Il reportage

giovedì 3 Agosto, 2023

Viaggio nel quartiere del bypass. A Trento nord paura per l’aria contaminata

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La popolazione attorno al cantiere teme per la propria salute e c’è chi pensa a trasferirsi altrove

L’afa di inizio agosto comincia a stringere Trento nella sua morsa e i cittadini spalancano porte e finestre. Alcuni, quelli più vicini alla zona del cantiere Bypass, lo fanno con meno leggerezza rispetto al passato. E il sequestro cautelare di una parte del cantiere (i magistrati hanno avviato un’indagine per disastro ambientale), in un’area di 300 metri di lunghezza e 30 di larghezza che si estende da sud a nord del ponte di Nassiriya, dove si trovano le industrie ex Sloi ed ex Carbochimica, aumenta la preoccupazione dei residenti.
«Viviamo nel quartiere Solteri da 4 anni. La nostra abitazione si trova a 800 metri in linea d’aria dalla Sloi, così come anche il polo scolastico che frequentano i miei tre figli – racconta Adele Ianes, che vive nella zona ed è membro della commissione ambiente dell’Ordine dei medici – quando ci siamo trasferiti qui gli abitanti storici ci hanno parlato delle zone inquinate e mi sono documentata sui livelli di contaminazione dei terreni delle fabbriche e ho un quadro chiaro su cosa possono causare sostanze quali il piombo tetraetile». C’è la consapevolezza del medico e il timore di cittadina e di madre: «Le mamme sono sconcertate dal silenzio dell’amministrazione, di chi dovrebbe proteggere la nostra salute». E si arriva così a mettere in questione anche i gesti quotidiani: «Mi chiedo se sia giusto continuare a muoversi sulla ciclabile o far stare i bambini fuori a respirare quest’aria». Uno scenario del genere, ne è convinta il medico, non sarebbe proponibile altrove: «Qui ci sono molti giovani e famiglie che vivono in case Itea. La sensazione è che la politica pensi che si tratti di un quartiere che si può sacrificare».
C’è anche chi di cantieri, rumori e polveri comprese, ne ha piene le tasche e «cerca altre soluzioni abitative». Annarita Mattu, ad esempio, vive da 15 anni nel quartiere, nel condominio Tridente: «Mi preoccupa la contaminazione dell’aria. Tutta la zona è esposta. L’anno scorso si sentivano esalazioni maleodoranti verso fine estate, in coincidenza con i primi sondaggi del terreno. È impossibile che non succeda niente se si scava in uno dei siti più inquinati d’Europa». La famiglia Mattu ha già subito il disagio causato dal cantiere per la costruzione della cittadella Poli: «Oltre ai rumori e alle polveri c’è anche una questione di sicurezza. Con le deviazioni del traffico da via Brennero previste ci saranno ancora più mezzi pesanti sulle strade secondarie».
A bocce ferme, o quasi – proseguono infatti i lavori per lo spostamento della ferrovia Trento-Malé che non comportano scavi – si riflette sugli sviluppi futuri del cantiere. Da qualche giorno i cumuli di materiale di scavo sono stati coperti da alcuni teli e attirano l’attenzione di chi passa, proprio per questa loro comparsa improvvisa. Luciano Faes, dell’officina Odorizzi oltre ad essere preoccupato per la pericolosità di «terreni poco lavorabili che non si trattano in modo adeguato» pensa agli scenari che si aprono ora che c’è l’inchiesta: «La sensazione è che diventi un cantiere eterno. Come ce ne sono tanti in Italia. E poi occorrerà recuperare i soldi degli interventi, per restituire i fondi del Pnrr destinati all’opera». Una prospettiva pessimistica che vede la realizzazione della circonvallazione, così com’è stata ideata, concludersi in un nulla di fatto.
Anche sull’altra sponda del fiume, più a nord, in un condominio vicino al ponte di Nassiriya, la paura per i possibili danni alla salute si fa sentire e non si pensa solo a quella propria o dei familiari, bensì agli stessi lavoratori, che sono i primi a rischiare in caso di polveri ed esalazioni tossiche. «I rumori dei lavori proseguono anche la sera – racconta Alberto Tamanini mentre indica il cantiere a qualche decina di metri dalla sua casa – Gli operai sono senza mascherine o presidi di protezione. Mi preoccupo per loro».