inceneritore
venerdì 16 Giugno, 2023
di Tommaso di Giannantonio
Rifiuti e consumo di suolo. Sono solo due dei temi affrontati dall’assessore provinciale all’ambiente Mario Tonina al forum de il T (edizione di ieri). Ma sono di certo quelli che fanno più discutere. Fosse per lui il via libera all’inceneritore ci sarebbe già, ma «stiamo attendendo l’ok del Consiglio delle autonomie locali (Cal)». Come se i ritardi fossero connessi alle «tempistiche di una serie di passaggi». Una lettura che il sindaco di Rovereto respinge in toto: «Se non siamo ancora arrivati ad una decisione è colpa della Provincia, che non ha fornito dati sulla sostenibilità economica dell’impianto», ribatte Francesco Valduga, che mantiene ancora aperta l’ipotesi di un impianto unico in regione. Seppur con toni più morbidi, dice la stessa cosa Paride Gianmoena, presidente del Cal. Il quale, sul consumo di suolo, chiede maggiore flessibilità (normativa) per le ristrutturazioni nei centri storici.
Oggi, salvo cambi di programma, la giunta provinciale approverà un disegno di legge che toglie a Trento il compito di decidere sull’impianto (come prevede l’attuale normativa), che spinge sull’aggregazione dei bacini di raccolta dei rifiuti in un ambito unico e che mette per iscritto che a gestire l’impianto di conversione energetica sarà una società pubblica. Il modello è quello di Eco Center, la società che gestisce l’impianto di Bolzano: il 44% delle quote in mano al capoluogo, il 46% a quasi tutti gli altri Comuni e il restante 10% alla Provincia. Una soluzione che piace al Consiglio delle autonomie locali, anzi era stato lo stesso Cal a porre l’attenzione su questo modello.
«Ma prima di parlare di gestione pubblica dobbiamo avere i dati sulla sostenibilità economica dell’impianto. Questi dati, nell’Addendum al Quinto aggiornamento del Piano provinciale di gestione di rifiuti, non ci sono», dice Valduga, che nei mesi scorsi è stato designato dal centrosinistra autonomista come candidato presidente per le prossime elezioni provinciali. La sua città, Rovereto, è una delle due che potrebbe ospitare l’impianto. L’altra è Trento. L’inceneritore (o termovalorizzatore) dovrà bruciare 80mila tonnellate di rifiuto indifferenziato l’anno. «Si addossa la responsabilità al Cal — prosegue il sindaco roveretano — ma la verità è che la Provincia non ha ancora fornito dati sulla sostenibilità dell’impianto». Tant’è che il Cal ha deciso di affidarsi ad un consulente per analizzare il dossier. Non si tratta infatti solo di costruire l’impianto, ma anche di realizzare o ampliare, a seconda dei casi, una rete di teleriscaldamento. Quali sono i costi? Qual è la localizzazione più conveniente (Trento o Rovereto)? Tutto questo non è stato chiarito.
Così come «non è stata chiarita l’interlocuzione con Bolzano sull’ipotesi di avere un impianto unico in regione — dice Valduga — Ci si limita a riferirsi alla contrarietà espressa da Kompatscher in un’occasione, ma non sappiamo se c’è stata una seria valutazione». Un’ipotesi che invece Valduga invita a prendere in seria considerazione: «Se le direttive europee imporranno all’Alto Adige di aumentare la raccolta differenziata potremmo pensare di conferire i nostri rifiuti all’impianto di Bolzano — considera il sindaco roveretano — Ma anche in questo caso non sono stati messi a disposizione dati e momenti di confronto».
Il suo collega Franco Ianeselli, sindaco di Trento, accusa inoltre la Provincia di scaricare, o comunque rinviare, le proprie responsabilità: «Spostare la decisione a dopo le elezioni, senza che la giunta esprima almeno un orientamento chiaro sulla localizzazione, non è segno di una buona politica». Sarà infatti compito della prossima giunta dare il via libera definitivo.
«Ristrutturazioni, troppi limiti»
Il presidente del Cal invita alla calma. «Non vorrei che un tema così importante finisca nella centrifuga della campagna elettorale — osserva Gianmoena — La fretta non deve essere cattiva consigliera. Sono necessari ancora ulteriori elementi, per questo ci sentiamo in dovere di fare approfondimenti».
Per quanto riguarda invece il consumo di suolo, e quei 3mila ettari di aree fortemente antropizzate in pancia ai Prg, la guida del Cal è netto: «La possibilità di rivedere quanto già previsto deve rimanere in mano ai singoli Comuni». «Il principio del no al consumo di suolo — prosegue — è condiviso dai Comuni, ma se da un lato si decide di limitare il consumo, dall’altro si deve agevolare l’utilizzo di immobili esistenti». Una delle pratiche che ingolfano le commissioni edilizie è il risanamento conservativo degli edifici nei centri storici, esclusi quelli di interesse storico-artistico. «La normativa provinciale è troppo restrittiva — dice — Se uno vuole aggiungere una finestra per rendere vivibile un appartamento non lo può fare perché non si possono aprire fori. Ci vuole maggiore flessibilità in questi casi: ripeto, parliamo della necessità di rendere vivibili le abitazioni».
il caso
di Redazione
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