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giovedì 17 Ottobre, 2024

Inflazione, Trento sotto la media statale: registrato lo 0,2% in meno

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Dati in aumento dal 2023 ma in calo dal mese scorso. Nel comune altoatesino il dato peggiore d’Italia

Un tasso medio d’inflazione dello 0,6% e un dato in crescita dello 0,5% rispetto allo scorso anno. Di positivo c’è che, in confronto con il mese di agosto, si assiste, invece, ad un calo anche piuttosto cospicuo, pari all’1,2%. Sono questi i dati diffusi da Ispat (Istituto di statistica della Provincia Autonoma di Trento) relativamente all’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (al netto del consumo di tabacco) nella città di Trento. Indice che è risultato pari a 120,7 (tenendo come base il valore di 100 per il 2015), dato un po’ più alto di quello nazionale, che si ferma a 120, con una diminuzione dello 0,1% rispetto al mese precedente ma un aumento dello 0,6% rispetto al settembre 2023.
Confronto con l’Italia
Il tasso medio di inflazione in Italia è invece dello 0,8, più alto di quello Trentino ma in netto ribasso rispetto a gennaio quando il valore si assestava sul 4,7% (nella città di Trento era del 4,1%). Una diminuzione di quasi 4 punti percentuali. Nel comune di Bolzano i numeri sono più alti: si parla di un’inflazione dell’1,4%, anche se rispetto al mese di agosto si assiste ad una diminuzione dello 0,7% dell’indice dei prezzi al consumo (dati Astat). Da gennaio nella città altoatesina, si registra una variazione del +0,8%.
Bolzano maglia nera
Guardando all’indice Nic (per tutta la collettività al lordo dei tabacchi), Bolzano detiene, peraltro, il primato per l’inflazione più elevata in tutta Italia (+1,8%), superiore a quello nazionale (+0,7%) dell’1,1%. Trento è invece settima (a parimerito con altri sei comuni) in questa particolare classifica con un’indice dell’1,1%. la precedono Parma (1,7%), Napoli e Rimini (appaiate all’1,5), Padova (1,4) e Genova (1,3). Fanalini di coda, con una variazione tenedenziale nulla o negativa sono Campobasso (indice stabile rispetto all’anno precedente), Potenza (-0,2%) e Aosta (-0,4).
Guardando al piano regionale, altra maglia nera: infatti, come nel mese di agosto, è di nuovo del Trentino Alto Adige l’inflazione più alta tra quelle di tutte le regioni d’Italia, con un valore dell’1,4% (sempre seguendo l’indice Nic). Staccata in seconda posizione è la Campania con l’1,1. Il valore regionale è comunque sceso dello 0,6%, dato che ad agosto l’inflazione aveva raggiunto il 2%.
L’indice per capitoli
A Trento risentono maggiormente dell’aumento dei prezzi i prodotti alimentari (tasso medio d’inflazione 3,2%), gli alberghi e i pubblici esercizi e la voce altri beni e servizi (+2,2% rispetto al 2023). Ma un dato che colpisce è soprattutto quello relativo alle spese per l’istruzione. Il tasso medio d’inflazione per libri, prodotti scolastici e lezioni è del 5,7% (indice Foi), un valore in aumento dell’1,4% rispetto al settembre dello scorso anno e, soprattutto, sensibilmente sensibilmente più alto a confronto con il 2,1% nazionale. Le spese scolastiche dunque gravano molto di più sulle spalle dei cittadini trentini che su quelle del cittadino italiano medio. Discorso simile anche per i servizi sanitari, con un differenziale di circa un punto percentuale dal dato statale. Inoltre, relativamente a questa voce si registra la variazione percentuale più consistente dal 2023: in un anno i costi delle prestazioni sanitarie sono cresciuti del 2,6%. Cifra identica si riscontra anche in riferimento ad alberghi e pubblici esercizi, che, però, fanno segnare una diminuzione del tasso pari al 4% nell’ultimo mese. È il calo più netto tra tutti i capitoli dal mese di agosto a quello di settembre. A calare maggiormente su base annuale sono, invece le comunicazione, con un ribasso che sfiora il 9% (8,7), seguite a ruota da abbigliamento e calzature (-2,6). In calo anche i prezzi di trasporti, cultura e attività ricreative e, in misura inferiore quelli di acqua, elettricità e combustibile. Al contrario, è aumentato l’indice dei prezzi alconsumo per bevande alcoliche e tabacchi. Un dato che contribuisce al taglio delle spese su queste voci da parte delle famiglie trentine, con conseguenze che dal mercato vinicolo, si ripercuotono anche su altri settori collegati (vedi la crisi delle vetrerie e, tra gli altri, il caso Vetri speciali).