Grandi carnivori
sabato 24 Agosto, 2024
di Stefano Marini
La raccolta firme promossa dal «Gruppo Giudicariese per la difesa delle popolazioni e dei territori montani» contro lupi e orsi trova il sostegno politico degli amministratori locali.
Non si manca però di rivendicare la necessità di procedere in maniera concertata con il mondo della politica, inoltre per promuovere una consultazione popolare bisognerà cambiare lo Statuto della Comunità di Valle, come ricorda il presidente Giorgio Butterini: «Noi amministratori locali siamo allineati con le ragioni della protesta, però le regole vanno rispettate. Nelle scorse settimane sono stato contattato dai proponenti della raccolta firme per dare diritto di parola ai cittadini riguardo alla gestione dell’orso. Pur condividendo le loro ragioni, ho dovuto far presente che nelle Giudicarie lo strumento della consultazione popolare è disciplinato in maniera diversa rispetto alle valli di Non e di Sole. In Giudicarie una consultazione può essere attivata solo in relazione alle effettive competenze della Comunità di Valle e i grandi carnivori sono di competenza provinciale e nazionale. Dare voce ai cittadini sulla questione orso è doveroso e per questo motivo coi sindaci stiamo valutando di modificare lo Statuto della Comunità, ma la cosa, se approvata, richiederà dei tempi medio-lunghi. Voglio ribadire che le preoccupazioni del comitato coincidono con le nostre e ho invitato i loro rappresentanti a incontrare i sindaci per concertare un’azione eclatante, suggerendo la raccolta firme come alternativa alla consultazione. Loro sono partiti comunque ma sarebbe stato più opportuno incontrarci prima»..
Nelle Giudicarie la problematica della convivenza uomo/orso è sentita un po’ ovunque, a partire dalla Val Rendena. Il sindaco di Pinzolo, Michele Cereghini, non fa mancare il suo supporto alle ragioni di chi ha promosso la raccolta firme: «Credo che nei territori ci sia esasperazione – dice il primo cittadino – la raccolta firme serve in primo luogo a dare voce alla frustrazione degli abitanti rispetto alla gestione dei grandi carnivori, in particolare dopo i fatti tragici avvenuti a Caldes. Da parte nostra, prendiamo atto che il comitato aveva già da tempo sollevato perplessità sulla natura del progetto Life Ursus. Come amministratori però non è che stiamo con le mani in mano. Ci stiamo muovendo, io ad esempio per conto delle Giudicarie sono membro del tavolo provinciale che si occupa dei grandi carnivori che lavora con impegno sulla questione. La convivenza uomo/orso è un problema, lo sappiamo, ma la tematica è assai complessa. A questo proposito, il 3 settembre ci sarà un incontro a Trento con tutto il Consiglio Provinciale, sulla base di una richiesta dei territori più colpiti. In quell’occasione porteremo in Aula la voce dei nostri concittadini, sottolineando anche le criticità che si sono manifestate in ambito turistico nel corso della stagione estiva».
Riguardo all’orso e a come conviverci, il sindaco di Tione Eugenio Antolini sceglie un approccio analitico: «Il commento sul tema è piuttosto semplice – scandisce Antolini – è un problema. Stabilito ciò, la soluzione non è affatto semplice. La normativa è complessa, anche se il Pacobace prevede degli step precisi in base alla gravità degli episodi, non è così facile arrivare a intervenire. Io di mestiere non faccio lo zoologo per cui non mi sento di entrare troppo nei dettagli tecnici. Mi pare però di poter dire che la criticità deriva dal fatto che in un piccolo territorio abbiamo quasi tutti gli orsi del Trentino. Sulla stampa si parla di orsi in Trentino o addirittura nelle Alpi Orientali, ma la realtà è che gli orsi sono quasi tutti concentrati nel Trentino occidentale». «L’obiettivo originale del progetto Life Ursus – prosegue il sindaco di Tione – era ripopolare con l’orso tutto l’arco alpino, facendo in modo che ci potessero essere pochi esemplari su vaste aree di territorio, cosa che avrebbe reso più facile la convivenza. Nei fatti però abbiamo visto che popolazione di plantigradi si è quasi solo concentrata nella nostra porzione di Trentino, e questo causa conflitti con l’uomo. Chi come noi vive nelle valli, comprende queste cose perché le sperimenta sulla propria pelle. Quando parli con qualcuno che abita in città il tema invece non è sentito, anche se devo dire che un po’ le cose stanno cambiando e anche a Trento iniziano a rendersi conto della situazione».
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