La storia
domenica 18 Agosto, 2024
di Alberto Folgheraiter
In Val Rendena, d’inverno, domina il gatto delle nevi. In questa estate bizzarra fa notizia il gattino delle vette. Non è uno Scottish Fold, come il «Gatto con gli stivali» della celebre fiaba per bambini di Charles Perrault. Nella realtà, il felino del quale racconteremo le gesta si chiama Buio. È un gattino di tre mesi che Emanuele Collini, 37 anni, titolare del rifugio Bedole, ha portato in val di Genova all’inizio di giugno per accontentare la figlia Elena. Un gattino nero come la pece che pare privilegiare proprio il buio se, talvolta, la sera se ne va via dal rifugio e, insalutato ospite, si mette sulle tracce di qualche escursionista che dal Bedole sale verso il Matarott e il ghiacciaio dell’Adamello. Un gatto esploratore che sta creando qualche apprensione alla figlia di Emanuele Collini.
L’ultima «fuga» è avvenuta nei giorni di ferragosto quando dal Bedole passano a frotte gli appassionati delle vette. Basta anche una piccola disattenzione per perdere le tracce del gattino. Racconta Emanuele Collini: «La scorsa settimana il gatto è scomparso. Ho saputo poi che aveva seguito due ragazzi e che è stato sorpreso da un temporale in quota. Si è spaventato e ha trovato rifugio a malga Matarott. L’indomani ha seguito altri escursionisti ed è arrivato alle Lobbie».
Un gattino randagio, a quella quota (3.040 metri) non è presenza consueta. «Lo ha trovato Valentina, una ragazza che è su a dare una mano. Lo hanno messo in una scatola di cartone e lo hanno mandato a valle con la teleferica perché se lo davano a qualcuno che scendeva magari tornava a scappare».
In questi giorni il tragitto è piuttosto affollato. Qualcuno con cane al seguito, ma gatti mai. A Buio sono serviti una notte e un giorno per compiere i 7 chilometri e mezzo dal Bedole al rifugio Lobbia e un dislivello di 1.600 metri. Il ritorno, in teleferica, è stato più confortevole: poco più di mezz’ora, sia pure con qualche sobbalzo.
A rigor di cronaca va detto che il gatto Buio ha già dimostrato uno spirito di intraprendenza e di avventura: «In un mese – racconta Emanuele Collini – è già salito tre volte al Mandron e una alle Lobbie. Si avvicina alla gente e quando qualcuno lo chiama el ghe va dré come en cagnòt».
Il gattino fuggitivo sta diventando il protagonista di un racconto che si è diffuso con il passaparola tra gli appassionati della montagna ed è la mascotte di tutti coloro che transitano dal Bedole. In questi giorni si parla più del Buio che degli orsi del Brenta. Da queste parti, tuttavia, gli avvistamenti dei plantigradi si contano sulle dita di una mano. «In verità c’era un’orsa che gironzolava, ma è andata via da qui perché in giro non c’è niente da mangiare. Bestie non ce ne sono e allora si è trasferita in posti più felici, vicino agli abitati, dove i cassonetti delle immondizie sono un’attrazione fatale».
Per il gattino Buio, invece, l’obiettivo paiono essere le alte quote, quasi a sfidare le aquile che già negli anni Sessanta roteavano grifagne sui pollai e sui bambini della val Rendena (abbiamo già raccontato su Il T dell’8 agosto l’avventura della piccola Flavia Vidoli che a tre anni il 17 ottobre 1966 rischiò di essere rapita da un’aquila in prossimità della diga di val Genova).
Quando scende il buio e il gattino Buio scompare non vi preoccupate? «Se el torna, el torna, e sennò i lo gàta en giro. Prima o poi». Ma intanto il gestore del Bedole ha deciso di mettere fine alle fughe rocambolesche del felino: «Ho già ordinato il collare con il Gps per seguirne le tracce». Come andrebbe fatto con gli orsi, del resto.