Il personaggio

domenica 10 Settembre, 2023

Zygadlo, storia dell’ex Itas Volley ha scelto Trento per la vita

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Dopo l’addio al volley ha fondato una start up per applicare la tecnologia ai metodi di allenamento «Il lockdown mi ha dato l’ispirazione»

Che Trento eserciti un fascino tutto particolare sugli sportivi ormai è un dato di fatto. Anche il palleggiatore Lukasz Zygadlo non ne è rimasto immune. Oggi che ha lasciato il volley giocato vive qui, dove si occupa di tecnologia applicata agli allenamenti. Di pallavolo, ovviamente. Segue da vicino il «suo» sport, con particolare interesse per i giovani. La sua storia con la cittadina ai piedi del Bondone inizia nel 2008. In quell’anno Lukasz, professionista dal 1997 con numerose esperienze importanti tra Polonia, Russia, Turchia e Grecia e con la sua nazionale, decide di venire a Trento. Deluso per la mancata partecipazione alle Olimpiadi di Pechino si è rimesso in discussione. «Volevo crescere sul piano atletico e umano» ricorda il palleggiatore. «In quegli anni le cose erano diverse in Polonia, il livello del campionato non era ancora quello attuale, e anche se magari avrei potuto guadagnare di più io volevo stimoli importanti. Avevo sentito parlare molto bene della società Trentino Volley e il campionato italiano era già tra i più avvincenti e attrattivi. Mi avevano già cercato altri club ma ho aspettato la chiamata di Trento». A convincerlo definitivamente è stato l’amico e connazionale Michal Winiarski, che già militava nel club gialloblu. E una volta arrivato in società è rimasto positivamente sorpreso: «Un gruppo di estremo valore sia atletico che umano. Passare del tempo con loro era davvero un piacere ricordo, non solo durante partite e allenamenti ma anche nelle trasferte, nei tempi morti in hotel, a tavola. Si potevano avere conversazioni costruttive, che mi hanno molto motivato anche nei momenti successivi della mia carriera». La carriera di Zygadlo infatti lo ha portato poi nuovamente in giro per il mondo, fino al ritorno a Trento nel 2014 dopo un brutto infortunio alla caviglia in Russia. «Mi sono rotto il malleolo ricadendo da un muro. Un’operazione di urgenza in condizioni sanitarie che nemmeno voglio ricordare. Ricordo benissimo invece che nessuno credeva che avrei potuto giocare la stagione successiva ma Trento mi ha richiamato. Martin Pöder, allora preparatore atletico, e Radostin Stoytchev, il mister, mi hanno sistemato e rimesso in campo. Abbiamo vinto lo scudetto». Poi altre avventure all’estero fino all’Al Arabi nel 2020. Quello è stato un anno difficile per tutti, e a causa del lockdown Zygadlo è rimasto bloccato in Qatar a causa della pandemia. «Ci mancava solo una partita per vincere lo scudetto, ma decisero di non assegnare il titolo. Una beffa. A cui si aggiunse il danno di non poter partire per l’Europa: gli aeroporti erano stati bloccati». Un pregio di Zygadlo è che, ben lungi dal perdersi d’animo, trova risorse nelle difficoltà. «In quei lunghi mesi in Qatar, durante i quali non sapevo se e quando sarei potuto tornare, è nata l’idea di sviluppare una start up. Ho cominciato a studiare». Zygadlo oggi, grande esperto programmatore, sviluppa programmi che consentono alla tecnologia di affiancare allenatori e giocatori nei loro allenamenti. Misurazione dei salti, calibrazione dei pesi, sistemazione dei movimenti. La tecnologia che monitora la natura umana e la migliora per un più corretto allenamento. Lo fa a Trento, anche se con un piede nella sua Polonia dove sta sviluppando anche un progetto parallelo con la scuola dove ha studiato da ragazzo. Trento, dicevamo, che non ha mai smesso di sentire casa sua dal momento in cui la ha conosciuta. «Quando sono tornato dopo il lockdown abbracciavo tutti gli alberi che incontravo per strada. In Qatar non ci sono. I trentini non si rendono conto di quanto sia bello questo posto, di quanto siano fortunati a vivere qui, nella natura, con questo clima meraviglioso. Ma anche Trento è molto bella, dal 2008 è cresciuta tantissimo e cambiata, secondo me in meglio. Qui mi piacciono un sacco anche le persone, discrete e riservate. Quando mi riconoscono per strada mi salutano con un sorriso, i più audaci azzardano un ciao o un saluto veloce. A me fa un immenso piacere. L’unica cosa che mi concedo è, ogni tanto, una fuga rapida verso una grande città. La tranquillità è meravigliosa ma ogni tanto devo avere una scarica di caos per ricevere degli stimoli. Poi torno sempre qui però». C’era, Zygadlo, anche quando Trento ha vinto il quinto scudetto della sua storia. «Ammetto che non ci avrei scommesso, era difficile pensare che Trento potesse vincere prima dei playoff, quando Perugia era super favorita. Quando la Sir è uscita, le speranze si sono alzate e Trento è stata bravissima a concretizzare le sue opportunità. Credo che gran parte del merito vada a Kaziyski. È incredibile. Nella mia carriera è l’uomo e l’alteta che più mi ha impressionato. È stato un esempio per me e per tantissimi altri giocatori, e lo ha dimostrato anche questa stagione. Mi è dispiaciuto molto vederlo andare via. Ci sono tanti giocatori forti, lui ha una certa età e magari in qualche partita lo si è visto. Ma in quelle che contano tutta la squadra faceva riferimento a lui. È nei momenti topici che dimostri il tuo potenziale. Ora sono i giovani che dovranno prendersi le responsabilità al posto suo. Michieletto me lo ricordo bambino, che veniva sempre a chiedere le foto a Osmany (Juantorena). Poi ammetto di averlo perso di vista, fino agli Europei di due anni fa. Parlare di promessa è già anacronistico, è giovanissimo ma ha vinto cose importanti, ora deve solo crescere e consolidare le sue capacità». Allargando lo sguardo al mondo dei palleggiatori, oggi quali sono i preferiti di Zygadlo? «A me piace tantissimo Luciano De Cecco. Lo avevo visto giocare ai mondiali del 2006 con l’Argentina. Allora era il giovane emergente, e non ha mai smesso di essere il perno di ogni squadra in cui ha giocato. Ha mani d’oro e lo ha dimostrato, da ultimo, in Brasile dove è riuscito con i suoi connazionali a battere i padroni di casa e vincere il campionato sudamericano. Mi piace molto anche Micah Christenson, palleggiatore completo, offensivo e coraggioso. E poi Simone Giannelli, anche se durante i playoff ha perso qualcosa in precisione. Ma già ora con la nazionale sta dimostrando di essere tornato ai suoi livelli. La sua caratteristica è che, oltre a palleggiare benissimo, ha anche un buon muro e gioca in maniera molto aggressiva. Anche nella finale dei mondiali aveva fatto moltissimi punti». A proposito di Europei invece, li sta seguendo? «Per ora no, lo ammetto, sono molto preso dai miei progetti e viaggio molto in questi giorni. Ma seguirò le fasi calde». Il tifo? «Sempre Polonia, ma anche un pochino Italia».