Il caso

giovedì 2 Gennaio, 2025

Val di Rabbi, i gestori di Malga Polinar gettano la spugna: «Troppa burocrazia, ce ne andiamo»

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Marco e Cristina erano arrivati 4 anni fa, ora l'addio: lui va in Svizzera

Marco e Cristina gettano la spugna e dopo quattro anni la splendida realtà di Malga Polinar chiude i battenti. Dopo i noti fatti dell’estate passata, quando per una sfortunata coincidenza i due gestori della malga furono costretti a buttare quasi 200 forme di formaggio, i due imprenditori hanno scelto di far decadere con un anno di anticipo il contratto che li legava alla malga di proprietà dell’Asuc di Bozzana, frazione del comune di Caldes.
Ad annunciarlo con un post su facebook denso di emozioni sono stati gli stessi malgari. Che così hanno salutato i clienti: «Malga Polinar termina la sua storia con Marco Pangrazzi e Cristina De Stefani. Tutto è cominciato con un sogno: vivere in alto dove tutto sembra più vero perché il vivere e lavorare è reso più duro ma tremendamente reale e palpabile. Volevamo utilizzare tutte le nostre forze per creare un prodotto buono, pulito, giusto e soprattutto rispettoso. Il formaggio e quello che servivamo in tavola rispecchiava noi, nel nostro tentativo di rispettare ciò che ci circonda. Abbiamo fatto presto i conti con la realtà. Anche in alto vigono leggi, burocrazia e scartoffie di ogni tipo che allontanano dal reale, rubano un sacco di tempo al pratico e concreto, che ingabbiano in telefonate, in uffici che spesso si accavallano, in moduli che probabilmente nessuno guarderà mai. Abbiamo tenuto duro ma, se aggiungiamo le difficoltà dell’ultima stagione, davvero forse vivevamo in un sogno! Insostenibile sotto molti punti di vista oltre al sentirsi quasi dei fuorilegge». I due gestori aggiungono: «Lasciamo Malga Polinar ma siamo decisi a non cambiare le nostre idee e il nostro modo di vivere e di lavorare. Marco e Cristina andranno avanti a credere nei propri valori e cercheranno di portare avanti la propria ideologia in maniera libera e senza vincoli, felici di condividerla con amici e conoscenti. Questo è il lieto fine della nostra storia. Vorremo ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicini e che hanno reso possibile questa esperienza: in primis i nostri famigliari e i tanti amici, l’ Asuc di Bozzana, i comuni di Caldes e Rabbi, Agriturismo Trentino, Rabbi vacanze e l’Apt Val di sole, Slow Food (in particolare la condotta delle terre del Noce) e tutti i clienti che hanno sostenuto e finanziato il nostro lavoro. Grazie a tutti i wwoofers (appassionati di vita rurale, ndr) che si sono alternati in questi quattro anni e che sono stati preziosissimi nel lavoro e nella vita quotidiana insieme ai dipendenti che hanno saputo vivere un lavoro in una comunità. Grazie a chi ci ha affidato i suoi animali senza i quali non ci sarebbe stata una malga. Grazie anche ai nostri animali che ci hanno donato i loro preziosi prodotti e tanti momenti speciali, senza i quali non ci sarebbe stato né formaggio né agriturismo a nutrirci e deliziarvi: le capre, le cocche e i nostri amati cani, due dei quali hanno deciso di rimanere a Polinar come sigillo del nostro passaggio. Loro vigilano la montagna della quale ormai fanno parte. Ma un grazie speciale va a tutte le persone che soprattutto questa estate ci sono state vicine nei modi più disparati. Senza la vostra solidarietà sarebbe stato difficile trovare una motivazione per concludere la stagione!».
Queste dunque le parole di commiato di Marco e Cristina, la cui storia, prima del batterio trovato nell’acqua della sorgente a servizio della malga, aveva fatto il giro degli organi d’informazione italiani come modello di resilienza e legame con la natura. Marco, ex informatico, è un 33enne della Val di Rabbi che aveva abbandonato il mondo dei computer per dedicarsi a quello del formaggio. La sua decennale esperienza lo ha portato a lavorare in ogni angolo d’Europa prima dell’approdo a Malga Polinar. Mentre Cristina, originaria della provincia di Treviso, 55 anni, aveva scelto di buttare il cuore oltre l’ostacolo poco dopo la fase più drammatica dell’emergenza Covid. Un periodo da lei vissuto in prima linea, come infermiera in una Rsa. Nei loro quattro anni di malga tantissime sono state le soddisfazioni e i riconoscimenti per un formaggio prodotto seguendo i rigidi canoni della tradizione. Tuttavia la burocrazia non guarda in faccia a nessuno e, di fronte al bivio tra l’omologarsi a uno standard e il rimanere fedeli alle proprie idee, Marco e Cristina hanno scelto la seconda ipotesi. Marco ora, dopo aver ultimato dei lavori nella sua casa in ristrutturazione a Pracorno, tornerà a fare il casaro in Svizzera, mentre Cristina ormai innamorata delle montagne solandre ha scelto di prendere in affitto un piccolo appartamento a Montes, paesello di 20 anime o poco più a due passi dal cielo.