Cronaca
sabato 1 Febbraio, 2025
di Redazione
Fa specie sentire il termine «atti persecutori», il reato più noto, comunemente come «stalking», come accusa mossa contro minorenni ma è esattamente quello di cui dovranno rispondere due ragazzi che frequentano i primi anni di una scuola superiore della zona di Trento. Due giovani, non ancora maggiorenne che hanno reso la vita di un loro coetaneo impossibile. Al punto che la vittima ha dovuto chiedere ai familiari di accompagnarlo a scuola, e di venirlo a prendere ogni giorni, per evitare che fosse deriso, minacciato, picchiato. In altre parole: bullizzato. Era da tempo che questi comportamenti si ripercuotevano contro di lui ma la situazione è precipitata una volta che la scuola è ricominciata dopo le vacanze natalizie. Fino ad assumere una dimensione preoccupante nelle ultime settimane. In almeno un caso, il ragazzo è stato colpito in modo tale da riportare delle lesioni, provate da referto medico. Ed è stato questo episodio a far decidere ai genitori di denunciare il fatto parlando con i carabinieri della compagnia di Trento. Nel giro di pochi giorni, i militari hanno identificato i due responsabile e hanno proceduto a riportare il tutto alla Procura dei minori. Che, oltre agli atti persecutori, ha formulato altre tre accuse: minacce, lesioni personali e percosse aggravate (dal fatto che la vittima è minorenne).
In comunità
La macchina della giustizia si è mossa rapidamente: i due sono stati portati in comunità, a seguito dell’emissione di una misura cautelare.
Secondo gli accertamenti dei militari, i due bulli
avrebbero molestato e offeso un coetaneo a più riprese, «provocandogli un così forte e perdurante stato d’ansia e di paura — spiegano i carabinieri — da costringerlo a cambiare le proprie abitudini». Tra cui quella di non potersi recare a scuola autonomamente. È la definizione, precisa — da codice penale — dello stalking.
Intervento lampo
I militari della compagnia di Trento sono riusciti a chiudere la pratica in meno di un mese. E anche la giustizia minorile è stata molto celere nell’emettere l’ordinanza cautelativa. Il caso, insomma, è stato preso sul serio, nel timore che potesse degenerare, con una prontezza da «codice rosso» (il protocollo che tutela le vittime di violenza di genere e che prevede un intervento in via prioritaria).
Casi in aumento
Chissà se tanta velocità è figlia di una maggiore attenzione al fenomeno del bullismo, ampiamente denunciato da insegnanti, educatori e terapeuti specializzati in età adolescenziale. Quello che è certo è che il fenomeno è in visibile aumento, anche in Trentino Alto Adige. In due anni sono aumentati del 66% i ragazzi e le ragazze seguiti dalla giustizia minorile. E ad alzare questo dato sono, in gran parte, i reati che si svolgono all’interno della fascia d’età seguita, tra i 14 anni e la maggiore età. I dati del Tribunale di Trento dell’ultimo periodo, relativo agli anni 2023 e 2024 parlano di 212 fascicoli penali aperti, con 37 procedimenti ancora pendenti.
Il precedente shock
È proprio di questa settimana un’altra notizia che riguarda un gruppo di ragazzi più o meno coetanei di quelli di questa storia: lo stupro, effettuato da due quattordicenni a danno di un tredicenne. Il fatto risale alla scorsa estate e sta avendo un eco a livello nazionale. In questo caso, la risposta della giustizia è stata più lenta, perché inizialmente non c’è stata nemmeno una denuncia. C’è voluto un video, girato durante l’atto, volto ad umiliare ulteriormente la vittima, per far scoprire una vicenda gravissima, che va ben oltre il bullismo. E che riaccende i riflettori su un’età fragile, ma che sa rendersi responsabile di crimini di inusitata violenza.