sanità
giovedì 17 Agosto, 2023
di Redazione
Di fronte ad una domanda di prestazioni specialistiche che potrebbe presto superare i livelli pre-Covid, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari in Trentino ha aumentato la propria capacità di offerta, garantendo la risposta ad oltre 7mila prenotazioni in più al mese nel 2023. Se infatti nel periodo gennaio-luglio 2022 le visite prenotate ed effettuate sono state 650.000, nello stesso periodo 2023 sono arrivate a 703.000. Dunque 53mila in più, un +8% che proiettato sull’intero anno potrebbe portare il totale oltre il record pre-pandemia del 2019 (1.260.000).
Riguardo ai tempi di attesa, sta progressivamente aumentando la capacità del sistema sanitario trentino di “assolvere” alle richieste “nei tempi obiettivo” stabiliti per i diversi Rao, la “griglia” di accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali che varia in base alla gravità. Ad esempio, per il Rao A si è passati dal 59% di prenotazioni evase dentro il tempo obiettivo di 3 giorni nel periodo gennaio-aprile 2023 al 64% di maggio-giugno, sempre di quest’anno. In pochi mesi le percentuali sono aumentate anche per il Rao B (10 giorni), dal 70% al 72% di richieste assolte nei valori obiettivo, per il Rao C (30 giorni), dall’80% all’81%, e per il Rao E (90 giorni), anche questo cresciuto di un punto percentuale al 95%.
Questi alcuni risultati del Piano di recupero delle liste d’attesa attuato da APSS d’intesa con la Provincia autonoma di Trento, con particolare riferimento agli esami e all’assistenza specialistica, illustrati oggi nella sede di piazza Dante dal presidente della Provincia Maurizio Fugatti, dall’assessore provinciale alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia Stefania Segnana e dai vertici dell’Azienda, il direttore generale Antonio Ferro e il direttore sanitario Giuliano Mariotti.
«Sono dati positivi, pur considerando le criticità ancora presenti – ha affermato il presidente Fugatti – che danno conto dello sforzo fatto dal nostro sistema sanitario, per il quale ringrazio l’assessore Segnana, Apss e tutte le nostre operatrici ed operatori. I risultati di miglioramento si vedono, come testimonia il numero di 10.000 richieste arretrate e smaltite in soli tre mesi. Al di là delle narrazioni negative, il sistema sanitario trentino sta svolgendo la propria funzione a servizio della comunità. Va poi ricordato che il nostro è il territorio in Italia in cui è minore la spesa media a famiglia per ticket e sanità privata». Questo quanto aggiunto dal presidente che ha ricordato come il Trentino sia stato il primo territorio in Italia a rinnovare il contratto 2022-24 del pubblico impiego che comprende anche la parte sanitaria.
Il direttore generale Ferro ha aggiunto che «tale riduzione era un obiettivo prioritario previsto dal piano provinciale che siamo riusciti a raggiungere grazie a un significativo aumento dell’offerta di servizi e di prestazioni ma soprattutto grazie allo straordinario impegno di tutto il personale dell’Apss e il supporto delle strutture accreditate. In generale siamo riusciti a recuperare quasi tutte le branche specialistiche, ad eccezione dell’imaging (il settore radiologico) dove per carenza di operatori sanitari specialisti anche il privato accreditato è in difficoltà ad offrire prestazioni con i prezzi del servizio sanitario nazionale. Ci aspetta inoltre un grande lavoro relativo alla appropriatezza degli esami specialistici, perché fare esami non appropriati può avere conseguenze negative sulla salute».
Il direttore sanitario Mariotti ha sottolineato in particolare l’impegno del sistema sanitario rispetto all’aumento di richieste per i diversi Rao evidenziato anche dai dati illustrati relativi al 2020-23: «Dal 15 maggio al 31 luglio abbiamo smaltito circa 10.000 prenotazioni, ma abbiamo contemporaneamente dato appuntamento a 250.000 persone. Uno sforzo quindi per rispondere ad una domanda in crescita costante, che quest’anno, se sarà confermata la tendenza attuale, supererà in termini di prenotazioni il picco pre-Covid del 2019».
Riguardo infine al peso del privato, Mariotti ha fatto presente che per le prestazioni dell’assistenza specialistica ambulatoriale nel 2022 la libera professione pesa solo per il 2,12% sul totale e per il 5,61% esclusa l’attività di laboratorio.