L'editoriale
Alto Adige, il potere dei contadini
di Fabio Gobbato
Se oggi in Alto Adige ci sono circa 20.000 aziende agricole, delle quali circa 13.000 masi chiusi, e il settore agricolo è uno tra quelli trainanti dell’economia, è perché negli ultimi decenni il mondo contadino è stato sempre al centro dei pensieri e delle azioni del ceto politico Svp.
L'editoriale
Il caso Cospito può insegnarci molto
di Elena Pavan
La detenzione di Cospito in regime di 41bis non è una vicenda da lasciare in sospeso (almeno) fino a quando la Corte di Cassazione non si pronuncerà. Piuttosto, è un rumoroso e ostinato arrocco da parte delle autorità statali rispetto a una vicenda che tocca alcuni nervi scoperti
L'editoriale
Ateneo, rischio indifferenza
di Marika Damaggio
Al primo sguardo, fugace, i toni accesi di oggi non sono altro che cicliche contrapposizioni già esperite. Ma gli screzi fra università e Piazza Dante di questi mesi sono in realtà diversi rispetto agli anni, seppur turbolenti, della legge delega. A cambiare, rispetto al passato, è forse questo: il dialogo, seppur acceso, è venuto meno
L'editoriale
La sfida del Pd è nella vita quotidiana
di Simone Casalini
Il dissidio plateale nato nel centrodestra – sempre in attesa di ricomposizione - ha offerto una ragione in più per chiudere rapidamente il cerchio della leadership. Darebbe all'Alleanza democratica per l'Autonomia il vantaggio del tempo, lasciando la pressione nel campo avversario e pur partendo da anni di opposizione non proprio memorabile
L'editoriale
«Mir sein mir»: l'Alto Adige e la guerra (compatta) al lupo
di Fabio Gobbato
In Alto Adige si sono buttati gli ultimi cinque anni inseguendo l'idea che l'Unione europea dovrà piegarsi alle ragioni dei contadini sudtirolesi. Non fare nulla sul piano della prevenzione significa educare generazioni di lupi a predare preferenzialmente, se non esclusivamente, animali domestici
L'editoriale
Il panico morale per le nuove generazioni
di Elena Pavan
Rivolgersi alle concittadine e ai concittadini invitandoli ad assumere lo sguardo dei giovani presuppone l’esistenza di due sguardi e, quindi, di due gruppi disgiunti: quello della cittadinanza adulta (impegnata a risollevare le sorti della Repubblica e, quindi, meritevole di considerazione politica) e quello dei giovani (meritevoli di una ramanzina)