I protagonisti
domenica 7 Maggio, 2023
di Simone Casciano
Un ateneo a emissioni 0. Efficiente nei consumi e che possa essere un faro per il progresso della società in generale verso uno stile di vita sostenibile. È questo l’obiettivo dell’associazione universitaria Clima3T che da un anno lavora per rendere ecologica l’Università di Trento. I giovani hanno pubblicato proprio in questi giorni il loro secondo report sulla situazione dell’ateneo. Se il primo era quasi un paper di presentazione, questo non solo presenta dati puntuali, ma indica anche alcune azioni concrete che gli studenti chiedono siano implementate quanto prima: elettrificazione del sistema di riscaldamento, un corso di laurea dedicato al cambiamento climatico e molto altro. La prima richiesta però è quella che l’Università di Trento si dia un metodo concreto. «L’ateneo ha già stilato un piano di sostenibilità – spiega Anna Castiglione, membro dell’associazione – Questa è una cosa positiva. Ma alle buone intenzioni deve seguire una strategia concreta. Quello che vorremmo è un piano dettagliato in cui sono indicate scadenze entro le quali raggiungere gli obiettivi che ci si è prefissati, le indicazioni di come si vuole procedere passo dopo passo e a quali fonti di finanziamento si vuole attingere per realizzare tutto questo». Richieste ambiziose, ma in linea con le ambizioni di eccellenza dell’ateneo del capoluogo. I giovani di Clima3T hanno fatto i compiti e nel report l’analisi arriva sempre corroborata dai dati
I dati e il loro valore
La popolazione dell’Università di Trento ammontava a circa 19.400 persone tra studenti, dottorandi, docenti e personale tecnico e amministrativo. Il consumo di gas naturale per riscaldare i 28 edifici dell’ateneo è stato superiore ai 2 milioni di metri cubi standard. L’energia consumata oltre i 20mila MWh. Sono alcuni dei numeri ricavati dal report di sostenibilità ambientale dell’ateneo redatto nel 2022 dal green office. «Si tratta di un lavoro importante, ma non basta – dice Anna Castiglione – Il green office è composto da persone volenterose e con cui ci siamo confrontati, ma la stima delle emissioni di una realtà come l’Università richiede un approccio diverso. Ci sono start-up che si dedicano solo a questo, calcolare l’impatto dell’ambiente. Come possiamo pretendere che se ne occupino delle persone a titolo volontario?». Questo approccio presenta le sue criticità sotto alcuni aspetti. «Come si fa a calcolare l’impatto degli spostamenti degli studenti? Per non parlare dei viaggi accademici di professori e dottorandi? Non è credibile che questo lavoro sia portato avanti da docenti e studenti nel tempo libero. I contatti per trovare chi se ne occupi professionalmente all’Università di certo non mancano». Dai dati emergono comunque alcune criticità, la prima è il riscaldamento
«Il Gas non è green»
Non usa giri di parole quando affronta la questione del gas Anna Castiglione: «È un combustibile fossile, inutile girarci intorno. Le emissioni sono minori del petrolio, ma ci sono lo stesso. Inoltre, la pratica di estrazione, detta fracking, ha delle conseguenze drammatiche sull’ambiente in cui viene implementata e rilascia nell’aria ulteriore metano». Per questo motivo Clima3T chiede che l’ateneo di Trento riconverta a elettricità il suo sistema di riscaldamento. Questo permetterebbe di utilizzare l’idroelettrico anche per questo scopo riducendo drasticamente le emissioni. «Ci è stato detto che l’impianto è stato ristrutturato relativamente di recente e quindi che non sarebbe saggio economicamente un intervento di questo tipo ora. Siamo consapevoli delle difficoltà, ma è necessario agire. Tra 10 anni rischia di essere troppo tardi. I finanziamenti si possono trovare e comunque riscaldare con l’elettricità è più economico che utilizzare il gas». Sul fronte dell’energia poi i giovani guardano anche al solare. Gli unici pannelli installati finora dall’ateneo sono quelli sopra la nuova biblioteca universitaria di Mesiano, un gioiello di recente realizzazione. «L’università si è assunta l’impegno di seguire la stessa filosofia nella realizzazione di tutti i futuri edifici – commenta Anna Castiglione – Questo è sicuramente positivo, ma ce ne sono già 28 su cui si potrebbe intervenire, trasformare l’ateneo in una comunità energetica».
110, lode e bacio climatico
L’ambizione del gruppo poi va oltre le infrastrutture e entra nel merito della didattica. L’obiettivo è quello di un corso di laurea dedicato ai cambiamenti climatici che sia multidisciplinare, capace di affrontare il problema nella sua complessità. «L’educazione climatica è implementata quasi solo nelle facoltà scientifiche. Che la approcciano da un punto di vista quantitativo e climatologico e non a livello sistemico». Tradotto: i grafici sono importanti, ma ormai ne abbiamo in grande quantità, bisogna iniziare a indagare il fenomeno nella sua complessità. La psicologia deve indagare quali meccanismi fermano le persone dall’agire e come gestire l’eco-ansia. Alla giurisprudenza vanno chiesti i termini legali dei cambiamenti climatici. A filosofia e antropologia di ripensare il nostro rapporto con la natura. «Quello che chiediamo – riassume Anna Castiglione – È un corso di laurea in crisi climatica che sappia abbracciare questa complessità».
I prossimi passi
Questo è un bel momento per la squadra di Clima3T. «Dopo mesi di lavoro ora stiamo ricevendo feedback positivi sul nostro report». I prossimi passi saranno quelli di costruire delle campagne per convincere l’amministrazione dell’ateneo ad attuare alcune delle richieste presenti nel rapporto. «Ci siamo dati scadenze e processi articolati per raggiungere i nostri obiettivi, lo stesso metodo che chiediamo all’università – conclude Anna Castiglione – Il nostro obiettivo è la negoziazione, non siamo avversari del nostro ateneo, vogliamo collaborare per raggiungere insieme l’obiettivo zero emissioni».
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