambiamento climatico sulla montagna. Dopo la tragedia del ghiacciaio della Marmolada, con gli alpinisti travolti e uccisi dal distacco di parte del ghiacciaio, chi ha responsabilità dirette sui percorsi escursionistici e alpinistici abbandona un impegno portato avanti da decenni. Il segno tangibile di questa resa è la croce in ferro di Cima Uomo che, dopo aver contrastato temporali furiosi e tempeste di neve, è crollata al suolo. Qui nessuno la rimpiazzerà.