L'indagine
venerdì 22 Marzo, 2024
di Tommaso Di Giannantonio
L’Organizzazione mondiale della salute (Oms) l’ha definita «il male del secolo». La depressione, o meglio i disturbi depressivi, sono una patologia psichiatrica che colpisce sempre più persone. Il disturbo più diffuso è quello definito «maggiore», unipolare. I sintomi oscillano tra un profondo stato di tristezza e la perdita di piacere, tra i disturbi del sonno e l’irrequietezza, tra la facile stanchezza e il senso di colpa eccessivo. In Trentino, secondo la più recente indagine di sorveglianza «Passi» dell’Istituto superiore di sanità (Iss), il 6,1% delle persone con un’età compresa tra i 18 e i 69 anni, cioè circa 21.500 trentini, accusa sintomi depressivi. Il dato, relativo al 2022 (ultimo anno disponibile), risulta in crescita del 2,3% rispetto al 2011: in termini assoluti, in rapporto alla popolazione di allora, parliamo di un incremento di 8.500 persone con sintomi depressivi.
Il questionario dell’Iss viene appunto somministrato alla fascia anagrafica 18-69 anni. Le persone che rispondono dichiarano di aver sperimentato, nelle due settimane precedenti, sintomi di umore depresso e/o anedonia (cioè perdita di interesse nelle attività della vita di tutti i giorni) in modo duraturo. Sia chiaro, non si tratta di un’indagine che permette di diagnosticare la patologia, ma permette di avere un’idea del numero di persone che potrebbero avere un disturbo depressivo e di valutare il livello di compromissione della qualità della vita legata alla salute.
Sul sito online dell’Iss è possibile vedere la serie storica degli esiti dell’indagine, anno dopo anno. Andando indietro nel tempo, nel 2011 la percentuale di persone con sintomi depressivi si attestava al 3,8% in Trentino, cioè circa 13mila persone. Il trend è stato più o meno stabile fino al 2016 quando si è raggiunto il picco del 6,1%, equivalente a circa 21.200 persone. Poi la percentuale è tornata a scendere fino al 4,3% del 2019. Mentre a partire dal primo anno della pandemia si è registrata una crescita: 5,1% nel 2020, 4,6% nel 2021 e di nuovo il picco del 6,1% nel 2022, in linea con il valore nazionale del 6,4%. «La pandemia di Covid-19 — segnala l’Iss — ha segnato mediamente un aumento della quota di persone con sintomi depressivi, in particolare nel corso del 2020 nelle regioni del nord, e per lo più correlati alle restrizioni messe in campo per il contenimento della pandemia e alle prime ondate pandemiche».
Tra le persone che hanno risposto al questionario c’è anche chi ha dichiarato il numero di giorni in cui, nel mese precedente, ha accusato i sintomi depressivi. In Trentino, in media, una persona si trova in «cattiva salute fisica» per 9,5 giorni (9 giorni a livello nazionale), in «cattiva salute psichica» per 17,1 giorni (15,8 giorni a livello nazionale), mentre per 8,9 giorni riscontra limitazioni alla vita quotidiana (7,7 giorni a livello nazionale). Quest’ultimo dato è l’unico in crescita rispetto al decennio precedente: nel quadriennio 2011-2014, infatti, le persone con sintomi depressivi segnalavano 2,6 giorni con limitazioni alla vita quotidiana.
Sono in netto aumento anche le persone che chiedono aiuto, rivolgendosi soprattutto a professionisti e operatori sanitari: nel biennio 2021-2022 il 76,7% dei rispondenti con sintomi depressivi ha chiesto aiuto, contro il 65,1% del quadriennio 2011-2014.
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