Il caso
martedì 16 Gennaio, 2024
di Sara Russo
«Il bar chiude, dopo quasi cento anni, con enorme rammarico. Salutiamo tutti i nostri clienti che ancora non sanno nulla». Dopo 27 anni al chiosco di piazza Dante, Flora Campestrin, la sorridente proprietaria, annuncia così la fine della sua attività. Un unicum nel Triveneto che ti permetteva di comprare insieme ad un buon caffè anche giornali e tabacchi.
Il Comune, nell’ambito del progetto per la riqualificazione della stazione dei treni di Trento ha deciso di non concedere più l’utilizzo del suolo pubblico a Flora e a sua sorella Favilla.
«Il nostro augurio è che la struttura rimanga qui, che non venga distrutta, ma che venga riutilizzata, magari come infopoint». Questa è la speranza di Flora e della sorella che gestisce con lei l’attività, ma ad oggi non si sa ancora quale sarà la nuova funzione del chiosco all’interno del progetto per il restyling della stazione ferroviaria del capoluogo trentino, il cui costo totale ammonta a oltre 28 milioni di euro.
Era iniziata un po’ per caso l’avventura di Flora al chiosco che in quegli anni gestiva anche il locale Melody e il panificio Sosi di Cristo Re. «Abbiamo saputo che cercavano una nuova gestione per il chiosco e abbiamo deciso di buttarci. All’inizio non sapevamo neanche che prezzo potesse avere un pacchetto di sigarette ma eravamo un po’ stufe dei soliti bar». Un’avventura che poi si è trasformata in una vita a contatto con gli altri che ha regalato a Flora tantissime gioie. «Non c’è un ricordo più bello, tutti i 27 anni qui sono stati stupendi. Abbiamo conosciuto tantissime persone da quelle più influenti a quelle più comuni e tutte ci hanno lasciato qualcosa». In tanti anni sono stati moltissimi i clienti che si sono fermati al “chioscone” per acquistare un pacchetto di sigarette, una copia del quotidiano del giorno o semplicemente per chiedere delle informazioni sulla città. «Ogni cliente ha la sua storia, siamo state un po’ come degli psicologi». Ed è proprio pensando ai suoi amati clienti che Flora prova il rammarico più grande. «In questi 27 anni siamo diventati una famiglia. Anche nei periodi più difficili, come durante il Covid, ci hanno sempre sostenute».
Il chiosco era un punto fisso, aperto tutti i giorni, tranne la domenica, dalle 6 alle 21. Era, come lo definisce la proprietaria, «una lanterna nel buio e nel freddo per i viaggiatori che arrivavano a Trento» e che, usciti dalla stazione, vedevano come prima cosa proprio il suo “chioscone”. A chi gli chiede se fosse mai stata spaventata dalla sua ubicazione, piazza Dante, non certo una piazza semplice in cui avere un’attività, lei risponde con una sensibilità incredibile: «Il nostro rapporto con la piazza è stato sempre positivo. Siamo sempre state rispettate e non abbiamo mai avuto il bisogno di chiamare le forze dell’ordine. Abbiamo sempre cercato di avere umanità verso chi è stato meno fortunato di noi, perché anche il più povero ha dentro qualcosa, alla fine nasciamo tutti allo stesso modo, è la fortuna che fa il resto».
Il suo è stato un lavoro duro ma che le ha portato grandi soddisfazioni i cui segreti sono stati educazione, gentilezza e fermezza. «Devi sempre cercare di capire chi hai difronte. Le persone vanno sempre rispettate e vanno sempre trattate con gentilezza, ma devi anche essere fermo per cercare di non far superare il limite».
Per ora Flora non ha nessun nuovo progetto è solo molto dispiaciuta e si «asciuga le lacrime perché si è arrivati alla fine di un ciclo».
«Il mio ringraziamento e la mia gratitudine va soprattutto ai nostri clienti. Alla nostra grande famiglia».