Economia
martedì 14 Gennaio, 2025
di Gabriele Stanga
Un prodotto a cui guardano con molto interesse soprattutto le grandi aziende vinicole. Le più piccole, invece difficilmente potranno affrontarne i costi e sono pervase da un maggiore scetticismo. I produttori trentini si dividono in due tronconi rispetto alla produzione di vino zero alcol. C’è chi accoglie con favore la nuova normativa e chi è più freddo nei giudizi. Qualcuno, intanto, aveva già fatto un passo verso questa tipologia di produzione, concentrandosi sui vini low alcol, è questo il caso, ad esempio, del Gruppo Mezzacorona, guidato dal direttore Francesco Giovannini: «Stiamo producendo già da qualche anno vini ad 8-9 gradi, che entrano nella categoria del low alcol. Si tratta di buoni successi commerciali, non sostituiranno tutti i consumi, ma possiamo arrivare sul 3-5% della produzione» Per questo Giovannini vede di buon occhio anche i vini senza alcol: «Penso che il decreto del ministero sia di fondamentale importanza perché ci permette di avere questi prodotti anche in Italia. Per prendere in considerazione un ampliamento dei prodotti va fatta un’analisi sui costi aggiuntivi e uno studio del posizionamento dei mercati tedesco e statunitense che già stiamo facendo». In prospettiva, quindi «è una cosa interessante che magari non rappresenterà percentuali elevate delle vendite ma che intercetterà una fascia di consumatori». Più cauto ma comunque favorevole anche il vicepresidente di Cantine Ferrari; Marcello Lunelli: «Penso che il Trentino non abbia la necessità di intraprendere questa strada ma siccome i mercati evolvono molto rapidamente può essere un prodotto interessante. Per decreto del ministero, questo prodotto oggi rientra nella legislazione del vino , il che è una garanzia di qualità. Sono vietate determinate operazioni di aromatizzazione e aggiunte di altri prodotti». C’è poi anche una considerazione sui potenziali consumatori: «Quasi 2 miliardi di persone non berranno mai prodotti alcolici , con la narrazione giusta potrebbero avvicinarsi al mondo del vino. Si stanno studiando accorgimenti tecnici affinché il sapore si avvicini sempre di più a quello del vino con alcol , ma parte dei futuri clienti non ne conosce il sapore, che potrebbe anche essere un vantaggio». Anche Cavit si dice interessata a questo mercato, tenuto sotto osservazione da tempo sul quale sono in corso valutazioni, dopo alcuni investimenti nel campo del low alcol. Più scettico, invece il consorzio dei vignaioli del Trentino: «Per i vignaioli nostri soci non sembra una strada così stimolante – dice la presidente Clementina Balter – che io sappia nessuna azienda ha iniziato questo percorso. Noi ci allineiamo a Fivi (Federazione Italiana Vignaioli ndr), che ha chiesto che non vengano introdotti nei disciplinari Doc Igt. È opportuno che questi prodotti restino una nicchia a parte». Da un punto di vista della salute, invece, «possono essere una parziale soluzione». Ad oggi, comunque «Per quello che vediamo noi mi sento di dire che è un vino accessibile solo per le grandi aziende – continua Balter – sono prodotti ancora in fase di start up, che hanno processi molto costosi».
Le tipologie di consumatori si dividono, invece in due categorie: «Ci sono coloro che vogliono smettere di consumare alcol e coloro che invece sono particolarmente attenti alle categorie. I primi sono più europei, i secondi americani», chiosa Giovannini.
Elezioni comunali 2025
di Leonardo Omezzolli
Firmato l’accordo con nove liste, da La Sinistra a Campobase, passando per Europa Verde e gli autonomisti oltre a Dem e civici. «La nostra idea di città è ben lontana da ciò che abbiamo vissuto in questi ultimi 4 anni»