Il caso
martedì 23 Gennaio, 2024
di Donatello Baldo
Prima di spiegare nel dettaglio cosa intende fare il Comune di Trento sulle zone 30, il sindaco Franco Ianeselli punzecchia il vicepremier e ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini. Il leghista, su una stessa proposta di una diminuzione di velocità nel centro abitato messa in atto a Bologna, è intervenuto in modo tranchant: «Costringere centinaia di migliaia di persone a inquinare di più e a perdere più tempo non significa tutelare l’ambiente, questa è una scelta ideologica». Pensa infatti che ridurre la velocità non porti benefici, ma solo fastidi, e intende intervenire a livello nazionale per regolamentare le scelte delle amministrazioni comunali. Pronta la replica di Ianeselli: «Si parla tanto di autonomia e poi arriva un ministro leghista che propone direttive nazionali. Direttive che andrebbero a smentire lo stesso ministero di Salvini che proprio nelle sue indicazioni invita le amministrazioni a prevedere zone a velocità ridotta».
Il sindaco di Trento punzecchia anche la sua minoranza di centrodestra in Consiglio comunale, che già minaccia di raccogliere le firme per un referendum che tolga di mezzo il limite dei 30 all’ora: «Un referendum preventivo, questa mi mancava. Anche perché l’approccio della mia amministrazione è promuovere zone 30 in via sperimentale. Si tratta di verificarne l’impatto, capire se e quali benefici vengono prodotti, raccogliendo i dati per poi discuterli assieme. Partendo — sottolinea — dalle circoscrizioni con cui non abbiamo mai smesso di confrontarci».
E ne ha pure per il deputato trentino di Fratelli d’Italia Andrea de Bertoldi che — con un tweet su X — ha scritto che «il limite dei trenta all’ora nelle città è una buffonata che mira a rubare soldi agli automobilisti», idea che proviene «ovviamente dalla sinistra a Bologna come a Trento» e che «le macchine attuali sono molto più sicure del passato e i limiti vanno rivisti in senso opposto». Ianeselli commenta così: «Solo polemica politica, perché non credo che de Bertoldi creda davvero che davanti a scuole e ospedali o in zone residenziali si debba correre di più. E sul fatto che le proposte arrivino solo dalle città governate dal centrosinistra, non è così. Basterebbe fare un giro nelle città europee per rendersene conto, per capire che la vivibilità delle città è un tema trasversale e che proposte di questo tipo arrivano da amministrazioni di diverso colore politico». La questione, è però innegabile, a Trento, come a livello nazionale, ha preso una piega tutta politica: «C’è per chi propone le zone 30 il rischio di apparire liberticidi, se la libertà è intesa come correre ovunque alla velocità che si vuole. E così vince chi quella libertà la difende. Ma si tratta di trovare regole condivise per garantire la libertà a tutti, a chi viaggia in macchina e a chi vuole invece vivere la città attraversandola a piedi in sicurezza. Trovare regole condivise — afferma Ianeselli — è però il compito della politica».
Come ricordato dal sindaco, il Comune intende confrontarsi sul tema con le circoscrizioni, e con i cittadini. Il prossimo 25 gennaio si terrà il primo confronto pubblico a Gardolo, per discutere la sperimentazione delle zone 30 all’interno della circoscrizione. «La zona 30 — conclude Ianeselli — non si esaurisce con un cartello che indica il limite di velocità: zona 30 vuol dire ridisegnare lo spazio urbano, aggiungere panchine, ombreggianti, fioriere o nuovi alberi oppure allargare marciapiedi per rendere una parte di città più bella e abitabile anche da bambini, passeggini e anziani. Non stiamo parlando di un limite, dunque, ma di aumentare la libertà di movimento di tutti».