l'allarme
mercoledì 17 Aprile, 2024
di Gilberto Bonani
Non sono più i tempi di una volta, quando fare il maestro di sci era un’arte ambita per fascino e remunerazione. Oggi la professione ha perso un po’ dell’incantesimo originale e il ricambio generazionale crea qualche difficoltà. È stato comunque un inverno positivo. Lo conferma Dino Davarda, direttore della scuola Marmolada di Canazei. «Ogni stagione ha la sua storia – afferma Davarda – e, a piste chiuse, possiamo ritenerci soddisfatti. Siamo partiti molto bene per il ponte di Sant’Ambrogio affollato dalla clientela italiana. Dicembre ha confermato il buon avvio con i primi arrivi degli stranieri. Dal 27 dicembre al 6 gennaio c’è stato un positivo riscontro di sciatori e l’andamento è continuato per tutto il mese di gennaio, tradizionalmente un periodo che segna una flessione nelle presenze. Bene febbraio e marzo. Per Carnevale la clientela italiana ha programmato una vacanza breve mentre gli stranieri hanno prenotato la classica settimana bianca». La maggior parte degli sciatori stranieri proviene dall’Europa, ma non sono mancati americani e israeliani che hanno un particolare legame con Canazei. La quota principale della clientela della scuola di sci è ancora rappresentata dai ragazzi tra i 7 e i 12 anni. Ci sono poi gli adulti, più interessati ad avere una guida nel circuito del Sellaronda. Un’occasione per avere una guida sulle numerose piste dell’anello ma anche una persona che può correggere un difetto o dare qualche buon consiglio. La scuola di Sci Marmolada di Canazei è nata nel 1963 ed è la scuola di sci più grande del Trentino. Ha una novantina di soci ma in periodo di alta stagione supera quota centoventi. Lavora in diretto contatto con l’area del Sellaronda e ha una clientela internazionale. Per questo ha potenziato la formazione linguistica del personale. «A inizio stagione – spiega Dino Davarda – la scuola organizza corsi di lingue, sopratutto inglese, tedesco, spagnolo e anche polacco. Contiamo anche su collaboratori stranieri per la clientela danese e dell’Europa orientale. Abbiamo difficoltà a trovare giovani maestri di sci da impiegare per tutta la stagione, soprattutto assistiamo a un difficile ricambio. Gli “storici” soci degli anni Ottanta e Novanta sono sempre meno per limiti d’età anche se alcuni hanno ancora un’invidiabile forma fisica e possono svolgere un buon lavoro grazie all’esperienza cumulata in anni di attività». Tra i giovani professionisti c’è una forte alternanza. C’è chi si impegna per poche stagioni e poi cambia lavoro. Un tempo i maestri di sci erano soprattutto artigiani che facevano la stagione sulle piste nel periodo invernale quando l’attività era ridotta. Oggi sono studenti universitari o giovani in attesa di un impiego. Conclusi gli studi, trovano lavoro e se ne vanno. C’è chi ha scelto la montagna a tempo pieno e quindi, smessi gli sci, sono guide alpine, accompagnatori di montagna o di mountain bike. «In questo modo riusciamo a superare l’ostacolo della stagionalità» conclude Dino Davarda. Il turismo invernale sta cambiando. L’innalzamento medio delle temperature, i maggiori costi degli skipass stanno erodendo la componente della clientela disposta a scendere in pista. Aumentano le persone più sensibili al turismo lento fatto di passeggiate, escursioni, benessere, cultura ed enogastronomia. La figura del tradizionale maestro di sci è chiamata quindi a svolgere nuovi ruoli. Anche l’organizzazione si è modificata e molte scuole di sci oggi offrono noleggi, campetti attrezzati, kinderland e ristorante per i più piccoli.