L'INTERVISTA
mercoledì 1 Gennaio, 2025
di Paolo Morando
Don Mauro Leonardelli è presidente della Fondazione Caritas Diocesana, da sempre in prima linea sul fronte delle povertà. E il 2024, dice, «è stato un anno che messo più in luce quei problemi già presenti. Non un anno particolarmente disastroso o eclatante, ma il detto comune “anno bisesto anno funesto” vale sempre».
Povertà al plurale: quali?
«Quelle conosciute da tutti: povertà economica, povertà lavorativa, la grande difficoltà di far incontrare offerta e richiesta di lavoro, e non se ne comprende il motivo. Il problema della casa, che è enorme. Il problema del costo della vita: se ne parla poco ma incide moltissimo. Poi la questione dell’accoglienza. Ma su tutto, quello che quest’anno è emerso è un abbassamento della sensazione di umanità».
Addirittura.
«Mi spiego meglio: difficoltà nel sentire fratellanza umana, per centomila motivazioni. Forse è un aspetto che dobbiamo recuperare. Anche se si vedono grandi segnali di speranza».
Come ha visto cambiare, se è cambiata, la composizione sociale delle persone che fanno capo anche alla vostra rete di solidarietà concreta? Stranieri, italiani, anziani…
«Abbiamo un grande ventaglio: il mondo degli stranieri lo vediamo alla mensa della Provvidenza, dove sono sicuramente la maggioranza, ma c’è anche una forte presenza di italiani. Poi lo vediamo anche con il nostro Infondo Speranza: lì poi ci sono situazioni che riguardano in maniera particolare le famiglie, che magari vanno in difficoltà nel pagare delle utenze, o gli affitti, le spese condominiali, o altre spese che possono arrivare improvvise. E poi il mondo degli anziani, con le difficoltà di una certa solitudine, anche se la grande maggioranza ha una rete familiare o amicale molto forte, con tante associazioni che lavorano molto bene, sia pubbliche sia private. Però un anziano con una pensione sociale può spesso andare in difficoltà economiche».
Più spesso di un tempo? Forse anche questo indica l’elemento che citava all’inizio, l’abbassamento della sensazione di umanità? Si resta sempre più spesso soli?
«Sì. È un rischio alto, portato forse anche, e tocco un argomento che può essere sensibile, da quella che chiamo “esclusione digitale”: nel mondo degli anziani cresce questa difficoltà di poter accedere con scioltezza a tutti gli aspetti tecnici, ad esempio lo Spid. E può accadere che un anziano dica: basta, lascio stare».
Perdendo anche delle opportunità concrete.
«Esattamente».
Parlava del problema della casa, tempo fa segnalava l’urgenza di trovarne in affitto nell’ambito della propria disponibilità di spesa. È ancora così?
«Certo. È un problema molto grave e che va a toccare un po’ tutti. Pensiamo a giovani coppie o giovani lavoratori che vogliono provare a metter su casa e famiglia: hanno grossissima difficoltà a trovare un appartamento e a riuscire a farci economicamente fronte. Per gli stipendi attuali, ci sono spese di affitto e manutenzione non indifferenti. Ma il problema è soprattutto trovarli. Per le fasce più deboli e per le persone di origine straniera, che magari possono anche permettersi di pagare degli affitti di mercato, è sicuramente più difficile rispetto a un italiano e, in generale, a chi ha la pelle bianca».
In Trentino c’è ancora un problema di razzismo?
«Non lo chiamerei razzismo, e neppure non accettazione del diverso. Parlerei più di paura. La frase tipica è spesso: poi non so come mi lasciano l’appartamento, perché hanno un altro modo di concepire la casa. Il che a volte è anche vero. Ma è altrettanto vero che anche loro riescono a usare bene le loro abitazioni. Che ci sia una differenza culturale è vero, ma in una società come la nostra credo che debba essere una situazione assodata».
E superabile.
«Sì, assolutamente. Quando dico che c’è un problema di umanità, mi riferisco proprio a questo».
E il nuovo anno in arrivo?
«Onestamente penso che il 2025 possa essere un anno bello, di speranza, che possa aprirci a grandi possibilità di migliorare le varie situazioni, Questo implica sicuramente un impegno generale di tutti, perché quando parliamo di politica io non penso a partiti, ma a chi vuole il bene della polis. A questo tutti siamo chiamati, non solo chi ricopre ruoli di amministrazione. Questa è forse la parte di cui siamo chiamati a riappropriarci in senso positivo. Segnali ne abbiamo tantissimi. Penso ai 300 giovani all’apertura del Giubileo, al mondo del volontariato che si muove per aiutare a superare le difficoltà delle persone. Penso a tutte quelle persone silenziose che ogni giorno si muovono per fare al meglio ciò che sono chiamate a fare. Sono molti di più i segnali di speranza rispetto a quelli negativi. Senza nascondere le difficoltà, certo. Vedo la voglia di pace che c’è nelle persone: per la Giornata mondiale della Pace che faremo l’1 gennaio a Rovereto sto ricevendo tantissimi messaggi e sollecitazioni. La gente ci crede. Spero proprio che questo 2025 sia un anno di gioia e di vicinanza, anche a quelle persone che stanno soffrendo: penso a chi è in ospedale, ai loro familiari. Anche se la situazione è difficile, penso che possano alzare lo sguardo con fiducia».
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