La storia
domenica 29 Settembre, 2024
di Marco Mucchi
Birre artigianali in famiglia, dai riferimenti alla musica alle innovative fermentazioni tramite mosto di vino: questo è «Km8», il birrificio di Cunevo nato nel 2016 grazie a Carlo Martini e al figlio Michele. «Tutto nasce dalla passione per la birra – racconta il padre –. Mio figlio aveva 20 anni e ho deciso di aiutarlo a creare la “Km8”, il nome deriva dalla vicinanza all’ottavo chilometro della sp 73. C’era un piccolo impianto per la produzione di birra appena dismesso dal birrificio Rethia che noi abbiamo acquistato e dai locali adibiti sotto casa è partito tutto. Ad oggi abbiamo cambiato tecnica e attrezzature per rendere la qualità massima ma restiamo la realtà trentina con la capacità di produzione più piccola (150 litri)». Ciononostante, «il birrificio ha iniziato a funzionare a dovere vendendo sia a privati che a locali, e due anni dopo abbiamo aperto il Brew pub: ci sono otto spine di birra artigianale non filtrata non pastorizzata e cerchiamo sempre di puntare sulla musica dal vivo, per noi è una scelta e una passione da sempre». Il birraio racconta la sinestesia tra gusto e suono: «Abbiamo deciso di dare alla nostra linea di prodotti nomi di brani musicali, uno per ogni tipologia di birra in base al gusto di ognuna accoppiando la canzone che più si addice, scegliendo nel panorama della musica rock classica». Ci sono così la lager «Highway to helles» da uno dei più grandi successi degli AC/DC, la ambrata fruttata «Bitter fruit» da Little Steven, chitarrista della storica band di Bruce Springsteen, o la birra alla canapa «Kaya» dal mito del reggae Bob Marley: «Non si sa se potrà ancora essere prodotta questa birra visti i probabili aggiornamenti legislativi, sarebbe un peccato perché la canapa porta profumi erbacei e note resinose molto particolari, ovviamente in questo caso senza Thc e alcun effetto collaterale». Ma tra le birre del «Km8» si possono citare anche la «GropAle», con mosto del Groppello della cantina «El Zeremia» di Revò, la stessa cantina che ha riportato in auge la vite a bacca bianca «Maor» (ricordata in valle come Groppello bianco) dalla quale viene prodotta la birra «MaorAle». Ci sono persino birre a base di uva Fraga da alberi direttamente della famiglia Martini. «Da quest’anno abbiamo anche preso in gestione il bar di Castel Thun – conclude Carlo Martini –. Tra i due locali, la produzione di birra e le varie fiere è fondamentale esserci tutti in famiglia». Papà Carlo, mamma Doris e i figli Michele e Francesca portano così avanti l’azienda tripartita in coesione: «Potrete trovarci prossimamente anche a Pomaria oltre che nelle nostre birrerie e sui social».
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