la rubrica

martedì 10 Ottobre, 2023

Come avvicinare i bambini in difficoltà parlando delle emozioni che vivono

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La rubrica «Il medico risponde» e le risposte ai lettori degli specialisti di Policura
Bambini museo bolzano

Ho un bambino di 6 anni che a scuola non riesce ad interagire con i bambini della stessa età, sta sempre in disparte, è completamente disinteressato a tutto ciò che lo circonda. Non so bene come muovermi, cosa mi consiglia?

Gentile lettore/lettrice,
sono psicologa e mi occupo principalmente di bambini, ragazzi e genitori che stanno attraversando un periodo di difficoltà, all’interno di un’equipe multidisciplinare composta da logopedisti, psicoterapeuti, psicomotricisti. Durante la crescita alcuni bambini possono manifestare delle difficoltà socio-emotive che compromettono la relazione con gli altri. Queste difficoltà possono dipendere da molteplici fattori, che andrebbero presi in esame uno a uno. Tra questi ci potrebbero essere alcuni cambiamenti che il bambino si trova ad affrontare nel percorso di crescita. In questa fascia d’età, una variabile che potrebbe incidere, è il cambio scuola (ingresso alla scuola primaria) e tutto quello che questo passaggio implica: diversi compagni, diverse richieste, diverse aspettative, ecc.
Mi verrebbe da sottoporle subito alcune riflessioni: com’erano le relazioni di suo figlio prima dell’ingresso alla primaria oppure come sono le relazioni, ad oggi, nei contesti extrascolastici. Questi spunti potrebbero già farle capire se sono delle difficoltà strettamente legate al contesto scolastico o se sono caratteristiche che contraddistinguono la dimensione emotivo-affettiva del bambino. In questo passaggio risulta molto importante il coinvolgimento delle insegnanti. Le consiglierei di chiedere un confronto con quest’ultime, in quanto potrebbero fornirle una panoramica del quadro emotivo-relazionale ed evolutivo del bambino.
In linea generale, partendo dal presupposto che ogni situazione andrebbe valutata a sé, ecco alcuni consigli utili:
-∙ Cercare di non farlo sentire solo, facendogli capire che comprende come si sente e immagina la difficoltà. Ascoltarlo attivamente, provando a identificarsi in lui. Potrebbe essere utile condividere episodi simili accaduti a voi genitori quando eravate piccoli.
-∙ Sostenere la sfera emotiva e interpersonale, cercando di parlare apertamente delle emozioni vissute e di rinforzare l’autostima generale e sociale del bambino. È importante lodarlo e fargli notare quando mette in atto comportamenti sociali adeguati.
-∙ Incoraggiarlo nell’instaurare una relazione, dargli il tempo necessario e creare un ambiente sicuro. Inizialmente potrebbe essere utile stare con lui mentre gioca con i coetanei, poi gradualmente, è importante uscire di scena, così da renderlo autonomo nella gestione delle situazioni future e farlo sentire competente.
-∙ Favorire le abilità socio-relazionali, aiutandolo a «leggere» adeguatamente le situazioni che quotidianamente vive e le dinamiche sociali che queste implicano. Potrebbe farsi raccontare quanto successo e insieme provare a ipotizzare scenari diversi o fare in modo che il bambino riesca a trovare da solo strategie alternative alla risoluzione della problematica. Alcune situazioni potrebbero essere simulate a casa, ad esempio, attraverso il gioco.
– Facilitare l’interazione con i coetanei a partire dal contesto extrascolastico. Potrebbe organizzare una piccola festa a casa e invitare i compagni di classe, pianificare momenti di condivisione (momento compiti o merenda) o piccole attività al parco. Può essere utile inizialmente favorire il rapporto uno a uno, in quanto le dinamiche da gestire sono più semplici e si andrebbe ad agevolare la conoscenza reciproca.
-∙ Provare a trovare attività sportive e/o ricreative che favoriscano comportamenti sociali. Solitamente questi contesti sono un ottimo «allenamento» delle abilità relazionali e la presenza di un allenatore/educatore ne favorirebbe lo sviluppo adeguato. Fondamentale è scegliere insieme l’attività, in quanto dev’essere accattivante e motivante per il bambino.
– Per quanto riguarda il contesto strettamente scolastico, è importante porre l’accento sugli aspetti positivi, adottando un atteggiamento rassicurante e sereno che possa fargli percepire i compagni e l’ambiente come non minacciosi.
– A scuola si potrebbe facilitare l’inclusione favorendo il lavoro a coppie o in piccolo gruppo oppure variando i posti di banco più frequentemente, in modo tale da creare opportunità di conoscenza e cooperazione.
Se la situazione dovesse persistere da tempo oppure non si notassero cambiamenti nel futuro prossimo, è importante intervenire facendosi aiutare da un professionista esperto in età evolutiva. Quest’ultimo, dopo un’attenta e approfondita valutazione delle difficoltà di suo figlio, la può indirizzare verso un intervento mirato e personalizzato.

* Psicologa presso i centri Policura